IL TERMOPOLIO
  • Home
  • Rubriche
  • Cookie
  • Chi siamo

22/8/2018

Cosa succede quando ci feriamo?

0 Commenti

Read Now
 
di Enrica Manni
Foto
Tagliarsi accidentalmente è piuttosto comune
​Procurarsi piccoli tagli accidentali è un evento piuttosto frequente nelle nostre giornate: possiamo tagliarci mentre facciamo la barba, oppure con dei fogli di carta o dei biglietti del treno; può succedere di ferirsi, molto banalmente, mentre si cucina; ma cosa accade esattamente nel nostro corpo nel momento in cui ci facciamo male?
Per prima cosa, se il taglio non è molto profondo nei primi secondi non uscirà nulla dalla ferita, perché verrà messa in atto una pronta vasocostrizione per impedire la perdita di sangue, ma questo effetto non durerà molto: dopo i primi secondi il sangue inizierà a uscire ugualmente, quasi come un fiume in piena, e allo stesso tempo i microbi presenti sulla superficie dell’oggetto con cui ci si è procurati la lesione tenderanno, al contrario, ad entrare. Per questo è molto importante disinfettare accuratamente la cute in corrispondenza della lesione, pulire bene la ferita anche avvalendosi, se necessario, di aghi o pinzette sterili. Naturalmente, qualora il taglio fosse troppo profondo/esteso sarebbe opportuno rivolgersi al medico o al pronto soccorso più vicino.
Ma il nostro organismo come reagisce a una ferita? Innanzitutto inviando sul luogo della lesione un gran numero di cellule di difesa, in modo tale da arginare sul nascere l’eventuale infezione microbica che potrebbe provenire dall'ingresso dei microrganismi di cui abbiamo precedentemente parlato e poi, ovviamente, cercando di riparare il danno.
Il processo emostatico o riparativo serve, appunto, per creare un tappo, si parla infatti di tappo emostatico per arginare la fuoriuscita del sangue mentre l’organismo ripara la lesione, cosa che gli richiederà non poco tempo. Ciò che dà avvio al processo è la lesione vascolare perché, quando questo accade, il sangue verrà a contatto con qualcosa di diverso rispetto all’endotelio vascolare, la parete del vaso con cui è generalmente in contatto. Il processo può essere semplicisticamente diviso in diverse fasi:
  • Vasocostrizione, di cui abbiamo già brevemente parlato;
  • Adesione piastrinica: le piastrine, grandi protagoniste del processo riparativo, aderiscono al collagene che si trova al di sotto dell’endotelio che è stato danneggiato, avvalendosi di alcuni recettori presenti sulla loro superficie. Dopo aver aderito, la piastrina viene attivata e cambia forma, emette delle protrusioni e rilascia dei mediatori (ADP, Trombossano A2) che attivano altre piastrine;
  • Aggregazione piastrinica: il protagonista di questa fase cambia, diventando una integrina presente sulla superficie delle piastrine, la glicoproteina IIb/IIIa. Caratteristica delle integrine è quella di essere esposte ma inattive perché la loro forma non è consona al ruolo che saranno chiamate a svolgere. In questo caso saranno i mediatori liberati dalle piastrine a determinare un cambio conformazionale tale da renderle attive. A ponte fra le integrine di due piastrine differenti si porrà una molecola di fibrinogeno.
Foto
Fasi iniziali dell’emostasi primaria
Le fasi descritte costituiscono la cosiddetta EMOSTASI PRIMARIA. Questo però non è un buon tappo perché, soprattutto nelle zone caratterizzate da un forte flusso, può andare incontro a disaggregazione. È necessario dunque che alle fasi descritte finora ne segua un’altra, nota come COAGULAZIONE che porta alla costituzione del tappo definitivo mediante la conversione del fibrinogeno in fibrina. Questo è un processo che avviene in tre tappe: la proteolisi che prevede il distacco dalla molecola di fibrinogeno di due piccoli frammenti e la liberazione di due siti di legame corrispondenti a due “sporgenze” presenti sulla stessa molecola; la polimerizzazione spontanea per la quale i diversi monomeri di fibrina, per effetto della creazione di quei siti di legame, tendono a polimerizzare e  man mano formano una struttura che si allunga sempre di più; il cross-linking grazie al quale i legami di natura fisica, elettrostatica (e quindi abbastanza deboli) fra le molecole di fibrina vengono rafforzati da legami crociati. A questo punto non uscirà più sangue dalla ferita e quindi l’organismo può cominciare a riparare il tessuto danneggiato. Man mano che il processo riparativo viene svolto adeguatamente, il tappo emostatico deve esser rimosso attraverso l’ultima fase della FIBRINOLISI. Conclusa quella e riparato il vaso tutto torna alla normalità.
  
Immagini tratte da:
https://blog.helpling.it/consigli-per-pulire/rimuovere-macchie-colore-rosso/
https://www.centrobasile.it/news.asp?id_news=61
​

Share

0 Commenti



Lascia una Risposta.

Details

    Archivi

    Ottobre 2022
    Ottobre 2021
    Marzo 2021
    Gennaio 2021
    Ottobre 2020
    Settembre 2020
    Giugno 2020
    Marzo 2020
    Febbraio 2020
    Novembre 2019
    Agosto 2019
    Luglio 2019
    Aprile 2019
    Marzo 2019
    Febbraio 2019
    Gennaio 2019
    Dicembre 2018
    Novembre 2018
    Ottobre 2018
    Settembre 2018
    Agosto 2018
    Luglio 2018
    Giugno 2018
    Maggio 2018
    Aprile 2018
    Marzo 2018
    Febbraio 2018
    Gennaio 2018
    Dicembre 2017
    Novembre 2017
    Ottobre 2017
    Settembre 2017
    Agosto 2017
    Luglio 2017
    Giugno 2017
    Maggio 2017
    Aprile 2017
    Marzo 2017
    Febbraio 2017
    Gennaio 2017
    Dicembre 2016
    Novembre 2016
    Ottobre 2016
    Settembre 2016
    Agosto 2016
    Luglio 2016
    Giugno 2016
    Maggio 2016
    Aprile 2016
    Marzo 2016

    Categorie

    Tutti

    Feed RSS

Contatti:
  • Home
  • Rubriche
  • Cookie
  • Chi siamo