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11/3/2021

Aiuto! Sono uno psicologo!

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di Chihuahua
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Anche tu hai bisogno di “parlare con qualcuno”? Per me è una soddisfazione poter rispondere a questa domanda anche se generalmente è posta con grande stupore. In realtà, forse, suggerisce che ci sono persone interessate alla salute mentale dello psicologo. Per noi è importante rivolgersi a un collega che si occupi della supervisione, uno spazio di ascolto che aiuti a “stemperare” un po’ la portata dei problemi che, per motivi di lavoro, abbiamo deciso di ascoltare.

A parte questi dettagli, anche allo psicologo capita di fare esperienze sociali, conoscere persone nuove, coltivare amicizie più o meno profonde: un po' come tutti, affermerei, è una persona. Una persona qualsiasi che ha scelto questo lavoro ed è spinta dalla passione per la materia, azzarderei.

Ho scelto per professione di ascoltare i pensieri dei pazienti, quello che non ho scelto è invece ascoltare i problemi di amici, parenti e conoscenti. Per questione deontologica ci è proibito prendere in carico persone con cui vi è o vi è stato un rapporto significativo, ma oltre la legge c’è proprio una questione di coerenza.

La maggior parte dei laureandi in psicologia converranno con me nell’affermare che durante gli anni di studio (tanti anni!) si sono sentiti, almeno un po’, screditati e snobbati per la scelta formativa. Sono sicura che anche a loro è capitato di attendere in gloria una serata in compagnia, all’insegna del relax dello studente sfigato, per poi ritrovarsi ad affrontare ore ed ore di fiumi di problemi altrui. Nella mia statistica personale vanno per la maggiore i soggetti semisconosciuti che dicono di voler migliorare i propri rapporti interpersonali, e si aspettano la soluzione immediata. E la cosa non cambia molto una volta ottenuta l’abilitazione alla professione.

Improvvisamente, da professione pressoché "inutile" sei catapultato nel vortice del “ti impongo i miei problemi prima ancora che tu possa ribellarti”. Al di là della valanga inesorabile di fatti, tanto dettagliati quanto sconnessi tra loro, personalmente penso che sarebbe opportuno chiedersi quanta coerenza ci sia in questi comportamenti. Andare dallo psicologo? Giammai! Se però lo psicologo si trova a cena tra amici deve valutare immancabilmente il rischio di cadere ostaggio di qualche situazione estremamente complicata.

In altre situazioni invece dire di cosa ti occupi porta l’interlocutore a mettere in atto le classiche reazioni da stress acuto: si paralizza e ti scruta con l’occhio felino, fugge dalla conversazione e sposta l’attenzione sulla prima banalità, oppure si pone sulla difensiva. Si tratta di colui che non ha bisogno di parlare con nessuno perché non crede nella psicologia, e non argomenta ulteriormente perché tanto “se sei psicologo sai già cosa sto pensando”.


Su un’altra questione resto perplessa: in alcuni casi quando dici che ti occupi di salute mentale stai parlando, guarda caso, con uno psicologo mancato. Sfortunatamente non tutti hanno potuto realizzare il sogno nel cassetto, mi è capitato di parlare con persone che purtroppo hanno dovuto fare altre scelte. Qualcuno ha mantenuto alto l’interesse per la materia, e anche se svolge un altro mestiere, si documenta e legge di tutto sull'argomento.
Tuttavia mi incuriosiscono particolarmente quei casi limite che da una parte descrivono una frustrante situazione professionale inserita in una dura routine quotidiana, e dall’altra parte lasciano intendere di essere a conoscenza dell’algoritmo del benessere perché, pare, i problemi se li risolvano da sé.
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Si scorge un po’ di soddisfazione quando l’interlocutore approva il tuo lavoro, ti accoglie con ammirazione ed effettivamente riconosce che è una professione dignitosa come tutte le altre. E’ una sensazione di sollievo così intensa e rara che appena ne assapori il piacere l’altro ti serve la battuta –originalissima tra l’altro- che invita la moglie, o il marito, a fare un tagliando al cervello. Tutto svanisce improvvisamente, a commentare l’accaduto restano solo le espressioni allucinate.

Inoltre è piuttosto diffusa la pretesa di farsi istruire su come far cambiare idea a qualcuno su qualcosa, una sorta di “bacchetta magica” presa in prestito per manipolare il prossimo. Si desidera una “pillola di saggezza” che possa risolvere all’istante una vita complessa.
Sorpresa! Lo psicologo non pronuncia incantesimi, e soprattutto non impone niente a nessuno, come potrebbe quindi insegnare ad imporsi? Non è questa la scienza che impariamo con anni di fatica.

Si, la psicologia è scienza. Per chi la ama è la migliore che ci sia, anche se a volte isola come niente altro è in grado di fare, nonostante lo psicologo abbia bisogno di stare tra le persone, osservare la società e le relazioni.
Osservo e ascolto tutto ciò che mi circonda e il senso di solitudine è difficilmente spiegabile, perché da fuori non si vede. Il telefono squilla, le serate in compagnia non mancano, il punto è trovare un non collega che ascolta noi, con dubbi annessi e connessi. In questa professione regna la costante minaccia di rimanere schiacciato tra le parole di amici e conoscenti costantemente incastrati nelle mille difficoltà della vita, e poi non si sa né come e né se le affronteranno. Mi chiedo: chi ascolta i nostri momenti neri? Perché vi svelo un altro segreto: ce li abbiamo.

La sensazione è quella di aver sbagliato proprio tutto, a partire dalla scelta del corso universitario, e la cosa più difficile è trovare qualcuno ascolti te e che ti accolga per quello che sei: un essere umano senza sfere di cristallo al seguito, ma con il naturale bisogno di confrontarsi con gli altri, la libertà di poter chiedere un semplice consiglio a un amico o a chiunque altro che non sia un collega, senza che il tuo lavoro venga strumentalizzato contro di te. Se lo psicologo ha un dubbio, figuriamoci gli altri. Mi chiedo quanti pregiudizi, credenze e aspettative verranno ancora riservati a questa figura professionale. Solo una cosa posso affermare con sicurezza: ogni psicologo che ho conosciuto è fiero del proprio percorso formativo, e non vorrebbe mai cambiare mestiere.

Immagini tratte da:
Immagine 1 da
wayhomestudio da freepik
Immagine 2 da John Hain da Pixabay

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