di Pietro Spataro Parliamo di un argomento alquanto spinoso, vi va? Ecco a voi: la fusione dei ghiacci antartici. Come avrete potuto capire dai miei passati post, sono un assoluto sostenitore dell’esistenza e dell’importanza del surriscaldamento globale, ciò però non mi rende un catastrofista di professione. Per questo motivo tenterò di parlarvi, in modo più critico possibile, di due articoli recenti: “Mass balance of the Antarctic Ice Sheet from 1992 to 2017”, uscito su Nature, e “Ice loss in Antarctica is increasingly contributing to global sea level rise”, postato sul portale Eurkalert. Essi ci mostrano dei numeri da far girare la testa: l’Antartide avrebbe perso 76 milioni di tonnellate di ghiaccio ogni anno per il periodo tra il 1992 e il 2012 mentre tra il 2012 e il 2017 la perdita si sarebbe triplicata raggiungendo i 219 milioni di tonnellate di ghiaccio perso ogni anno. Nei 25 anni analizzati la perdita di ghiaccio avrebbe permesso una risalita globale del livello del mare di circa 8 mm. Quello che questi lavori hanno fatto dimenticare sono i valori estremamente positivi degli attuali tassi d’accumulo della neve all’interno del Continente Antartico. Ecco qui, allora, un lavoro datato al 2015 e pubblicato sul Journal of Glaciology intitolato “Mass gains of the Antarctic ice sheet exceed losses” che ci mostra come i tassi d’accumulo eccedono i tassi di perdita del ghiaccio, determinando quindi un bilancio positivo di crescita dei ghiacci. La differenza, secondo questo lavoro, è di circa +82 milioni di tonnellate annue durante il quinquennio 2003-2008 mentre tra il 1992 e il 2001 la differenza era di +112 milioni di tonnellate annue. Quanto detto è totalmente in disaccordo con i lavori recenti sopracitati, ridisegnando l’Antartide come un luogo che tampona, invece che aiutare, la risalita del livello del mare. Questo ci dimostra la difficoltà di calcolare con precisione, mediante l’uso dei satelliti, le piccole variazioni altitudinali e i movimenti dei ghiacciai di una regione veramente vastissima. Altri dati che stridono con i più recenti lavori sono i volumi record del ghiaccio marino invernale al largo del Continente Antartico tra il 2012 ed il 2014. Proprio gli anni nei quali i valori di perdita di ghiacci triplicano. Quello che voglio far capire con questo articolo è che il catastrofismo fa notizia ma risulta troppo semplicistico soprattutto se si parla di un’area così difficile da analizzare. L’Antartico insieme all’Artico, giocano un ruolo fondamentale come veri e proprio condizionatori per il pianeta. Sono inoltre le regioni che maggiormente vengono colpite dal riscaldamento globale e in questo senso l’Artico ci mostra, come da manuale, una continua e sempre più rapida perdita dei ghiacci. L’attività dell’Antartico non è però altrettanto semplice da spiegare, i suoi ghiacci non si contraggono con l’aumento delle temperature globali e tantomeno non si espandono seguendo un modello tipo “altalena climatica”. Capire quali sono i rapporti in gioco tra Artico e Antartico e quali sono i fattori in gioco che determinano l’attività glaciale Antartica sembrano di primaria importanza nella comprensione delle evoluzioni climatiche presenti e future a scala planetaria. Immagini tratte da: https://www.nasa.gov/press-release/nasa-study-shows-antarctica-s-larsen-b-ice-shelf-nearing-its-final-act https://www.nasa.gov/content/goddard/antarctic-sea-ice-reaches-new-record-maximum
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Ottobre 2022
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