di Enrico Esposito Il 6 novembre “Rosso Moscardi” è ufficialmente arrivato. Tutte le piattaforme digitali hanno accolto l’Ep di debutto del suo omonimo inventore. Basta sostituire, o meglio integrare un nome proprio, Francesco, in seno a quest’etichetta, suggerita durante una cena in riferimento però a un ipotetico progetto enologico. “Rosso Moscardi” infatti suonerebbe parecchio bene come il nome di un nuovo vino, di derivazione marchigiana, invecchiato dal 1994 in poi senza maturare. Se andate sul profilo facebook ufficiale del Moscardi, rosso di capelli e di passione musicale, troverete questa descrizione curiosa e originale nella sua efficacia per la carriera solista intrapresa da questo giovane artista. Lo abbiamo raggiunto al telefono poco più di due giorni fa, desiderosi di porgli diverse domande sulla sua carriera e soprattutto sull’uscita di questo suo primo lavoro discografico, sviluppato in sei tracce che sono nate anni addietro sull’ispirazione del momento, e sono state lavorate a più riprese, perfezionate in parallelo con la formazione accademica e l’esperienza umana. Originario di Cagli (Pesaro – Urbino), Francesco Moscardi è cresciuto a pane e musica: dal papà musicista per passione ha ricevuto in dote l’insegnamento dei grandi cantautori italiani, ma è stata l’influenza della mamma la sua eredità più grande. James Taylor, Tracy Chapman, Cat Stevens lo hanno segnato nell’animo. Oltre ad ascoltarla, la musica aveva cominciato a praticarla assiduamente fin da piccolissima: la batteria è stato il primo amore, seguito dalla chitarra approcciata da autodidatta ai tempi del liceo. Da una parte lo studio intenso, proseguito perfezionandosi con il vibrafonista e percussionista Marco Pacassoni, per poi diplomarsi in “Batteria e Percussioni” al Roma Contemporary Music Collegl. Dall’altra la voglia di sperimentare da solo, di raggiungere obiettivi con le proprie forze: una costante nella visione dell’esperienza tra le sette note da parte del rosso cantautore. Accanto agli studi strumentali, nel corso degli anni, Francesco affina in modo deciso la sua veste da compositore: nel 2017 vince una borsa di studio per il CET di Mogol, frequentando così il corso di Composizione con il M° Giuseppe Barbera. Due anni concede il bis aggiudicandosi una borsa di studio per frequentare il corso per Autori di Giuseppe Anastasi, presso lo stesso istituto di eccellenza, e si laurea al triennio di “Composizione Pop/Rock” presso il Conservatorio di Pescara (adesso ne sta completando il biennio). Già Pescara, la città che si trasforma nel trampolino per la nascita del percorso “Moscardi”. Qui tra una lezione e l’altra Francesco Moscardi incontra Pierfrancesco Speziale ed Umberto Matera, insieme ai quali compie un passo dovuto dopo avere ricevuto diversi feedback positivi da esperti del settore sulle sue capacità cantautorali. Nasce così l’etichetta isugo Records, all’interno della quale Pierfrancesco si occupa prevalentemente della dimensione sonora, Umberto delle relazioni esterne e dell’ufficio stampa, e Francesco dell’oggetto basilare: la scrittura delle canzoni. Da questa unità di intenti efficace perché nata dalla colleghi e soprattutti amici veri, Moscardi recupera i brani posti nel cassetto anni prima e li comincia ad osservare da un’altra prospettiva. Interviene tuttavia un altro episodio fondamentale nella messa a punto di “Rosso Moscardi”. Durante un ritorno a casa, la madre gli mette tra le mani un vecchio album di fotografie: i ricordi, già immortalati nelle frasi dei testi scritti, riaffiorano ancora di più e lo convincono ad abbandonare le ultime remore. Moscardi traspone se stesso anche sulla copertina dell’Ep, e così nei videoclip, come “Prezioso”. Vengono pubblicati i primi tre singoli (“Gli eroi”, “Fidati di me”, “Happiness”), che anticipano l’uscita della sua prima raccolta. Eccolo “Rosso Moscardi”, fusione tra laboriosità e sentimentalismo, un viaggio lungo sei tracce nel corso delle quali si inseguono sensazioni semplici ma oneste: la riflessione, l’accettazione della fine di una storia d’amore e della malinconia (“Fidati di me”), l’ingenuo ma nutriente piacere del ricordo e del fascino provocato dalle fortune concesse dalla vita (“Happiness”). L’impianto sonoro dei brani si articola e prende forma dai contenuti dei pensieri di Moscardi. La chiave acustica della sua chitarra in solo cattura le parentesi cupe e fredde, mentre il calore e l’ariosità della gioia di vivere si diffondono grazie alla comparsa della band al suo fianco. Pierfrancesco dirige le operazioni, cimentandosi negli arrangiamenti, in una varietà di strumenti e persino nei cori, Edoardo Castellano si occupa della chitarra elettrica, Roberto Pace imbraccia il basso, alla batteria si siede Giammarco Spaccasassi.
L’opening del disco, “Coincidenze" accoglie subito l’ascoltatore nel centro della festa pop-rock, cingendolo di affetto e leggerezza salutari. Per Moscardi la semplicità è al giorno d'oggi una virtù da tenere stretta, e seppur attraverso un distacco narrativo che pone tra le sue rime, la canzone diventa per lui uno strumento naturale mediante il quale esorcizzare ansie personali. "Rosso Moscardi" sta ottenendo promettenti riscontri numerici e attestati significativi di stima per il suo artefice, portandolo, nonostante la bizzarra attualità, ad aprire davanti a sè e agli altri porte allettanti.
Immagini gentilmente fornite da Annalisa Senatore (Ufficio stampa)
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Aprile 2023
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