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20/9/2019

Una lunga storia

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di Enrico Esposito
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Il tempo non sempre non può essere fermato. Ci sono alcuni momenti delle nostre giornate durante i quali si ha l'impressione di avvertire una completa rilassatezza dei sensi e dell'umore. Ci sentiamo bene, mettendoci per il momento alle spalle le preoccupazioni, siamo lucidi come non mai e sappiamo esprimerci con le parole in assoluta franchezza. Il sottoscritto vive uno di questi momenti alla corte di Gino Paoli. E' una serata fresca quella del 10 settembre in Piazza dei Cavalieri. Pisa si prepara ad accogliere un'esibizione speciale da parte del grande cantautore genovese, che a Genova in realtà non è nato ma arrivato dalla friulana Monfalcone. All'alba degli 84 anni (li compirà lunedì prossimo), l'interprete di straordinari classici della musica italiana regala al pubblico uno spettacolo di due ore che viaggia attraverso la musica, i ricordi, le ricchezze del mondo. 

Sale sul palco poco dopo le 21-30. Alla sua sinistra un pianoforte, il suo fidato pianoforte. Al quale si siede Danilo Rea. Non uno scudiero, ma un cavaliere valente che lo accompagna ormai da diverso tempo. Paoli dice di condividere con lui la medesima sensibilità. Non riesce a estorcere a Rea una sola parola. Un cenno di intesa con lo sguardo. Qui è importante altro. Le mani cominciano a correre sui tasti bianchi e neri intrecciandosi con le mareggiate che rimbalzano sul fondale in fondo al palco e le tracce lasciate dai violini, violoncelli, le percussioni dell'Orchestra da Camera di Perugia diretta dal Maestro Marcello Sirignano. "La lunga storia" raccontata da Gino Paoli parte così in un'atmosfera resa incantata dai volteggi degli archi che trasformano l'intera Piazza dei Cavalieri in un luogo senza confini spaziali ma dalle verità profonde. Viene intrapreso un viaggio che intreccia liriche più recenti e ricercate, che vedono scandire al cantautore passaggi diversi della sua stessa esistenza e carriera, riflessioni sull'amore e sui suoi giochi che si esaltano grazie a una sicurezza piena di fiducia. Alcune sensazioni, intuiti, considerazioni rimangono tali a vent'anni come a settant'anni, c'è da fidarsi di loro perché l'essere umano è vulnerabile. ​Nessun effetto speciale, nessuna trovata rivoluzionaria. Gino Paoli affida senza dubbi il suo racconto alla semplice osservazione dei comportamenti degli uomini, con i loro colpi di testi e le insidie da cui devono difendersi. Le peculiarità che caratterizzano ciascuna persona. Ne canta e ne parla, fermandosi a pensare alla gioventù e alla compagnia di amici che insieme a lui sono diventati straordinari protagonisti della scena musicale italiana degli anni 60, da Genova fin nel resto della Penisola. Si diverte e ricorda con compostezza la reazione alla scomparsa prematura di Luigi, i problemi di statura di Lauzi, l'imperturbabile timidezza di De André, la caccia all'uomo tremenda subita da Umberto Bindi da parte della stampa e il suo crollo irrefrenabile. Li rimembra e li omaggia, guidando il pubblico all' interno di un flash back caloroso con "Vedrai vedrai", "Ritornerai", "Il nostro concerto". Capolavori indiscussi della poesia che rivivono in una dimensione idilliaca attraverso le sinfonie intessute dall'Orchestra e dai preziosismi disegnati da Danilo Rea al piano.
Il tempo dei ricordi, che siano dolorosi quanto meravigliosi e speciali, ha preso soltanto inizio. Danilo Rea lascia il palcoscenico. Brutta botta direte subito. Ma per fortuna chi lo avvicenda non delude di certo le attese. Rita Marcotulli, grande pianista jazz romana sale sul palco insieme a Ares Tavolazzi e Alberto Golino, che vanno a occupare i loro posti di combattimento al contrabbasso e alla batteria per regalare alla platea una sorpresa molto piacevole. In una sinuosa fusione tra jazz e musica classica, tocca a lui ripercorrere le pagine di un successo che ha scavalcato metà secolo. E allora dopo aver spiegato la genesi agrodolce de "La gatta", sigaretta alla mano e sguardo fermo rivolto all'orizzonte, il protagonista del lungo viaggio ripercorre le tappe più importanti e intime. "Il cielo in una stanza", "Senza fine", "Una lunga storia d'amore", "Sapore di sale" si susseguono l'una dopo l'altra componendo un'armonia affascinante, che non conosce le usure del tempo ma è in grado invece con la sua magnificenza di abbattere anche i pregiudizi più beceri. Grazie di tutto Gino.
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Immagini tratte da Foto dell'autore (Giovanna Leonetti)

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