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24/10/2020

Si chiama Emma Nolde

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​di Enrico Esposito

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La caratteristica che mi colpisce subito di Emma Nolde ascoltando i brani del suo primo album "Toccaterra" (uscito lo scorso 4 settembre  su etichetta Woodworm/Polydor/Universal Music) , leggendo le sue dichiarazioni e soprattutto parlando con lei al telefono, è la personalità. Questa ragazza avrà vent'anni a dicembre ma spalle salde e sguardo che guarda molto lontano. Ancor prima che "Toccaterra" fosse pubblicato, anticipato dai singoli "Nero Ardesia" (che le è valso al Premio   Rock Contest 2019 il premio Ernesto De Pascale per la migliore canzone con testo in italiano) "(male)" avevo sentito parlare sia da amici appassionati che da diretti protagonisti della musica con toni entusiastici del suo talento. Se provate a mettervi seduti e prestare attenzione in solitudine alle otto tracce che compongono il suo debutto discografico, capirete molto meglio di quante righe scriverò le motivazioni alla base delle aspettative e degli apprezzamenti nei confronti della giovanissima cantautrice toscana.
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Grazie alla personalità di cui ho parlato all’inizio, Emma ha reso in breve tempo la musica, passione che l’ha accompagnata da sempre, la sua professione. È partita con una fida chitarra acustica, scrivendo testi sin dall’età di quindicenne, inizialmente in inglese, per passare in un secondo tempo all’italiano. Una scelta significativa, per raccontarsi in profondità rivolgendosi non più solo ai suoi amici, a sua sorella, come faceva in passato. Ha avvertito a un certo punto un’urgenza che lei stessa ha definito "molto naturale" di condividere le sue storie, e adesso si sente "grata nell’esserci riuscita". Le sue canzoni sono nate in un arco di tempo compatto che le ha viste fiorire con una cadenza rilassata, descrivendo un nuovo inizio a livello personale per l’artista pisana. “Toccaterra” è l'apice del percorso compiuto partendo dai viaggi immaginari che Emma ha serbato dentro di sé, frutti di un innamoramento intenso e prolungato da lei sola vissuto. Un’esperienza immersiva dalla quale sono scaturiti pensieri e stati d’animo molteplici, arrivati a toccare altri aspetti della vita quotidiana: le serate a bere una birra con gli amici ("Berlino") e le escursioni fino al mare ("Ughi"), la necessità di scappare lontano dalla propria città, la riflessione sul valore della musica. L’impressione che coglie l’ascoltatore al termine di “Sorrisi viola”, canzone conclusiva del lotto, coincide con l’opportunità di scoprire attraverso l’affascinante stile metaforico e criptico in alcune circostanze piccoli tasselli di un mondo interiore in formazione. “Toccaterra” è il titolo emblematico scelto per svelare in un imperativo “stanco” il più alto traguardo riconosciuto da Emma verso se stessa: aver trovato il coraggio per poter manifestare appieno la sua sete di realtà.
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​Emma Nolde è concentrata a 360 gradi all'interno della sua carriera artistica. Dalla scrittura alla scelta degli arrangiamenti più adatti ai suoi brani alla cura riservata ai video e alle performances. All’interno del suo disco si alternano numerose atmosfere, talvolta gli spigoli dei brani stessi, portando l’ascoltatore a ballare, a emozionarsi, a restare completamente fermo. Elettronica, pop, versioni acustiche chitarra e voce, Emma orchestra il gran ballo di “Toccaterra” fiancheggiata dai produttori Renato D’Amico e Andrea Pachetti, mentre per le clips di “(male)” e “Berlino” si affida alla regia di Aurora Cesari e alle coreografie di Marta Maestrelli, ponendosi al centro di uno spettacolo corporeo e mimico in modalità B/N. I concerti dal vivo non sono molto lontani da tutto ciò. Come mi racconta al telefono, le canzoni mutano vestito in base alle locations nelle quali vengono eseguite, influenzate dal contesto che pulsa intorno. In questo momento Emma sta attraversando l’Italia e non solo sperimentando finalmente dopo l'infausta primavera il contatto con gli spettatori, seppur filtrato. Una situazione non facile, bagnata dalla distanza rilevante tra palco e i tavolini predisposti per il pubblico, ma che d’altra parte produce una grande felicità nella cantautrice, colpita dal grande rispetto che queste persone esprimono verso il suo spettacolo semplicemente accettando di rimanere sedute.
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E per loro Emma ha un messaggio ammirevole:

è importante che le persone vadano ai concerti non solo pensando al tipo di concerto al quale assisteranno, ma all'impegno che i musicisti, i tecnici e tutti coloro che sono dietro le quinte mettono nel permettere che tutto questo sia possibile.


Questa ragazza ha le idee molto chiare.
​

Immagini gentilmente fornite da Roberta Giucastro di Polydor (ufficio stampa) che con Leonardo Fontanelli di Locusta booking ha reso possibile l'intervista a Emma Nolde e questo articolo.

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