La settimana scorsa abbiamo parlato di glaciazioni e interglaciali per raccontare dei movimenti orbitali meno conosciuti del nostro pianeta. Ma come siamo venuti a conoscenza di tali periodi? Per poterlo spiegare dobbiamo necessariamente parlare dei Marine Isotope Stages, o semplicemente MIS.
Cominciamo quindi parlando della figura di un importantissimo scienziato, Cesare Emiliani.
Emiliani fu un geologo bolognese, naturalizzato statunitense che, senza troppe lusinghe, potremmo considerare il fondatore della paleo-oceanografia.
Nel ventesimo secolo le perforazioni per fini scientifici erano un must della ricerca geologica ed Emiliani sfruttò proprio i campioni di sedimenti marini acquisiti da tali perforazioni. Il suo lavoro si basò sull’analisi dei gusci di carbonato di calcio o calcite di particolarissimi organismi acquatici (marini e non) chiamati Foraminiferi. Questi organismi sono unicellulari, sono presenti nella massa d’acqua (planctonici) e sui fondali oceanici (bentonici); la loro unica cellula è fortemente protetta da un guscio carbonatico che loro sviluppano per tutta la vita e che alla loro morte rimane come unica traccia delle loro esistenza, all’interno degli stessi sedimenti marini che questi “carotieri” campionavano.
Emiliani fu il primo a sfruttare la chimica di tali gusci per ricreare un segnale continuo nel tempo delle variazioni climatiche che hanno ciclicamente imperversato sul pianeta Terra.
La curva prodotta da Emiliani (il cosiddetto segnale continuo) era, ora possiamo dirlo, molto poco precisa, ma mostrava grosse variazioni con intervalli e picchi più positivi e più negativi; dovendo differenziare tali intervalli decise di definire MIS1 l’attuale e di enumerare i successivi di conseguenza. Capì col tempo che tali variazioni erano dovute all’oscillazione delle temperature dell’acqua negli oceani campionati e al quantitativo di ghiacci presenti sulla Terra. Usando questa assunzione poté successivamente individuare periodi di tempo più caldi e più freddi dell’attuale, i freddi presero i numeri pari e i caldi i numeri dispari.
Con i successivi studi si è giunti alla conclusione che non tutti i MIS dispari sono veramente periodi interglaciali; alcuni, come il MIS3, non lo sono o, come il MIS5, lo sono solo in parte. A loro volta le glaciazioni possono essere individuabili in un MIS solo, come per esempio il MIS12, o come somma di più MIS: un esempio è l’ultima glaciazione individuabile come somma dei MIS2, 3 e 4.
Ancora una volta le cose si complicano, soprattutto se pensiamo che, per milioni di anni, il nostro pianeta non ha visto la presenza di calotte glaciali, che hanno cominciato a formarsi solo 35-40 milioni di anni fa con il raffreddamento del Continente Antartico. In tal senso dovremmo, da allora, considerarci in un’era glaciale al cui interno si sviluppano ciclicamente periodi glaciali ed interglaciali.
Ricapitolando, siamo in un periodo interglaciale all’interno di un’era glaciale. Emiliani, in tal senso, non fu che il fondatore di una ricerca scientifica tutt’ora in espansione a cui diede però un fondamentale contributo scientifico.
Quello che dobbiamo riconoscere a Emiliani, a successive generazioni di paleo-climatologi e a molti altri scienziati, è l’identificazione del pianeta quale sistema in continua evoluzione, un vero e proprio “organismo” con un suo “metabolismo”, su cui viviamo ma che non comprendiamo ancora a pieno.
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Immagine1 https://en.wikipedia.org/wiki/Cesare_Emiliani#/media/File:Cesare_Emiliani_in_the_early_1950s.jpg Immagine2 https://it.wikipedia.org/wiki/Foraminifera#/media/File:Benthic_foraminifera.jpg Immagine3/4 dispense personali Immagine5 http://moraymo.us/wp-content/uploads/2014/04/lr04stack_mis1.jpg
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Ottobre 2022
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