dello Psicologo Leandro Gentili Perché sorridiamo quando siamo nervosi? Come tutti sappiamo il sorriso appartiene ai momenti di felicità e benessere, perché allora lo sfoggiamo anche quando ci sentiamo a disagio e in imbarazzo? Non è un caso infatti che molte persone sorridono per mascherare situazioni imbarazzanti, persino quando l'ansia o la paura sono molto forti. RIdere nervosamente è una risposta riflessa a situazioni di potenziale minaccia, della quale non ci rendiamo pienamente conto se non quando ormai è già presente. Qual è l'origine di questo comportamento? Nel regno animale l'atto di mostrare i denti rappresenta generalmente un segnale di minaccia, si pensi per esempio ai cani o ai grandi felini che espongono le zanne per intimorire l'avversario. Tale comportamento prende il nome di fear grin e per diversi decenni si è pensato che il sorriso, tipico della specie umana, derivasse in linea evolutiva da quello dei primati. Gli scienziati hanno notato anche che alcune specie di scimmie scoprono i denti in segno di sottomissione piuttosto che di sfida, in questo modo riescono a evitare i conflitti nelle dispute tra membri del branco. Il sorriso può però assume significati e connotazioni diverse per noi umani: si sorride a una persona per salutarla e comunicarle che siamo felici di vederla, si sorride per stabilire un contatto amichevole, oppure per esprimere un'emozione di gioia, o per manifestare interesse. Insomma, quello che comunica è nella maggior parte dei casi che "va tutto bene, non sono una minaccia". Recenti ricerche (Davila-Ross et. al., 2015) hanno però confermato la presenza tra gli scimpanzé di un sorriso sociale molto simile a quello umano, qualitativamente diverso dal fear grin, ricostruendo in questo modo il legame evolutivo nel comportamento delle due specie. Il sorriso come negazione del pericolo Già Stanley Millgram nel suo famoso esperimento sull'obbedienza all'autorità ha evidenziato come i soggetti che si trovano a vivere situazioni di forte impatto emotivo e stress siano portati a sorridere o ridere nervosamente. Secondo questa tesi, il riso potrebbe costituire una forma di autodifesa volta a negare l'effettiva sgradevolezza e pericolosità delle circostanze alle quali non è possibile sottrarsi immediatamente. La funzione esorcizzante sarebbe confermata anche da Fritz Stack, il quale ha dimostrato che il sorriso è capace di stimolare il buon umore, in quanto la contrazione dei muscoli facciali viene interpretata dal cervello come segnale di felicità e, prescindendo dallo stimolo che l'ha generata, si sintonizza con stati d'animo più positivi. Semplificando molto, si può dire che sorridere mette di buon umore. Sembra dunque che ridere non sia un atto legato strettamente all'espressione di gioia o felicità, ma quanto più a convincere chi ci sta intorno che tutto vada bene. Il termostato sociale Nella teoria comunicativa delle emozioni si ipotizza che il sorriso non sia necessariamente legato all'espressione emotiva, ma piuttosto che venga impiegato come strumento regolatore dei rapporti sociali; grazie a esso è possibile infatti influenzare l'atteggiamento degli altri nei propri confronti e negoziare la qualità della relazione intrattenuta con l'interlocutore. La valenza sociale del sorriso è confermata anche da Ekman e Fernàndez-Dols, secondo i quali il nostro repertorio è ricco di quei comportamenti che hanno il preciso fine di garantire e conservare l'appartenenza al gruppo rendendoci più desiderabili, ben voluti e accettati. Per approfondire: Ekman Paul (2015). I volti della menzongna. Gli indizi dell'inganno nei rapporti interpersonali. Giunti Marsigli Nicola (2018). Stop all'Ansia sociale. Strategie per affrontare e gestire la timidezza. Centro Studi Erikson Milgram, S. (1963) Behavioral study of obedience. Journal of Abnormal Social Psychology, 67, 371–378. Psicologia del sorriso Chimpanzees can laugh and smile like us Why do we smile and laugh when we're terrified?
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Ottobre 2022
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