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6/6/2018

Emissioni negative

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di Pietro Spataro
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Qualche giorno fa ho ascoltato il discorso di un mio coetaneo che mi ha fatto pensare molto. Lui affermava di sentirsi apatico nei confronti del Cambiamento climatico, più estesamente si sentiva incapace di provare reale interesse, timore, frustrazione o voglia di agire di fronte al problema. A detta sua questa apatia derivava da una continua “informazione” riguardante quei “problemi che ci uccideranno tutti”. Per fare qualche esempio, tempo addietro si parlava spesso della futura mancanza di acqua e del pericolo che ne derivava, oppure del problema della riduzione dell’ozonosfera o buco dell’ozono che ci avrebbe letteralmente “fritto lentamente pelle e occhi”.
A renderlo ancora più scettico erano le parole di molti scienziati che affermavano frasi tipo “ormai il danno è fatto” o “a questo punto non si può tornare indietro” o, ancora, “l’Accordo di Parigi è una bufala e un progetto impossibile”.
Non è, quindi, difficile comprendere la sua apatia e la sua mancanza di interesse di fronte all’ennesimo problema. Da qui, la prima osservazione: la buona informazione può danneggiare quanto la cattiva.
L’accordo di Parigi, se vi ricordate, ha definito obiettivi di contenimento delle emissioni di gas serra e quindi di aumento globale delle temperature. Si parla di mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali.
L’azzeramento delle emissioni in pochi anni, affermazione già di per sé quasi fantascientifica, sarebbe sufficiente per rispettare l’Accordo? Fin qui il mio coetaneo ci aveva visto lungo, era informato, e quindi sapeva la risposta: NO.
Numerosi gruppi di ricerca hanno studiato a fondo nella questione e la risposta è che la riduzione a zero delle emissioni è un fattore necessario ma non sufficiente.
Siamo, a questo punto, tutti spacciati? Per ora no, perché entrano in gioco le famose “emissioni negative” e cioè la rimozione della CO2 dall’atmosfera.
Vista quindi la difficoltà di raggiungere almeno in tempi brevi l’emissione zero si necessita dell’avvio su scala globale di ingenti quantità di emissioni negative (negative non nel senso di dannose ma di segno matematico -).
Abbiamo un doppio lavoro da fare: modificare radicalmente l’attuale sistema energetico basato sul non-rinnovabile e decarbonizzare (non è una parolaccia e, anzi, deve diventare al più presto un “must” delle discussioni da bar) l’atmosfera dalla CO2 che ormai abbiamo già emesso.
L’interesse economico-tecnologico riguardante i metodi di rimozione della CO2 sta salendo esponenzialmente. Si parla sempre più di bioenergia con cattura e stoccaggio di carbonio (BECCS), rimboschimento e re-forestazione, cattura diretta di CO2 dall’atmosfera (DACCS), miglioramento degli agenti climatici, fertilizzazioni oceanica, biochar e sequestro del carbonio nel suolo.
Tanto c’è da fare e tanto ci sarebbe da dire ma oggi finiamo con una specie di slogan: la partita non è assolutamente persa.
 
Immagini tratte da:
 
https://www.bloomberg.com/view/articles/2016-10-26/magical-thinking-won-t-stop-climate-change

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