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11/11/2016

Quando RaiUno sceglie Bollani, l’importante è avere un piano.

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​di Alice Marrani 
Stefano Bollani è tornato alla Rai con un nuovo programma televisivo dedicato alla musica. Ciò che può sorprendere (e che ha ammesso di aver sorpreso anche lui) è che non stiamo parlando della nuova stagione di “Sostiene Bollani” e non stiamo parlando nemmeno di RaiTre. La prima puntata di “L’importante è avere un piano” è andata in onda ieri sera nella seconda serata di RaiUno. L’apertura è stata affidata a Francesco De Gregori con una Guarda che non sono io accompagnata dalle mani di Bollani, seguito da Fiorella Mannoia e Cameron Carpenter. Seguiranno altre sei puntate “e poi si vedrà”. È stato definito una specie di “jam session” e serve capire perché in quanto è proprio il carattere del programma ad allontanarsi un po’ dalle tendenze della musica attualmente più presente in televisione (e non solo). Quindi qual è il “piano”?
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È di pochi giorni fa un’affermazione del musicista, riguardante i “talent”, che ha scatenato polemiche varie. Lontano da questo tipo di intrattenimento, Bollani si dichiara lontano anche dallo spirito che li caratterizza. Si sono moltiplicati negli ultimi anni diversi talent show di vari tipi, dalla cucina alla musica, ormai uno degli elementi più saldi e amati dell’intrattenimento televisivo insieme al “reality”. Da quelli musicali sono usciti tanti vincitori (e non) che poi si sono affermati nel panorama musicale italiano. Alcuni sono rimasti e sono cresciuti (Marco Mengoni, Noemi, Alessandra Amoroso, per fare qualche nome) altri si sono eclissati poco dopo aver ritirato il premio. Una bolla di sapone scintillante pronta ad esplodere senza lasciare traccia. Certamente questi spettacoli televisivi sono diventati la vetrina più “facile” (o almeno così appare) per chi vuole passare dall’anonimato musicale alla notorietà. Una scelta che talvolta sembra l’unica possibile. In alcuni casi hanno premiato l’artista e anche il pubblico ma in altri, oltre a non essere poi tutto oro quel che luccica, questa notorietà è stata tanto effimera da durare il tempo di un applauso, portando velocemente il nuovo arrivato dalla vetta più alta al punto esatto dal quale è partito. Non per tutti, ma spesso è stato così. Certamente, vista dal lato televisivo, un tipo di spettacolo che porta risultati più facilmente visti i grandi successi di pubblico. Ha tutt’altra direzione il “Il piano” di RaiUno che offre sette puntate di una concezione diversa della musica, sicuramente più rischiosa ma alternativa e che merita di essere valutata. 
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È soprattutto lo spirito fondante del format in quanto “talent” che il programma evita: la competizione, la lotta ad eliminazione dove solo uno arriva alla vetta. Ed è così che quando Bollani sceglie le regole del suo programma se ne allontana. In una specie di salotto, pianoforte in primo piano, invita artisti vari da lui scelti personalmente, accogliendoli in un’atmosfera allegra e piacevolmente rilassata. Fra quelli scelti personalmente non ci sono solo amici di vecchia data o collaboratori. Ci sono anche artisti che il grande pubblico ancora non conosce e quelli con cui confessa di aver avuto il desiderio di suonare. Per citarne alcuni che saranno nelle prossime puntate a fianco della Resident Band (formata da Jeff Ballard alla batteria e Gabriele Evangelista al contrabbasso): Elio, David Garrett, Andrew Bird, Enrico Rava, Cameron Carpenter e The Vegetable Orchestra, Max Gazzè, Samuele Bersani, Daniele Silvestri, Vinicio Capossela, Valerio Mastandrea, Manu Katchè, Banbardò, Igudesman & Joo, Neri Marcorè, Lillo & Greg, Antonio Rezza, Irene Grandi, Carmen Consoli, La batteria, Jan Bang, il trio Daniele Sepe, Nico Gori, Bernardo Guerra, Chano Dominguez e Barbara Casini.
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Non ci sono dischi da presentare, né interviste con scopi promozionali, né gare da vincere, ne scopi didattici ed educativi. Una jam session, dove gli ospiti parlano di musica e suonano e con un unico scopo chiaramente espresso: divertirsi (e quindi divertire). Nelle interviste di presentazione Bollani ha parlato spesso di questa componente di divertimento, per lui fondamentale. Si fa notare che “play” in inglese significa “giocare, suonare e recitare” ed è questo che si fa in questo programma: si gioca con la musica. Non è uno spazio nel quale ci si divide ma dove ci si stima e ci si unisce mettendosi in gioco ognuno con la propria carriera, più o meno lunga, la propria musica, più o meno apprezzata dal grande pubblico, mescolandola a quella degli altri senza nessun’altro scopo. Non ci si divide nemmeno fra il pubblico, fra intenditori, esperti e meno esperti perché non è uno spettacolo pensato per una nicchia ma per tutti i generi e tutti gli spettatori.
È un rischio che Rai 1 ha deciso di correre: sfidare gli ascolti per promuovere uno spettacolo che intrattenga, ma in modo diverso, fuori dalla moda, fuori dall’Auditel e fuori dal business, dando visibilità televisiva ad un omaggio ad un altro lato della musica. Non rimane che vedere se questa scelta porterà i suoi frutti.
http://www.rai.it/rai1/
http://www.stefanobollani.com/

Immagini tratte da:
Immagine 01: https://www.facebook.com/StefanoBollaniOfficial/?fref=ts
Immagine 02: https://twitter.com/RaiUno
Immagine 03: http://www.radiowebitalia.it/102944/cinema-tv-e-spettacolo/stefano-bollani-limportante-e-avere-un-piano-rai1.html

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