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17/10/2018

IPCC Special Report

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di Pietro Spataro
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​Avrete già avuto modo di leggere le notizie che riguardano il nuovo Special Report redatto dall’IPCC e pubblicato solo da pochi giorni. Oltre al consueto e corposo report aggiornato, il gruppo ha sviluppato un “Summary for Policymakers” e cioè un documento in cui possiamo trovare gli highlights del report. Il summary non permette però un’analisi completa del lavoro dell’IPCC e anzi permette l’estrapolazione di concetti di non facile comprensione che gli organi di stampa prima voracizzano e poi risputano secondo linee giornalistiche che tendono pericolosamente alla disinformazione.
Prima di passare a elencarvi il più oggettivamente possibile le cose scritte sul report vorrei partire dal presupposto che il report non nasce come ricerca scientifica ma solo come un approfondimento delle necessarie azioni diplomatico-finanziarie per il raggiungimento di obiettivi di politica-climatica quali per esempio l’Accordo di Parigi.
È doveroso osservare come alcune delle informazioni riportate all’interno del report non hanno un adeguato grado di accordo scientifico o semplicemente sono attualmente all’interno di (feroci) discussioni accademiche.
  • L’attività antropica a partire dalla rivoluzione industriale ha causato un riscaldamento. globale di 0,87°C, con valori di riscaldamento generalmente maggiori sulla terraferma rispetto al mare.
  • Il riscaldamento ha permesso l’aumento in frequenza e intensità di eventi climatici estremi.
  • Le attuali emissioni comporteranno un persistente aumento delle temperature con un trend di lungo periodo. È però improbabile che, a conti fatti, tale riscaldamento di lungo periodo possa raggiungere e superare la soglia di riscaldamento globale di 1,5°C (questo nel caso in cui le emissioni si interrompessero domani).
  • I rischi legati al global warming dipendono dal tasso di riscaldamento nel tempo, dall’area geografica, dal livello di sviluppo della località e dalla sua vulnerabilità. Abbiamo, secondo il report, un aumento di casi di caldo estremo alle medie latitudini, un aumento in intensità e frequenza dei nubifragi e di eventi siccitosi.
  • I modelli indicano come per il 2100 l’aumento del livello del mare rispetto al periodo 1984-2005 si troverà all’interno di un range tra 0,26 e 0,77 m per un riscaldamento globale di 1,5°C e tra 0,36 e 0,87 m per un riscaldamento di 2°C. A rischio abbiamo piccole isole, aree costiere e delta.
  • All’interno del modello di riscaldamento con soglia a 1,5°C il 4% delle terre emerse procederanno ad una rapida trasformazione dei propri ecosistemi e alla conseguente perdita del 6% del totale degli insetti, 8% di piante e 4% dei vertebrati. Al di sopra della soglia dei 2 °C sia i tassi di trasformazione degli ecosistemi sia i tassi di estinzione risultano raddoppiati.
  • Con 2 °C di riscaldamento avremo la perdita del 99% dei coralli oltre che un aumento dei rischi legati alla pesca e all’acquacoltura.
  • Il riscaldamento globale produce una riduzione netta delle rese di mais, riso, frumento e altri cereali.
  • Per limitare il riscaldamento al di sotto dei 2°C è necessario ridurre le emissioni di CO2 almeno del 20% entro il 2030 e raggiungere lo 0 delle emissioni nette entro il 2075.
  • Per limitare il riscaldamento globale sotto gli 1,5°C è necessario che entro il 2050 tra il 70 e l’80% dell’energia derivi da fonti rinnovabili, con emissioni industriali ridotte del 75-90% .
  • Nel tentativo di mantenere le temperature di riscaldamento al di sotto di 1,5°C si deve progettare la conversione di 8 milioni di km2 di pascoli e 5 milioni di km2 di terreni coltivati in 7 milioni di km2 di terreni destinati alle colture energetiche e i restanti (1-10 km2) alla riforestazione.
  • Per l’obiettivo “1,5” si ipotizzano investimenti nell’ordine di 900 miliardi. Indispensabile che una parte di questi vada nello studio di strumenti e processi atti a rimuovere la CO2 dall’atmosfera e dall’idrosfera.
  • Si osserva la stretta connessione tra global warming, sviluppo sostenibile e sforzi per sradicare la povertà. In quest’ottica estrema importanza viene riservate agli “United Nations Sustainable Development Goals” o SDGs.
 
Immagini tratte da:
https://public.wmo.int/en/media/press-release/understanding-ipcc-special-report-15°c-global-warming.

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