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27/3/2019

Il caffè: amico o nemico del nostro organismo?

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di Enrica Manni
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Il caffè: prevalgono gli effetti positivi o negativi?
Il principale componente del caffè è la caffeina che troviamo tuttavia anche nel tè, nella cioccolata nel cacao e nelle bevande energetiche. La caffeina inoltre viene aggiunta alle bevande gassate ed anche ad alcuni farmaci. Viene assorbita perfettamente per via orale, raggiungendo il suo picco plasmatico dopo circa 120 minuti. Si distribuisce rapidamente in tutti i tessuti corporei attraversando perfino la barriera ematoencefalica e la placenta. Può esser presente addirittura nel latte materno: per questa ragione bisogna raccomandare massima cautela alle donne in caso di gravidanza ed allattamento. L’eliminazione della caffeina dall’organismo avviene dopo metabolizzazione epatica, solo un 10% del totale assunto viene eliminato per via renale come caffeina immodificata. Bisogna sottolineare, inoltre, che l’assunzione di alcool o farmaci potrebbero prolungarne gli effetti; al contrario il fumo, accelerando il metabolismo epatico, li riduce
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Percentuale di caffeina nei cibi di uso più comune
La caffeina agisce sul metabolismo degli acidi grassi in due modi differenti: uno diretto ed uno indiretto. Da una parte, dunque, va direttamente a stimolare il catabolismo dei lipidi di riserva stoccati nel tessuto adiposo, dall’altra invece induce la secrezione di adrenalina da parte della midollare del surrene e l’adrenalina a sua volta si lega ai recettori per l’adenosina dislocati sulle cellule adipose e non solo. L’adrenalina, quindi, occupando il sito recettoriale per l’adenosina, esercita un’attività “antagonista” rispetto a quella dell’adenosina stessa. Il legame dell’adenosina con il suo recettore notoriamente deprime la lipolisi (la degradazione dei lipidi), mentre il legame dell’adrenalina porterebbe ad un incremento della stessa.
Con la sua azione sul metabolismo degli acidi grassi, la caffeina sembrerebbe avere anche un ruolo importante nel miglioramento della performance atletico-sportiva. Abbiamo detto infatti che la caffeina interviene sul metabolismo dei lipidi attivandone uno spiccato catabolismo e di conseguenza un’ossidazione degli acidi grassi. L’energia ricavata dall’ossidazione degli acidi grassi risparmierebbe il glicogeno muscolare ed epatico procrastinando in questo modo la manifestazione della sensazione di fatica.
La caffeina agisce inoltre aumentando l’eccitabilità motoneuronale. Si tratta di un meccanismo d’azione sempre indiretto e mediato dalla secrezione di adrenalina che ancora una volta occupa a livello del sistema nervoso centrale i siti recettoriali dell’adenosina. Il legame dell’adenosina con i suoi recettori determina rilassamento neuronale, al contrario il legame con l’adrenalina determinerà incremento nel trasporto di ioni all’interno delle miofibrille e facilitazione nella trasmissione nervosa. Gli effetti psicotropi sono controversi. Se si assumono meno di 500 mg di caffè al giorno si sperimenteranno esclusivamente effetti piacevoli quali l’aumento dello stato di veglia, di allerta, della capacità di concentrazione ed il miglioramento generico dell’efficienza fisica e mentale. Se si superano invece i 500 mg al giorno si manifesterà quello che viene comunemente definito caffeinismo e che è caratterizzato da stato ansioso, disturbi del sonno, cambiamenti dell’umore.
Sulla muscolatura scheletrica la caffeina ha effetto contrattile, stimolando il rilascio di Ca2+ nel reticolo sarcoplasmatico per interazione con i recettori rianodinici; la stimolazione di recettori analoghi presenti a livello cardiaco giustifica l’effetto cardiostimolante che, ad alte dosi può indurre tuttavia aritmia, tachicardia e fibrillazione ventricolare.
La caffeina è anche in grado di influenzare la pressione arteriosa perché bloccando i recettori adenosinici determina un aumento della resistenza vascolare: per ogni tazza di caffè la pressione sistolica aumenta di 0.8 mmHg, la diastolica di 0,5 mmHg.
Ulteriore conseguenza del blocco dei recettori adenosinici è l’effetto antidolorifico. La caffeina è in grado di ridurre il rilascio di mediatori dolorifici indotto dall’adenosina a livello delle terminazioni nervose ed è in grado di attivare le vie noradrenergiche con azione soppressiva del dolore.
A livello gastrico, infine, il caffè stimola la secrezione acida ed attiva la produzione di bile e la contrazione della colecisti pertanto, se assunto dopo il pasto, facilita la digestione. Andrebbe tuttavia sconsigliato ai pazienti affetti da gastrite o ulcera gastrica.
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Principali siti d’azione della caffeina
Immafini tratte da:
Il caffè: prevalgono gli effetti positivi o negativi? [https://gds.it/articoli/vita/2017/05/28/movimento-e-qualche-caffe-proteggono-la-fertilita-delluomo-8a18bb3b-62e9-4fb5-9e83-9a72fedc839d/]
Percentuale di caffeina nei cibi di uso più comune [https://ilfattoalimentare.it/caffeina-efsa-dossier.html]
Principali siti d’azione della caffeina [https://www.researchgate.net/figure/Caffeine-ingestion-has-acute-effects-on-numerous-body-systems-including-the-following_fig1_249646232]
 
 

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