di Enrica Manni A chi non è capitato, prima di un esame, di una partenza, di una riunione importante di sentire come improrogabile il bisogno di andare in bagno a fare la pipì? É una necessità, questa, piuttosto diffusa e frequente, ma perché si presenta nei momenti meno opportuni? In condizioni di tranquilla normalità la vescica si configura come un “recipiente”, pronto a raccogliere tutta l’urina prodotta dai reni fino a una capienza massima di circa 473 ml (corrispondenti grossomodo a due tazze). Lo sfintere esterno è un muscolo che serve a impedire la minzione continua e incontrollata, rigorosamente contratto, proprio per evitare che ci siano delle perdite di urina indesiderate. Quando però la nostra vescica si rende conto di non poter accumulare oltre, il riempimento provoca l’attivazione dei recettori di distensione presenti nella parete vescicale; successivamente, attraverso le fibre afferenti del midollo spinale, vengono attivate delle fibre nervose parasimpatiche (vegetative) che determinano un rilassamento del muscolo otturatore esterno dell’uretra e la contrazione del muscolo detrusore della vescica. Questo muscolo, formato da muscolatura liscia, è quello che sovraintende allo svuotamento vescicale. Il processo minzionale può anche essere controllato volontariamente, grazie al collegamento neuronale con il tronco encefalico superiore e con la corteccia cerebrale, attraverso il midollo spinale. Per poter sviluppare la capacità di continenza, l’uomo deve necessariamente essere in grado di controllare volontariamente la minzione. In una condizione di forte stress psico-fisico l’intero organismo è spinto a creare delle condizioni di maggiore vigilanza e prontezza di riflessi determinando effetti fisici, come l’aumento del battito cardiaco, la dilatazione delle pupille, l’aumento della sudorazione e l’accelerazione del metabolismo al fine di produrre più energia. Tale condizione, notoriamente conosciuta come di “attacco e fuga”, suggerisce al corpo la necessità di una reazione immediata; per fronteggiarla vengono rilasciate grandi quantità di adrenalina. Tale stress può avere un'origine fisica e verificarsi, ad esempio, in seguito a traumi, incidenti, emorragie o ustioni, esposizione a freddo intenso, ma anche semplicemente dopo uno sforzo fisico prolungato e un allenamento sportivo particolarmente impegnativo; oppure la fonte potrebbe essere psicologica: una grande paura, un attacco di panico, una gioia intensa. L’adrenalina, in ogni caso, è un ormone appartenente alla famiglia delle catecolammine (derivanti dall’amminoacido tirosina), prodotto in grande quantità dalle ghiandole surrenali. Tale ormone fa aumentare la pressione sistolica e diminuire quella diastolica, così da irrorare di sangue in modo più copioso i muscoli, le pelle e i reni. Così facendo potrebbe aumentare la produzione di urina da parte dei reni e, al tempo stesso, trasmettere all’encefalo uno stimolo più urgente del solito (tramite la trasmissione sinaptica precedentemente citata). Si è evidenziata, inoltre, la probabilità che la tensione muscolare diffusa, anch’essa tipica delle condizioni di forte impatto emotivo, possa generare una contrazione (per quanto indesiderata) della muscolatura vescicale, rendendo impellente la necessità di correre in bagno. Per questa ragione, nel caso estremo in cui non lo si possa fare, è assolutamente necessario e auspicabile cercare di rilassare tutti i muscoli del corpo, distraendosi e distogliendo la mente dal pensiero, che è la fonte primaria dello stress psico-fisico. Immagini tratte da: La difficoltà del trattenere uno stimolo: https://www.youtube.com/watch?v=XTyWATSR7sU Controllo nervoso della minzione: https://www.ialuril.ch/it/tratto-urogenitale/tratto-urogenitale/
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di Pietro Spataro AMOC, acronimo di Atlantic meridional overturning circulation, è un tratto della più ampia “corrente oceanica profonda”, anche detta Circolazione Termoalina. La Circolazione Termoalina è il movimento, su scala planetaria, di masse d’acqua a diversa densità lungo un grande nastro trasportatore. Questo è dovuto alle differenze in temperatura e salinità delle masse stesse. Il percorso della AMOC può essere descritto in questo modo: nei pressi della Groenlandia e dell’Islanda, masse d’acqua fredde e molto salate (a causa della formazione del ghiaccio marino) sprofondano e si dirigono verso sud. Qui, raggiungono le calde acque della corrente del Golfo dove, dopo essersi mescolate, cambiano traiettoria viaggiando verso l’Europa. Il percorso si divide poi in due rami con un primo che si dirige a sud formando la corrente delle Canarie e un secondo che si muove verso nord, lungo le coste europee, per poi raffreddarsi nuovamente nell’artico e tornare verso sud. È ormai appurata l’importanza della AMOC come pista di redistribuzione del calore a carattere emisferico. L’AMOC è però un sistema a dir poco complesso e necessita di un delicato bilancio di salinità e temperatura delle acque per funzionare. Per questo motivo risulta uno dei sistemi più instabili del pianeta e, al tempo stesso, uno dei più importanti. Sembra infatti aver avuto una parte rilevante durante gli sconvolgimenti climatici che sono avvenuti da almeno 2,6 milioni di anni ad oggi. Alcuni lavori imputano all’indebolimento di questo sistema non solo variazioni climatiche all’interno della regione atlantica ma anche lo spostamento verso sud della fascia delle precipitazioni tropicali e il riscaldamento dell’Oceano Meridionale. Studi paleoclimatici hanno dimostrato come fasi di indebolimento della AMOC hanno portato al raffreddamento della regione europea e all’aumento dell’aridità nelle aree mediterranee. Questo indebolimento sembra imputabile al mescolamento delle acque con masse freddo-dolci originate dallo scioglimento delle calotte glaciali alle alte latitudini. Per questo motivo risulta di primaria importanza comprendere se il Global Warming e il conseguente scioglimento delle calotte glaciali presenti all’emisfero nord possano influire sul sistema AMOC e, in tal caso, quali potrebbero essere gli effetti sul clima. Due articoli, usciti negli scorsi giorni sulla prestigiosa rivista Nature, mostrano come dal 1850 si sia sviluppato un significativo rallentamento delle AMOC (circa il 15%), il più importante da 1600 anni; rallentamento forse imputabile proprio al Global Warming. Quali siano e saranno gli effetti di tale rallentamento non sono però chiari. Su questo argomento l’IPCC (Intergovernmental pannel on climate change), gruppo di ricerca creato dalle Nazioni Unite per studiare il riscaldamento globale, afferma all’interno del 5° report (AR5) datato al 2014 che una brusca interruzione della AMOC sia poco probabile all’interno di questo secolo. È però stato più volte evidenziato come questa affermazione non sia supportata da adeguati studi scientifici e che buona parte di quest’ultimi invece potrebbero mostrare il contrario. Per questo motivo lo studio delle fluttuazioni della AMOC sia passate che presenti risulta di primaria importanza nella comprensione del clima e nella previsione delle variazioni climatiche future, quindi: “Work in Progress!”. Immagini tratte da: https://it.wikipedia.org/wiki/Circolazione_termoalina https://en.wikipedia.org/wiki/Atlantic_meridional_overturning_circulation di Enrica Manni ![]() L’elettrocardiogramma è un esame diagnostico estremamente diffuso e assolutamente non invasivo che valuta l’attività elettrica del cuore. Il principio su cui si basa è perfettamente fisiologico: gli impulsi nel miocardio portano a delle differenze di potenziale che possono essere registrate da elettrodi sulla superficie corporea. Negli ultimi anni è diventato indispensabile non solamente per i pazienti ipertesi o cardiopatici, ma anche per chi desidera semplicemente svolgere attività fisica, perfino per quella non agonistica. Ci si reca in ospedale o dal proprio medico di famiglia, lo si fa eseguire e poi, naturalmente, ci si attiene al referto del cardiologo, ma cosa si “nasconde” dietro quelle onde ormai così “familiari”? Perché l’elettrocardiografo disegna delle onde? Normalmente, in condizioni fisiologiche le fibre muscolari sono caratterizzate da una prevalenza di cariche negative all’interno e positive, per contro, esternamente, a bilanciare il potenziale interno negativo. Quando tuttavia una cellula muscolare viene investita da un potenziale d’azione si depolarizzerà, ovvero vedrà un repentino ingresso di cariche positive all’interno che ribalteranno l’equilibrio in cui si trovava fino a qualche millisecondo prima. Questa depolarizzazione però, com’è facilmente intuibile, non avverrà in tutti i punti della fibra contemporaneamente, quindi, collegando due elettrodi a parti opposte della fibra si rileverà attraverso un’apposita strumentazione una differenza in otenziale che si configura graficamente come un’onda: sarà rivolta verso l’alto nel caso in cui l’area caratterizzata da positività di cariche sia collegata al terminale positivo del rilevatore, al contrario avremo un’onda rivolta verso il basso se l’area positiva si troverà a contatto con l’elettrodo connesso al polo negativo dello stesso. La lettura di un ECG può risultare piuttosto difficile per chi non si occupa di medicina, però attraverso alcune indicazioni ci si potrebbe fare un’idea, per quanto grossolana, di cosa sia normale e cosa invece venga considerato anomalo. Un ECG normale è costituito da:
La frequenza del battito cardiaco può facilmente essere ricavata dall’ECG: intendiamo con frequenza il tempo che intercorre fra due contrazioni ventricolari successive, quindi praticamente stiamo parlando della distanza fra due onde R successive. L’intervallo fisiologico fra due complessi QRS in un adulto dovrebbe essere 0.83 sec che corrisponde a una frequenza di 60/ 0,83 volte al minuto, ovvero 72 battiti/min. Con il termine di tachicardia (da tacus e kardia= cuore veloce) intendiamo un cuore che raggiunge una frequenza cardiaca di 100 o più battiti/min. Il tracciato elettrocardiografico mostra complessi QRS molto vicini fra loro. Al contrario, indichiamo con bradicardia (barus-kardia=cuore lento) una frequenza cardiaca di molto inferiore ai 60 battiti/min; l’ECG ci mostrerà complessi QRS molto distanziati fra loro. I problemi cardiaci nei quali l’elettrocardiogramma svolge un ruolo fondamentale, tuttavia, non sono unicamente i problemi del ritmo, ma includono anche angina pectoris, aritmie, disturbi della conduzione, infarto del miocardio, malattie delle valvole cardiache, scompenso cardiaco e per ciascuna di esse il tracciato mostra delle alterazioni, delle particolarità che le rende riconoscibili… quantomeno agli occhi di un cardiologo! Immagini tratte da: https://www.cere1967.it/2016/06/16/limportanza-dellelettrocardiogramma/ Foto dell’autore https://www.youtube.com/watch?v=y4LvGGL6dbc |
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Ottobre 2022
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