di Enrica Manni Il caffè: prevalgono gli effetti positivi o negativi?
La caffeina agisce sul metabolismo degli acidi grassi in due modi differenti: uno diretto ed uno indiretto. Da una parte, dunque, va direttamente a stimolare il catabolismo dei lipidi di riserva stoccati nel tessuto adiposo, dall’altra invece induce la secrezione di adrenalina da parte della midollare del surrene e l’adrenalina a sua volta si lega ai recettori per l’adenosina dislocati sulle cellule adipose e non solo. L’adrenalina, quindi, occupando il sito recettoriale per l’adenosina, esercita un’attività “antagonista” rispetto a quella dell’adenosina stessa. Il legame dell’adenosina con il suo recettore notoriamente deprime la lipolisi (la degradazione dei lipidi), mentre il legame dell’adrenalina porterebbe ad un incremento della stessa. Con la sua azione sul metabolismo degli acidi grassi, la caffeina sembrerebbe avere anche un ruolo importante nel miglioramento della performance atletico-sportiva. Abbiamo detto infatti che la caffeina interviene sul metabolismo dei lipidi attivandone uno spiccato catabolismo e di conseguenza un’ossidazione degli acidi grassi. L’energia ricavata dall’ossidazione degli acidi grassi risparmierebbe il glicogeno muscolare ed epatico procrastinando in questo modo la manifestazione della sensazione di fatica. La caffeina agisce inoltre aumentando l’eccitabilità motoneuronale. Si tratta di un meccanismo d’azione sempre indiretto e mediato dalla secrezione di adrenalina che ancora una volta occupa a livello del sistema nervoso centrale i siti recettoriali dell’adenosina. Il legame dell’adenosina con i suoi recettori determina rilassamento neuronale, al contrario il legame con l’adrenalina determinerà incremento nel trasporto di ioni all’interno delle miofibrille e facilitazione nella trasmissione nervosa. Gli effetti psicotropi sono controversi. Se si assumono meno di 500 mg di caffè al giorno si sperimenteranno esclusivamente effetti piacevoli quali l’aumento dello stato di veglia, di allerta, della capacità di concentrazione ed il miglioramento generico dell’efficienza fisica e mentale. Se si superano invece i 500 mg al giorno si manifesterà quello che viene comunemente definito caffeinismo e che è caratterizzato da stato ansioso, disturbi del sonno, cambiamenti dell’umore. Sulla muscolatura scheletrica la caffeina ha effetto contrattile, stimolando il rilascio di Ca2+ nel reticolo sarcoplasmatico per interazione con i recettori rianodinici; la stimolazione di recettori analoghi presenti a livello cardiaco giustifica l’effetto cardiostimolante che, ad alte dosi può indurre tuttavia aritmia, tachicardia e fibrillazione ventricolare. La caffeina è anche in grado di influenzare la pressione arteriosa perché bloccando i recettori adenosinici determina un aumento della resistenza vascolare: per ogni tazza di caffè la pressione sistolica aumenta di 0.8 mmHg, la diastolica di 0,5 mmHg. Ulteriore conseguenza del blocco dei recettori adenosinici è l’effetto antidolorifico. La caffeina è in grado di ridurre il rilascio di mediatori dolorifici indotto dall’adenosina a livello delle terminazioni nervose ed è in grado di attivare le vie noradrenergiche con azione soppressiva del dolore. A livello gastrico, infine, il caffè stimola la secrezione acida ed attiva la produzione di bile e la contrazione della colecisti pertanto, se assunto dopo il pasto, facilita la digestione. Andrebbe tuttavia sconsigliato ai pazienti affetti da gastrite o ulcera gastrica. Principali siti d’azione della caffeina Immafini tratte da:
Il caffè: prevalgono gli effetti positivi o negativi? [https://gds.it/articoli/vita/2017/05/28/movimento-e-qualche-caffe-proteggono-la-fertilita-delluomo-8a18bb3b-62e9-4fb5-9e83-9a72fedc839d/] Percentuale di caffeina nei cibi di uso più comune [https://ilfattoalimentare.it/caffeina-efsa-dossier.html] Principali siti d’azione della caffeina [https://www.researchgate.net/figure/Caffeine-ingestion-has-acute-effects-on-numerous-body-systems-including-the-following_fig1_249646232]
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di Enrica Manni Se l’arrossamento del volto si verifica con una certa frequenza potrebbe diventare motivo di disagio sociale ![]() Immaginiamo di trovarci un un’aula universitaria gremita, si sente un continuo vociare in sottofondo alla voce del professore che, innervosito dalla situazione, rimprovera qualcuno nella nostra direzione ed ecco, proprio quando avremmo voluto scomparire pur di non attirare l’attenzione su di noi, le nostre guance tingersi di rosso. Accade sempre così, improvvisamente ed inaspettatamente, durante un colloquio di lavoro, quando si stringe la mano ad una persona che reputiamo interessante, quando, nel parlare, commettiamo un errore davanti ad altri…Ma perché l'imbarazzo ci tinge le guance di rosso? Come mai arrossiamo proprio quando vorremmo passare inosservati? Perché non riusciamo a controllare questa reazione? FISIOLOGIA: l’irrorazione della cute è assicurata da una rete di arteriole situata fra il derma (strato più profondo) ed il tessuto sottocutaneo (più superficiale). I vasi decorrono parallelamente alla superficie cutanea; da essi si staccano altri vasi che si dirigono perpendicolarmente verso l’alto, verso la parte superficiale del derma, dove formano una seconda rete arteriolare che fornisce sangue ai capillari. Questi si dispongono ad ansa, estendendosi in alto fino alle papille dermiche, al di sotto dell’epidermide. Il sangue viene poi drenato da venule che presentano una disposizione analoga a quella arteriolare. La circolazione cutanea svolge sostanzialmente due funzioni: apportare ossigeno e sostanze nutritive alla cute e convogliare in superficie il calore prodotto dall’organismo. Perché queste due funzioni possano adattarsi alle richieste dell’organismo in circostanze differenti e specifiche, la rete arterovenosa è sottoposta ad un controllo nervoso operato da una ricca innervazione simpatica: la stimolazione di queste fibre può causare vasocostrizione o vasodilatazione. EZIOLOGIA: quando siamo imbarazzati, arrabbiati o interessati a qualcuno il nostro corpo reagisce rilasciando adrenalina, un ormone che contribuisce all’attivazione del sistema nervoso simpatico, il quale, oltre a determinare un amento della frequenza cardiaca e respiratoria, porta ad un incremento del flusso sanguigno nei vasi localizzati nella cute delle guance, dando il tipico rossore. Se questa reazione si manifesta con una certa frequenza, tuttavia, potrebbe diventare motivo di disagio sociale. Si definisce eritrofobia la paura di arrossire che crea una sorta di circolo vizioso: spesso chi arrossisce in modo piuttosto vistoso sviluppa il timore di arrossire, “cascandoci” ancora più spesso.
DIFFERENZE FRA INDIVIDUI: non tutti arrossiscono. Alcuni diventano rossi come peperoni in pochi secondi anche con una emozione poco intensa, altri non lo diventano mai. Ciò dipenderebbe sia da motivi fisici (vascolarizzazione superficiale del viso più o meno fitta) che psicologici (alcune persone sono semplicemente più sensibili di altre). POSSIBILI SOLUZIONI: arrossire è una reazione involontaria ed è quindi impossibile impedire che si verifichi. Esistono, tuttavia, dei metodi per cercare di arginare il problema o addirittura prevenirlo…
Fonti: FISIOLOGIA MEDICA a cura di Fiorenzo Conti, Edi Ermes editore, dicembre 2008 [https://medicinaonline.co/2017/10/12/perche-si-arrossisce-senza-motivo-o-per-amore-cause-e-rimedi/] Immagini tratte da: Rappresentazione schematica della vascolarizzazione della cute: FISIOLOGIA MEDICA a cura di Fiorenzo Conti, Edi Ermes editore, dicembre 2008, figura 45.15 pagina 227 Se l’arrossamento del volto si verifica con una certa frequenza potrebbe diventare motivo di disagio sociale [https://www.ilmeteo.it/notizie/curiosita-perche-arrossiamo |
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Ottobre 2022
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