Composta dalla cantante Grace Slick sul finire del 1965 e pubblicata per Rca l'anno successivo, compie mezzo secolo la canzone dei Jefferson Airplane, manifesto del rock psichedelico e della Controcultura.
Grace Slick aveva 25 anni quando scrisse "White Rabbit" tra il Dicembre del 1965 e il Gennaio seguente, faceva e aveva già alle spalle fatto passi importanti nella vita di una persona. Scappata dalla rigidezza e tradizionalità di Palo Alto, cittadina californiana di 60.000 anime nella Baia di Santa Clara come in precedenza avevan fatto Joan Baez e i Grateful Dead, aveva conosciuto e sposato il regista di cortometraggi Jerry Slick e con lui si era trasferita a due passi a Larkspur, 25 minuti scarsi dalla San Francisco capitale dell'Evangelizzazione fricchettona. Grace si era messa a fare la modella ma guadagnava pochi spiccioli proprio come il marito Jerry, mentre la musica a San Francisco era meno asfissiante soltanto dello smog, e dopo un concerto (ironia della sorte vedremo avanti) dei Jefferson Airplane li chiamò a sè con altri quattro componenti a formare una band, The Great Society, che come nome si era scelto una celebre espressione coniata per prendere in giro il programma sociale dell'allora Presidente Lyndon Johnson.
The Great Society andavano forte, aprirono alcuni concerti dei Grateful e di Janis Joplin, rifiutavano le cover proponendo sempre e soltanto pezzi frutto della propria scrittura, suonarono pure "White Rabbit". Un supertrip invernale che la Slick aveva costruito facendo incontrare la Alice letteraria e ricca di ispirazioni partorita da Lewis Carroll nell'Inghilterra vittoriana del 1850 e l'esaltante crescendo in pieno stile Bolero assorbito dall'album di Miles Davis "Sketches of Spain" (1963).
Rifinendone la melodia a bordo di un piano raccattato per soli 80 dollari, Grace Slick aveva trasferito in note una consuetudine ampiamente diffusa tra lei e gli altri adolescenti della Palo Alto polo universitario e fiore all'occhiello del perbenismo. E le nuove leve di tante altre, moltissime città americane e oltre. La consuetudine a divorare romanzi e altri testi letterari di stampo fantastico rivisti alla luce di un'interpretazione in cui gli allucinogeni trovavano un posto di un certo significato, e il matematico inglese Charles Lutwidge Dodgson era entrato nella storia sotto il pseudonimo di Lewis Carroll per avere con "Alice in Wonderland" realizzato un conturbante mosaico di satira e non-sense nei confronti della piatta borghesia del suo tempo, abitato da figure e situazioni dall'alto tasso di attrazione. Enigmatiche e dalle dimensioni sfalsate come appare Alice all'inizio di "White Rabbit".
"One pill makes you larger And one pill makes you small, And the ones that mother gives you Don't do anything at all. " recita l'attacco del brano. Un contrasto tra l'altezza sconfinata di una cima montuosa e l'accartocciarsi vomitevole di una merda su un marciapiede. Megalomania e depressione. Lsd, mescalina, funghi, marijuana, pillole che diventano balconi surrealistici contro cui fanno solo ridere le pastiglie cercate dalla mamma per risolvere un malanno apparentemente naturale. Quattro versi dotati di una cadenza solenne da lettura prima che da canto, una calma e riflessione amministrate con assoluto potere dalla voce di Grace Slick, lo strumento più potente, che dirige e conduce la storia, il trip e la band stessa. Chitarre che si impennano sotto i colpi crescenti della batteria nell'evoluzione del Bolero, e sterzano all'interno di soli 2-30 coprendo le spalle alla voce. Grace Slick che si serve di Carroll e di Alice e dei suoi figuranti per compiere un viaggio a ritroso autobiografico. "Go ask Alice, when she's ten feet tall" afferma con fermezza, identificandosi completamente con la bambina, col suo coraggio di lanciarsi all'inseguimento del Bianconiglio, di passarne di cotte e di crude e maturare. Perdutasi attraverso un buco minuscolo nella gigantesca San Francisco, in un viaggio mentale gigantesco sotto gli acidi tra il Brucaliffo ("a hookah smoking caterpillar") che fuma il narghilè, il Principe Bianco che parla al contrario ("the White Knight is talking backwards") e la Regina Rossa ("the Red Queen off with her head") che si stacca la testa mentre l'apice dello sballo arriva e le dimensioni spariscono. La Slick che materializza il pensiero comune di una generazione, viene prenotata dai già famosi Jefferson Airplane per diventare la loro nuova leader (prese il posto di Signe Toly Anderson) e deposita uno dei manfesti immortali della psichedelia rock.
Psichedelia rock pullulante nell'album "Surrealistic Pillow", quello di "Somebody to love", l'altra fiammata lanciata nell'incendio di Woodstock. Psichedelia ossia "Rivelazione dell'anima" dalla sua origine greca, nel 1966 autenticata con l'album "The Psychedelic Sounds of the 13th Floor Elevators" dei 13th Floor Elevators, in "Lucy in the Sky With Diamonds" dei quattro scarafaggi di Liverpool. Psychedelic o acid rock. Un trip favoloso intrapreso da 50 anni. Grace Slick ha scritto su un foglio di carta e in Fa-diesis minore una pagina della sua immersione nella Controcultura, non mettendosi soltanto ad elencare tutti i mischioni che aveva ingerito. Perchè quando cita gli uomini sulla scacchiera che ti dicono cosa fare si abbatte contro l'ordine precostituito e l'affossamento della creatività, e affida al "Ghiro" ("The dormouse"), personaggio secondario di "Alice" il compito di ricordare l'importanza del nutrimento della mente, degli interessi ("Feed your head. Feed your head") . Della necessità di guardare in pieno e all'interno.
Immagini tratte da: - Copertina da: Trade ad for Jefferson Airplane White Rabbit single, Wikipedia ita, Pubblico Dominio, Voce "White Rabbit " - Galleria da: pinterest.com
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Marzo 2023
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