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31/8/2018

Tempra e sensibilità - Un pensiero per Claudio Lolli

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di Enrico Esposito
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Claudio Lolli se n'è andato via in un silenzio quasi assoluto, il 17 agosto scorso, per un malore improvviso e non al termine di una lunga malattia come una grande fetta della stampa ha annunciato. Se n'è andato via a sessantotto anni, nella sua Bologna che l'aveva accolto, cresciuto e reso uno dei più importanti protagonisti della musica italiana di "protesta", nel caldissimo decennio dei Settanta. Il ventenne Lolli che una sera nel celebre ritrovo dell'Osteria delle Dame impressionò un Francesco Guccini già esploso per la sua tempra, i testi decisi e poetici, e una ricerca musicale peculiare al punto convincere il cantautore di Pavana a portalo con sè alla Emi, nel mondo discografico mainstream. Siamo nel 1972 e Lolli pubblica il suo primo Lp dal titolo emblematico di "Aspettando Godot". Un album magnifico composto da dieci tracce lunghe e zeppe di racconti, opinioni, paesaggi. Tra impegno civile e ricordi adolescenziali Lolli, accompagnato da  un quartetto di pregevoli musicisti (tra questi vi erano gente di alto livello come Ares Tavolazzi ed Ellade Bandini) si fa strada nell'atmosfera incandescente delle radio libere e delle manifestazioni di rivolta grazie a un piglio sapiente e sensibile allo stesso tempo, che gli permette di passare senza disturbare l'ascoltatore da pensieri d'amore e amicizia alla condanna degli abusi borghesi (dietro i quali si sviluppa un attacco duro alla negativa figura paterna). 
Le copertine degli album "Aspettando Godot" e "Un uomo in crisi"
​Ma soprattutto l'aspetto che lascia da una parte incantati e dall'altra inferociti per la poca attenzione riservata a questo artista lungo l'arco della sua quarantennale carriera, consiste nella sapiente rappresentazione dei desideri e delle abitudini dell'uomo in generale, nella grande dote di psicologo e portavoce della caratterizzazione interiore. Non a caso, i suoi brani più apprezzati e ricordati sono "Aspettando Godot", "Michel", "Anna di Francia" e "Ho visto anche degli zingari felici", canzone datata 1976 che da nome al suo quarto lavoro in studio, nonché uno dei dischi manifesto della cultura italiana dell'epoca. Un album che fotografa senza filtri la situazione politica e culturale vissuta nell'Italia dilaniata dalle bombe e dai misteri, la rivoluzione sessuale e il confronto con le consuetudini altre, straniere, immorali. "Ho visto anche degli zingari felici" era giunto a compimento dopo altre due raccolte di "formazione" come "Un uomo in crisi" e "Canzoni di rabbia" che mettono in mostra un Lolli attento osservatore della vita presente e di quella passata, che servendosi della fantasia si tuffa nella storia incontrando una vittima di guerra e Antonio Gramsci, descritto con toni quasi d'invidia da parte di un suo immaginario vicino di casa all'interno del brano "Quello lì (Compagno Gramsci)".
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"Ho visto anche degli zingari felici" costituisce l'apice della popolarità del cantautore emiliano, ma anche un punto di stacco decisivo dall'ambiente discografico commerciale e legato alle grandi platee. Insofferente all'egemonia dei "padroni", Lolli decide di rescindere il proprio contratto con l'Emi per passare a un'etichetta indipendente, Ultima spiaggia, fondata due anni prima da Nanni Ricordi e Enzo Jannacci, e in questo modo probabilmente mettere in salvo lo spirito autonomo e libero che gli apparteneva in un momento nel quale le istanze di cambiamento e rivoluzione erano giunte alla loro conclusione. Tuttavia, dopo aver pubblicato "Disoccupate le strade dei sogni", il seguito ideale dell'Lp precedente, Ultima Spiaggia fallisce, e il cantautore fa ritorno alla Emi, con la quale realizza altri cinque album tra cui "Antipatici antipodi", la cui spettacolare copertina è disegnata da Andrea Pazienza, grande amico di Lolli. Sono questi anni di alterne fortune, nel corso dei quali Lolli si cimenta in diversi progetti musicali e non, che lo vedono ad esempio intraprendere a partire dagli anni Ottanta la professione di insegnante di lettere al liceo di Casalecchio di Reno, esercitata sino alla pensione, e l'attività di poeta e scrittore, come testimoniano il volume "Giochi crudeli" (1990) e l'appassionata antologia "Lettere matrimoniali" del 2013. Lolli intraprende la scrittura di brani come "Keaton" e "Via col Vento" che saranno raccolti in dote da Guccini, e subisce un pesante quanto ingiusto allontanamento dal Club Tenco durato più di vent'anni. Il Tenco che solo nel 2017 tornerà sui suoi passi, assegnandogli il premio di "Miglior album dell'anno in assoluto" per "Il grande freddo", disco portato a termine da Lolli grazie a una campagna di crowfunding. ​



​Lolli riceve questo prestigioso riconoscimento allorquando si ritrova a vivere l'acmè della sua seconda vita artistica, emersa dopo un periodo di allontanamento dalle scene tra gli anni '90 e 2000, e affermatasi con successo per merito del disco "La scoperta dell'America", che rivela al pubblico un Claudio Lolli ispiratissimo e riappropriatosi di una visione del mondo senza barriere come la propria musica, nel suo mix tradizionale di pop, folk e di un jazz seducente. Lolli ritorna a portare in giro la propria musica, da via a collaborazioni con diversi colleghi, sale sul palco del Concerto del Primo Maggio a Roma nel 2010 cantando il brano "Primo Maggio di Festa". "Il grande freddo" del 2017 rappresenta la sua ultima "fatica" discografica ma non compositiva, perché da diverso tempo egli stava collezionando all'interno di una sorta di summa tutti i testi dei suoi brani, le note a margine, le fotografie, che, oggi, a nemmeno un mese dalla sua scomparsa prematura e triste, vanno a costituire il volume "Disoccupate le strade dei sogni" edito da Goodfellas. Non sapremo mai se Claudio Lolli avesse concepito questi due progetti come una sorta di splendido testamento da regalare al pubblico dei suoi coetanei e dei suoi più giovani sostenitori. Non lo sappiamo davvero, ma di certo la sua scomparsa è avvenuta troppo in fretta, "tutto così rapido" ha dichiarato la moglie Marina, la compagna di una vita, che ha detto la una verità sacrosanta: Claudio Lolli non è stato soltanto quello degli zingari felici. E da queste parole nasce la speranza di una riscoperta autentica dell'opera eccezionale di un artista bistrattato, che confessava di essere salvato dalla banalità della vita grazie alla musica. Un'idea oggi canzonata dai più.

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​  Immagini tratte da:

- Immagine 1
da sestopotere.com
- Immagini 2 - 3 da debaser.it
- Immagine 4 da rockit.it
- Immagine 5 da lafeltrinelli.it

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