Domenica scorsa il primo concerto del Festival unito ai festeggiamenti per l’ottantesimo compleanno del maestro. Silenzio. Bacchetta alzata, fiato sospeso, un poderoso accordo a piena orchestra riempie la sala per poi sciogliersi sulle dita di Sir AndràsShiff che scivolano lungo la tastiera del pianoforte. Così comincia l’Allegro del Concerto numero 5 op. 73 di Beethoven e così si apre il 79° Maggio Musicale Fiorentino. Non un’apertura consueta quest’anno: domenica 24 aprile cade all’indomani del giorno che Firenze ha dedicato a Zubin Mehta. Di origini indiane e di fama mondiale, compie 80 anni il 29 di aprile. Firenze lo ha già omaggiato sabato 23 con una serata aperta al pubblico a lui dedicata in Palazzo Vecchio, alla presenza del sindaco Nardella e del sovraintendente Bianchi. Riassumere la biografia di un artista di tale importanza senza lasciare fuori qualcosa di rilevante non è facile. Viennese di formazione, in Toscana arriva alla fine degli anni ’50, a Siena. Stringe amicizia con Claudio Abbado e Daniel Barenboim. Lo hanno visto dirigere tanti fra i più importanti teatri al mondo, dal Covent Garden alla Scala, al Metropolitan di New York. L’importanza della sua carriera è unita alla grandezza della persona. Intervistato proprio il 23 aprile ripercorre alcune delle sue esperienze più importanti indirizzate alla realizzazione di un grande credo personale: la musica come mezzo che porta civiltà, uguaglianza, pace e cultura. Nel 1994 diresse l'Orchestra Filarmonica di Israele in India, riallacciando rapporti diplomatici fra i due paesi ormai persi da decenni. Ha portato la Turandot a Pechino nel 1998, quando ancora di occidentale in Cina c’era ben poco. E così come ha portato la musica occidentale a Sarajevo, ha espresso la volontà di portare un’orchestra (magari proprio l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino) fra le macerie di Palmira e a Lampedusa. Nel 1964 dirige la sua prima opera a Firenze e dal 1985 è direttore principale del Festival (direttore onorario a vita dal 2006). Il Festival del Maggio Musicale Fiorentino nasce nel 1933, espressione di quelle antiche celebrazioni della primavera che ruotavano attorno al Calendimaggio che si svolgevano a in una Firenze invasa da musica, fiori e rappresentazioni teatrali. Cinque i direttori artistici fino ad oggi, fra i quali Vittorio Gui, che fu il primo, Riccardo Muti e proprio Zubin Mehta. E’ Beethoven quest’anno il filo conduttore, protagonista del concerto di inaugurazione e di varie iniziative collaterali come la serie di concerti a Casa Martelli, i concerti “Beethoven al fortepiano” e un ciclo di eventi cinematografici a lui dedicati presso lo spazio Alfieri,Controcampo Beethoven.Tanti i nomi fra i concerti in programma da quest’ultima settimana di aprile a luglio, fra i quali: Brad Ludman, Peter Rundel, Daniele Rustioni, Alexander Mayer. Tre le opere in programma: Iolanta di Čajkovskij, Albert Herring di Benjamin Britten e Lo specchio Magico di Fabio Vacchi. Importanti anche i concerti che fanno parte dell’ “extra festival”: La filarmonica della Scala, i Wiener Philarmoniker con Daniele Gatti, i Berliner Philarmoniker con Yannick Nézet-Séguin e l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo con Jurij Temirkanov. Non usuale la scelta di aprire con un concerto al posto di un’opera. Il concerto numero 5, chiamato l’ “Imperatore”, ha un carattere maestoso. Il pianoforte la fa da padrone e gioca con le altre sezioni dell’orchestra creando un incredibile dinamismo. Le mani di Sir Andràs Shifflo rendono al meglio, morbido ma protagonista nel suo carattere. A seguire gli archi intonano l’atmosfera indefinita dell’inizio della Nona sinfonia in Re minore op. 125. Come scrisse Wagner “dopo di essa non è possibile alcun progresso”. Di fama mondiale, di enorme respiro, di carattere “universale”. Dopo il concerto, scritto da Beethoven all’inizio della sua carriera, la sintesi della sua vita artistica conclude il concerto di inaugurazione nell’ottantesimo anno di vita del maestro Mehta. Innovativa per la presenza per la prima volta della voce umana, pietra miliare per le caratteristiche musicali. Il Coro del Maggio Musicale Fiorentino diretto da Lorenzo Fratini canta l’inno alla gioia, un inno alla fratellanza universale che sicuramente si accorda perfettamente con quanto precedentemente detto del carattere di Zubin Mehta. E’ risaputo che Beethoven, dopo la prima della Nona, a Vienna nel 1824, a cui assistette ormai completamente sordo, non si accorse dell’ovazione del pubblico fino a che il primo violino non glie lo indicò. Zubin Mehta invece rimane sul palco tutti i lunghi minuti di applausi che il teatro dell’Opera di Firenze gli regala, simbolo del grande legame che lo lega alla città ormai da decenni. Si mostra commosso quando il coro gli canta “tanti auguri”. In un momento storico-politico in cui le divisioni e le differenze culturali la fanno da padrone è enorme l’importanza di persone di grande professionalità che credono invece nell’unione, nell’uguaglianza e nel potere della cultura e della musica. Immagini tratte da:
- https://i.vimeocdn.com/video/462370165_1280x720.jpg
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Details
Archivi
Aprile 2023
|