di Enrico Esposito
L’11 dicembre Moltheni è tornato. A undici anni dall’uscita della raccolta finale “Ingrediente novus”, Umberto Maria Giardini firma un ultimo capitolo di un percorso fondamentale all’interno della storia dell’alternative rock italiano. “Senza eredità” è il titolo di un volume composto da undici brani completati durante un lavoro di quasi due anni che abbraccia in realtà l’intera produzione del cantautore marchigiano. Oggi ne scopriremo i dettagli intervistando Moltheni.
1 – Buongiorno Umberto. Per noi è un grande onore e piacere poter parlare con te. “Senza eredità” è un “nuovo album a firma Moltheni di vecchi brani ripescati dentro vecchi cassetti ed esclusi dagli album della carriera (1997-2010)”, come hai detto tu stesso. Ci potresti raccontare quando è nata l’idea di recuperare queste tracce, che in alcuni casi si presentavano solamente in forma strumentale? L'esigenza di rimettersi al lavoro per produrre questo ultimo episodio a firma Moltheni è nata circa due anni fa, quando il numero di richieste da parte dei fan si è davvero materializzata e accumulata in maniera quasi fastidiosa. Questa dichiarazione d'amore a distanza di molto tempo ha sposato la mia volontà di dire finalmente si, così ho deciso di accontentare sia loro, che me stesso. In tutta onestà ho preso la palla al balzo per chiudere una sorte di cerchio, lasciato involontariamente aperto negl'anni, poi non posso nemmeno negare che Corradino Corradi (un amico prezioso che ha co-prodotto l'album) sia stato determinante nello stimolarmi nell'accettare la sfida, anche assieme alla mia etichetta. 2 – Il titolo di questo disco è “Senza eredità”, perché rappresenta il tassello conclusivo della saga Moltheni. Un’eredità dunque che sembra ineluttabile. Ma dal momento che l’occhio principale del LP è rivolto al passato e in toto alla produzione intera, quali sono le eredità precedenti che Moltheni porta con sé all’interno di questo suo commiato? Anch'io non credo di aver raccolto l'eredità di qualcuno in particolare. Ognuno di noi è e deve essere unico ed esclusivo, anche quando non riesce ad esserlo per mancanza di carattere o di originalità. Forse sono erede di un sentimento legato alla vecchia discografia e a certi valori oramai passati di moda, ma ne vado orgoglioso e non sento un così enorme bisogno di evolvermi. 3 – Dicevamo dello sguardo orientato all’indietro, in direzione di tempi ed episodi lontani, talvolta dichiarati esplicitamente (“Estate 1983”) che però rinascono con forza nel presente e oltre (“Il mio tempo”). Come suggerisce anche la copertina, “Senza eredità” corrisponde ad un libro di fotografie in cui volti e momenti riaffiorano conservando ancora l’intensità originaria. “Ero io, eri tu” recita l’incipit di “La mia libertà”, brano di apertura. Qual è il valore che ricopre il ricordo alla luce dello scorrere del tempo? Il tempo ingoia tutto, anche le cose belle che prima o poi svaniscono. Tutti siamo dimenticabili così come tutti siamo utili solo al momento. I ricordi sono un patrimonio dell'essere umano, senza di loro la vita si appiattirebbe ancor di più di quello che ora è. Guardarsi indietro è determinante per intravedere un senso a quello che sarà il domani, che di fatto molto senso oggi non ha.
4 – “Senza eredità” è stato registrato secondo criteri classici, accompagnato da numerosi musicisti, trasmettendo un sound confidenziale e autentico, squisitamente anni Novanta, che invita l’ascoltatore a essere trasportato dinanzi ad un concerto dal vivo. Come si è svolta la messa a punto strumentale e tecnica di questo volume?
E' stato un processo molto laborioso ma non per questo difficile. Molti brani sono stati riarrangiati totalmente, ma alcuni erano già pronti, bisognava solamente rimetterli a fuoco e riregistrarli per bene, facendo attenzione al significato che in quegl'anni volevano trasmettere. Tutto è venuto poi da se, senza troppi ragionamenti. Ho aggiunto molto, ma in alcuni casi la chiave di lettura perfetta è stata togliere. 5 – L’album assembla canzoni incalzanti con ballate più raccolte in sintonia con gli stati d’animo espressi: disillusione, malinconia, desiderio ardente, ma anche fiducia. Seppur diversi, tali sentimenti sono coperti da un velo affascinante di mistero. Alcune verità sono rivelate, ma non completamente dette, come se appartenessero a un sogno, un sonno onirico, “a un appartamento della mente mia”, afferma la canzone finale “Tutto quello che non ho fatto in tempo a dirti”. Se dovessi utilizzare una metafora per descrivere l’universo di “Senza eredità” quale sarebbe? Il tempo e l'umanità vissuta. Quello che è accaduto e i significati delle cose vissute, questo è "Senza eredità". 6 – Sono trascorsi ventidue anni dall’esordio con “Natura in replay”. Sul tuo profilo facebook è possibile scorrere emozionanti fotografie dei primi anni della tua carriera che ti ritraggono in posa con altri grandi fautori della scena rock italiana alternative e i protagonisti di rivoluzioni oltreconfine, ad esempio quella grunge di Seattle. Quali sono i cambiamenti maggiori che Moltheni ha osservato nella storia dell’alternative rock italiano e internazionale nel corso di questi anni? Le differenza sono tangibili ma allo stesso tempo velate. Marcate ma ugualmente trascurabili. La vita e il mondo sono cambiati e se pur, in modo assolutamente prevedibile, non in meglio. La differenza tra le proposte musicali di ieri e quelle di oggi sicuramente inquinano quella visione della musica che si respirava fino agli'anni 90a, ma quello che a me personalmente pesa di più sono altre rappresentazioni, perlopiù legate alla vita e al suo decadimento generale. 7 – L’ultima domanda, con la quale ti salutiamo e ringraziamo moltissimo di essere stato qui con noi, riguarda la stretta attualità. Il settore musicale e in particolare degli spettacoli dal vivo si trova ancora forzatamente in balia delle limitazioni imposte dalla pandemia di Covid-19. Quali sono le contromisure che Moltheni ha adottato per ovviare a tale situazione e quale messaggio rivolgerebbe ai giovani e giovanissimi che stanno muovendo i loro primi passi nel mondo della musica? Assolutamente nessuna. A differenza della stramaggioranza dei musicisti io mi considero ancora in lutto, quindi questo prolungamento dello stop degli spettacoli non mi pesa più di tanto, proprio per la difficoltà che ho a dimenticare tutti coloro che sono morti e che ancora ogni giorno davanti a noi, muoiono. Non ho molto da dire a coloro che iniziano ad approcciarsi alla musica, così come nessuno disse nulla a me quando ero giovane. Non credo ci sia una strada precisa da seguire; il talento è qualcosa di meraviglioso e misterioso, e non programmabile. Ognuno deve seguire il proprio istinto, facendo oggi più di ieri, attenzione agli sciacalli che in abbondanza bussano alla porta per promettere popolarità e ricchezza. Soprattutto in tv dove anche la musica oramai è diventata spazzatura a portata di mano e di mente.
Immagini gentilmente fornite dall'Ufficio stampa Fleisch Agency
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Aprile 2023
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