Tempo fa un professore mostrò, a me e ai miei compagni, un lavoro scritto da un certo Rockström dell’Università di Stoccolma che, interpellando un grosso numero di altri eminenti scienziati, intendeva individuare le soglie che non devono essere superate se non si vuole raggiungere quel famoso “punto di non ritorno” oltre il quale il pianeta non potrebbe più sopportare l’attività antropica. Ma da dove partiamo? Potremmo partire dicendo che il nostro pianeta è in una fase di stabilità che ha permesso all’essere umano di prosperare per circa 10.000 anni. Il pianeta Terra lavora come un regolatore naturale che riesce a contrastare gli eventi che provano a minarne la stabilità.
Grazie a questo le temperature sono rimaste quasi costanti da 10 mila anni a questa parte, si è mantenuta una buona riserva di acqua dolce e l’attività meteorologica non si è mai dimostrata troppo terrificante. Attualmente l’uso di combustibili fossili, l’agricoltura industriale e l’attività umana potrebbero danneggiare questo sistema. L’idea del lavoro mostratomi dal mio professore era capire quali erano “i limiti dell’attività antropica” per sapere se abbiamo già intaccato irrimediabilmente il sistema Terra. Il lavoro, datato a meno di un decennio fa, individuava nove processi ai quali risulta essere indispensabile il calcolo dei limiti dell’attività umana sull’ambiente.
I nove processi sono: cambiamento climatico, acidificazione degli oceani, degradazione dello strato di ozono, interferenza umana con i cicli naturali di azoto e fosforo, sfruttamento di acque dolci, uso del suolo, perdita di biodiversità, inquinamento chimico e carico di polveri fini in atmosfera.
Invito quindi tutti a dare un’occhiata, magari anche a tempo perso, a questi nove pericolosi processi. Come mostra l’immagine, questi scienziati indicarono solo 3 processi ormai fuori dal controllo stabilizzatore del pianeta Terra: cambiamento climatico, ciclo dell’azoto e perdita di biodiversità. Per quanto riguarda il cambiamento climatico, abbiamo già visto come la concentrazione di CO2 in atmosfera risulti fuori scala rispetto ai valori degli ultimi milioni di anni (attualmente la molecola sembra aver raggiunto le 400 parti per milione o ppm in atmosfera). L’estinzione delle specie risulta essere un processo naturale che esula dall’attività umana, i ricercatori hanno però calcolato quello che potrebbe essere il tasso annuale di estinzioni naturali. Comparandolo al tasso di estinzione dell’ultimo migliaio di anni hanno mostrato come i tassi di scomparse attuali risultino essere dalle 100 alle 1000 volte più rapidi. La colpa di questo incremento è quindi ricaduta sull’attività umana: la conversione da ecosistemi naturali ad aree destinate ad attività agricola o urbana, l’aumento del numero degli incendi e l’introduzione in ecosistemi naturali di nuove specie sono tra i motivi più importanti. L'azoto è un importante fertilizzante naturale che si trova in grosse quantità nell’aria e nei suoli. Si intende ciclo dell’azoto il processo che sposta questo elemento dall’aria al suolo alle piante, per poi tornare all’aria. Lo sviluppo agricolo e la richiesta alimentare di 7,5 miliardi di persone hanno aumentato il fabbisogno mondiale di fertilizzanti. Per rispondere all'aumento della richiesta sono stati studiati nuovi metodi di produzione, più veloci di quelli naturali. Nel caso dell'azoto, quest’ultimo viene prodotto a partire dagli atomi presenti in atmosfera. Ogni anno vengono convertiti circa 120 milioni di tonnellate di N2 atmosferico in fertilizzante, distruggendo quello che era il ciclo naturale dell’azoto stesso. Rockström con questo articolo intende mostrarci quello che potremmo definire lo “spazio operativo sicuro dell’umanità nella sua sopravvivenza sulla Terra”. Potremmo essere critici riguardo l’articolo, potremmo parlare di soglie valutate male o di processi che in questo articolo non vengono citati ma la cosa importante ritengo sia far capire che l'uomo, come abitante della Terra, non possa astenersi dal valutare criticamente sia le sue azioni passate sia quelle future. Immagini tratte da: nature.com
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Ottobre 2022
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