di Enrica Manni Il poster ufficiale del World Cancer Day La settimana scorsa c’è stato il World Cancer Day o giornata mondiale contro il cancro, un’occasione per incoraggiare la popolazione all’esecuzione degli screening, sensibilizzare sull’importanza della ricerca, fornire utili indicazioni su come condurre uno stile di vita il più sano possibile, su come affrontare la malattia o come supportare amici e familiari affetti.
Teoricamente un tumore altro non è che una proliferazione incontrollata di cellule del nostro corpo che, seguendo un processo graduale, perdono dapprima la capacità di andare incontro ad una fisiologica morte cellulare, acquisendo quindi l’immortalizzazione, poi iniziano a moltiplicarsi in maniera incontrollata, conducendo ad una proliferazione rilevante ed infine guadagnano la possibilità di superare la membrana basale ed invadere conseguentemente l’ambiente circostante, giungendo all’ultimo step dell’invasione. Naturalmente, nella cancerogenesi a tre stadi, i “gradini” non sono obbligatori: su 100 cellule immortali solo 20 diventano proliferanti e di queste 20 appena 1 o 2 invasive e questo, ovviamente, è un bene, è uno dei meccanismi di difesa del nostro corpo. Quando però tutti i controlli del corpo non funzionano ed il cancro riesce a generarsi e proliferare perché è così difficile eliminarlo? In molti infatti si domandano come sia possibile, nonostante negli ultimi anni si parli spesso di cancro e ricerca sul cancro, che non sia ancora stata trovata una cura efficace che possa debellare definitivamente il “male del secolo”. E’ molto semplice: con la parola cancro in realtà non indichiamo una singola malattia, ma un insieme di malattie che vanno innanzi tutto classificate sulla base dell’organo di origine (un cancro può essere al seno, al polmone, alla prostata etc…) e poi anche sulla base del tipo di cellule da cui derivano: esistono neoplasie epiteliali che quando sono maligne prendono generalmente il nome di carcinomi, neoplasie connettivali, neoplasie del sistema emolinfopoietico, neoplasie del tessuto nervoso. La cellula tumorale inoltre evolve nel tempo e talvolta diventa perfino resistente a ciò che inizialmente era risultato efficace. Il cancro è quindi un insieme di patologie complesse ed in evoluzione che rende molto difficile qualsiasi tipo di approccio terapeutico. Un’altra ragione per cui non si dispone ancora di terapie efficaci contro tutti i tumori è il lungo tempo necessario allo sviluppo di un nuovo farmaco e al suo ingresso in clinica. Un esempio è il caso di imatinib, noto con il nome commerciale di Gleevec, un farmaco introdotto nel 2001 che ha rivoluzionato il trattamento della leucemia mieloide cronica (LMC). Oggi, nella maggior parte dei casi, si riesce a guarire da questa malattia che prima dell’introduzione del farmaco era letale per quasi tutti i pazienti. La storia di imatinib parte però negli anni ’60 del secolo scorso quando un gruppo di ricercatori americani scoprì che nelle cellule del 98% dei pazienti affetti da LMC sul cromosoma 22 mancava una porzione di DNA, che poteva però esser ritrovato sul cromosoma 9 (fenomeno noto come “traslocazione”). Questo cromosoma anomalo venne chiamato cromosoma Philadelphia, dal nome della città americana dove fu scoperto. Questi primi studi aprirono la strada ad un secondo gruppo di ricercatori i quali compresero che proprio il cromosoma Philadelphia fosse alla base della produzione di un particolare enzima che stimola la proliferazione anomala delle cellule. Si iniziò quindi a lavorare sulla produzione di un inibitore di questo enzima giungendo infine all’individuazione di un composto appropriato dopo anni ed anni di sperimentazioni laboratoristiche, di studi sulla formulazione farmacologica, studi di farmacocinetica, screening tossicologici, per approdare solo nel giugno del 1998 all’avvio del primo studio clinico di fase I. Son serviti quasi 40 anni prima che il farmaco potesse essere utilizzato a ragion veduta sui pazienti. Non è così facile quindi introdurre un nuovo farmaco antitumorale perché ogni tumore ha cellule diverse che si comportano in modo diverso per cause ancora una volta diverse e a questo bisogna aggiungere che sono necessari anni prima che un farmaco ottenga l’approvazione all’uso sui pazienti. Inoltre gli investimenti nella ricerca per la cura del cancro, a livello globale, sono davvero ingenti e da questo punto di vista stupisce che queste malattie non siano ancora debellate, ma se si suddivide l’investimento tra le migliaia di tipi di cancro esistenti si scopre che a volte la ricerca su un singolo tipo di tumore può ricevere meno fondi di altre malattie meno gravi e meno letali. In conclusione, una “pillola magica” in grado di curare tutti i tipi di tumori non esisterà mai, per questo medici e ricercatori cercano tante soluzioni differenti al complicato e multiforme problema del cancro; per la stessa ragione la prima regola da seguire, quando si incontra un medico o una persona che promette di curare tutti i tipi di cancro con un singolo rimedio, è diffidare! Contro il cancro o, meglio, contro “i cancri”, bisogna continuare a investire nella migliore ricerca scientifica: https://www.airc.it/ Immagini tratte da: Il poster ufficiale del World Cancer Day [https://www.vexels.com/vectors/preview/137847/world-cancer-day-poster-design]
2 Commenti
Luisa
11/11/2019 13:06:10
Questo articolo destabilizza ogni speranza... possiamo solo aspettare la morte a braccia conserte.. bella roba...
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Tutte cose che si sanno,mettono in evidenza soltanto la scarsità dei risultati ottenuti finora, malgrado gli enormi investimenti nel settore,sia privati che pubblici. Siamo talmente indietro che ancora si usa la chemioterapia, altamente debilitante per il fisico e con effetti collaterali spesso devastanti. D'altra parte quando si pensa che il parametro medico fondamentale è "la sopravvivenza a 5 anni" non ci vuole molto a concludere che ancora oggi la maggior parte dei pazienti muore molto prima.
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