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18/1/2017

Il Mesozoico

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​di Pietro Spataro
Continuando quello che possiamo considerare un romanzo a puntate che descrive la storia del pianeta terra vi parlerò, come vi avevo già anticipato due settimane fa, del Mesozoico.
Il Mesozoico come già sapete è classificato come un’Era che va da 145 milioni di anni fa a 66 milioni di anni fa (ricordatevi l’articolo sulla Scala dei tempi geologici).
La parola Mesozoico deriva dal greco, letteralmente “vita intermedia” e cioè una fauna intermedia tra Paleozoico e Cenozoico (in fondo all’articolo ne scopriremo il perché).
Prima di arrivare al Mesozoico, il continuo moto dei continenti aveva portato alla formazione di quel supercontinente che noi chiamiamo Pangea. All’inizio del Mesozoico però questo supercontinente comincia a frammentarsi dando vita in principio a due grossi blocchi, chiamati rispettivamente Gondwana e Laurasia.
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La figura mostra la paleogeografia triassica
L’Era mesozoica è, come sapete, suddivisa in Triassico, Giurassico e Cretaceo ed anche i meno interessati, essendo stati bambini, sanno che in questo lasso di tempo sulla Terra si aggiravano i dinosauri e che quest’era può essere anche chiamata era dei dinosauri; oggi però cercheremo di essere meno generalisti e parlare in modo più approfondito di un’Era davvero interessante.
Vi ho detto che in questo periodo abbiamo la fratturazione della Pangea: per rispondere alla domanda “e perché?” che vi frulla in testa basta dirvi che fu colpa dell’apertura di due oceani, la Tetide (un antico oceano che comincia a separare l’Africa dall’area indonesiana) e l’Oceano Atlantico che prima divide il Nordamerica dalla proto-Europa e poi il Sudamerica dall’Africa.
Detto questo dobbiamo assolutamente parlare di un visionario tedesco di cui avrete sicuramente sentito il nome, Alfred Wegener. Potremmo fantasticare su un signore che, seduto alla scrivania, intento ad osservare una carta del mondo ad un certo punto si alza in piedi e grida <Eureka!>. Non sarà sicuramente andata così, però Wegener aveva capito dalla forma dell’Africa e del Sudamerica che le due aree dovevano essere state, un tempo, attaccate.

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L’immagine mostra un’illustrazione di Wegener sullo spostamento che dovevano aver avuto i continenti
Il poveretto passò la vita a raccogliere prove per far capire agli scettici che aveva ragione: analizzò il tipo di rocce dei due continenti e le loro strutture geomorfologiche per dimostrarne la somiglianza; in ambito paleontologico ritrovò in entrambe le aree quattro forme fossili, una vegetale (Glossopteris) e tre animali (Mesosaurus, Cynogathus e Lystrosaurus). Anche se ritrovò queste prove non gli credettero e questo dipese dall’impossibilità di Wegener di spiegare come due continenti ora molto lontani fossero stati un tempo attaccati. 
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L’immagine mostra le aree di ritrovamento delle 4 forme fossili
Bisognerà aspettare gli studi oceanografici per scoprire che il colpevole è chiamato dorsale oceanica e per formulare la teoria della Tettonica a placche.
Dopo la crisi Permo-Triassica, che fece estinguere un elevatissimo numero di specie, lentamente le faune marine e terrestri si diversificano nuovamente, anche se, i precedenti livelli di biodiversità saranno raggiunti solo nel Cretacico e cioè 100 milioni di anni dopo.
I Trilobiti di cui avevo parlato nei precedenti articoli scompaiono mentre diventano abbondantissime negli oceani le ammoniti; insieme a queste tornano a diffondersi gasteropodi e cefalopodi, un cefalopode in particolare diviene abbondante, il Belemnite, caratterizzato da un rostro mineralizzato.
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L’immagine mostra il fossile di belmnite con il rostro
Per quanto riguarda la vegetazione le felci del Triassico si associano a sempre più abbondanti gimnosperme come la Cycas e il Gingko. Dovremo aspettare il Cretaceo superiore per avere la comparsa delle piante con fiori.
La fine del Mesozoico coincide con la fine del Cretaceo ed il passaggio al Paleogene, questo limite è caratterizzato da una delle Big Five (le cinque grandi estinzioni di massa) che porta alla scomparsa del 40-76% delle specie.
Qual è il motivo dell’estinzione di massa che porterà alla scomparsa di ammoniti, scogliere a rudiste e dinosauri?
Per rispondere alla domanda vi parlerò dell’ipotesi dell’impatto meteoritico che ha portato alla riorganizzazione faunistica del nostro pianeta.
Nel 1980 Alvarez esaminando una successione che doveva contenere il limite K/T (Cretaceo/Terziario) osservò un’elevata concentrazione di iridio, elemento traccia di impatti meteoritici. Ci si mise quindi alla ricerca del cratere prodotto da questo meteorite e nel 1991 si individuò nella Penisola dello Yucatan. La dimensione del cratere indica la collisione con un meteorite dal diametro di più di 10 km e che al momento del contatto doveva avere una velocità di circa 30 Km/s.
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L’immagine è in realtà una carta delle anomalie gravimetriche della penisola dello Yucatan mentre in bianco si può vedere la linea di costa
Immagini tratte da: 
- paleogeografia triassica: da Wikipedia Italia, Di Benoit Rochon - Image:Laurasia-Gondwana.png, Pubblico dominio, voce "Mesozoico"
- spostamento continenti, da Wikipedia Italia, Di Alfred Wegener - MPIZ Köln, Pubblico dominio, voce "Alfred Wegener"
​- fossile di belmnite, da Wikipedia Italia, Di Ra'ike (see also: de:Benutzer:Ra'ike) - Opera propria, CC BY-SA 3.0, voce "Belemnoidea"
​-anomalie gravimetriche, ​da Wikipedia Italia, Di USGS - http://soundwaves.usgs.gov/2003/05/meetings.html, Pubblico dominio, voce "Cratere di Chicxulub"

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1 Commento
Martina Callen
21/5/2017 02:25:30

La formazione dell'Oceano in geologia,non è causa di rottura di continenti,ma una conseguenza.Si frattura la crosta e si forma l'Oceano.

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