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25/5/2016

Alla scoperta dell'uomo di Neanderthal

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di Stefano Pipi
​Quando, nel 1856, vennero trovate a Neander, in Germania, le ossa fossili di una nuova specie umana, pochi vollero credere di aver a che fare con un antenato dell’uomo. Quei resti  mettevano i paleontologi dell’epoca, ancora poco inclini all’accettazione delle teorie evoluzioniste, di fronte a un’idea scomoda: quella che l’umanità moderna derivasse da una forma bruta, imperfetta, primitiva, secondo alcuni "mostruosa". Un bel colpo all’immagine della nobiltà dell’uomo, creatura privilegiata e superiore a qualunque altra, che attraversava la cultura occidentale fin dal medioevo. Per evitare l’imbarazzo, la scienza dell’epoca  propose le teorie più fantasiose: c’è chi affermò di aver a che fare con un cosacco affetto da rachitismo morto durante le guerre napoleoniche e chi invece immaginò che quelle fossero le ossa di un criminale (come se fosse possibile dedurre la condotta di vita dai resti fossili). Ora, dopo più di 150 anni, sappiamo bene che quei resti appartenevano a una nuova specie umana (ribattezzata Homo neanderthalensis), che non solo non era affatto primitiva e deforme, ma che aveva convissuto con l’umanità moderna per più di 100.000 anni e di cui noi, ancora oggi, portiamo i geni nel nostro DNA.
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Ricostruzione di Homo Neanderthalensis
L’uomo di Neandertal visse in Europa e in Medio Oriente fra 350 mila e 30 mila anni fa. Si trattava a tutti gli affetti di individui appartenenti alla specie umana: camminavano in posizione completamente eretta, esattamente come noi; erano leggermente più bassi rispetto a Homo Sapiens (con un’altezza media di 160 cm), con gambe e braccia corte e tozze. In compenso, erano più robusti di noi: lo spessore delle ossa rivela che doveva trattarsi di individui molto forti, molto più di un uomo moderno. Avevano una fronte sfuggente e bassa e le arcate sopraccigliari robuste e prominenti. Possedevano quasi sicuramente un linguaggio complesso e alcune rudimentali forme di arte. La cosa che più colpisce è che il loro cervello era più grande del nostro: se nei Sapiens arriva ai 1300 cm³, la media dei Neanderthal era di 1600cm³.
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Cranio di Homo Sapiens (a sinistra) e cranio di Neanderthal (a destra) a confronto.
E’ molto probabile che i neandertaliani possedessero una cultura complessa e sviluppata. Producevano elaborati utensili di pietra, utili per la caccia e per la vita di tutti i giorni; conoscevano il cucito, e sapevano produrre indumenti di pelle con cui difendersi dal freddo. Seppellivano i propri morti, a volte utilizzando dei veri e propri rituali: nelle sepolture neandertaliane finora rinvenute i corpi sono disposti in posizione fetale, adagiati come se stessero dormendo, circondati da utensili e monili. Forse credevano in una vita oltre la morte, segno che possedevano una qualche forma di religione. Praticavano il cannibalismo, probabilmente a scopo magico o rituale, e vivevano in piccoli gruppi. Sembra che i neandertaliani possedessero una struttura sociale complessa: i resti fossili di individui morti in tarda età, spesso affetti da menomazioni e ferite anche gravi, lasciano immaginare che esistesse una forte solidarietà tra i membri della "tribù".
Per migliaia di anni l’umanità moderna ha convissuto con questi nostri "cugini". In Europa e in Asia Neanderthal e Sapiens si sono incontrati e confrontati; hanno mischiato le loro culture, magari scontrandosi violentemente, forse convivendo pacificamente. Sicuramente i contatti fra le due specie sono stati frequenti. Nel nostro DNA rimangono ancora le tracce di questi incontri: in media, il 2% del corredo genetico delle popolazioni europee e asiatiche è formato da geni neandertaliani, che codificano gli aspetti più disparati: dalla resistenza al freddo al colore della pelle, dal sistema immunitario alla capacità di coagulazione del sangue, persino il rischio di depressione e la dipendenza da tabacco. 
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Scheletro di Neanderthal e ricostruzione.
C’è un mistero però: cos’è stato ad aver causato l’estinzione dei neandertaliani, 30 mila anni fa? Arrivare a una risposta certa sembra impossibile. Gli studiosi hanno avanzato varie teorie. Homo neanderthalensis potrebbe essersi estinto per la mancanza di risorse, a causa della concorrenza dell’uomo moderno, oppure essersi lentamente "esaurito" per colpa di una minore natalità. Di sicuro il nostro arrivo deve aver avuto un ruolo importantissimo nella fine della specie: lo scenario più inquietante (e forse più probabile) è che i neandertaliani siano stati sterminati dai Sapiens, più avanzati culturalmente e tecnicamente.
Quel che è certo è che per agli albori della nostra storia è successo qualcosa di emozionante: abbiamo potuto (e dovuto) confrontarci con un’umanità diversa, non per questo meno "vera" della nostra. Avere coscienza di ciò va molto al di là del semplice dato scientifico: ci permette di riflettere su cosa davvero voglia dire essere umani (per un periodo lunghissimo non siamo stati i soli), e di ripensare (forse con un po’ più di umiltà e di consapevolezza) il nostro posto nel mondo.

Immagini tratte da:
Neanderthal: flikr.com, foto: Paul Hudson
Crani a confronto: da Wikipedia Frncese, Sapiens and Neanderthal comparison, hairymuseummatt (original photo), DrMikeBaxter (derivative work), voce "Homme de Néandertal"
Ricostruzione e scheletro neandertaliano: da Wikipedia Inglese, By Photaro - Own work, CC BY-SA 3.0, voce "Neanderthal"

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