di Pietro Spataro Prendendo spunto dalla notizia di pochi giorni fa, uscita su Scientific Report (qui sotto solo un breve riassunto), voglio parlarvi degli Spheniscidae o più comunemente dei Pinguini e del rischio che stanno correndo. La notizia sopracitata, se non l'avete già letta in giro, riguarda la scoperta di una maxi colonia di pinguini di Adelia (Pygoscelis adeliae) all'interno dell'arcipelago delle Denger Islands dell'Oceano Antartico orientale. Il numero di esemplari, conteggiato mediante immagini satellitari prima a partire da Landsat (satellite gestito da NASA e US Geological Survey) e poi mediante satelliti commerciali, è da capogiro: circa 1,5 milioni di esemplari. Un numero così grande aumenta di molto il conteggio delle popolazioni odierne di questa specie a rischio di estinzione; mentre la comunità giornalistica fa festa, gli scienziati (zoologi e non) non sono altrettanto ottimisti. Le specie di pinguini che vivono in Antartide sono 5 e solo il numero di una di queste è aumentato. Non è però il numero attualmente esiguo di esemplari a spaventare gli esperti quanto la causa scatenante del suo decremento: le rapide trasformazioni degli habitat antartici. Un altro lavoro, stavolta pubblicato su Nature Climate Change, riguardante studi genomici sui Pinguini Reali (Aptenodytes patagonicus) ci mostra come questa specie (e probabilmente le altre) sia molto sensibile ai cambiamenti climatici e in particolare alle variazioni delle correnti oceaniche e alla posizione del ghiaccio marino. I poverini possono però spostarsi quando le condizioni si fanno difficili, l’ultima volta è capitato 20 mila anni fa. Sfortunatamente le isole sono poche, lo spostamento richiede energie e la perdita di una buona porzione della colonia. A peggiorare il tutto: le modifiche climatiche attuali sono antropiche e non naturali e le velocità relative sono molto maggiori. I pinguini sembrano sensibili allo spostamento del Fronte Polare Antartico (APF) poiché proprio la posizione dell'APF determina la localizzazione delle acque antartiche più ricche di nutrienti. Tali acque sono il sostentamento non solo dei pinguini ma di quasi tutti gli organismi dell'habitat antartico. La posizione dell'APF si sposta sempre più a sud, obbligando i pinguini a vere e proprie traversate per cacciare i pesci da portare ai piccoli che a loro volta rimangono sempre più a lungo isolati e vulnerabili. I minimi dell'APF ipotizzati per il 2100 non sembrano dare alternative ai poveri pinguini: se le nostre azioni di surriscaldamento non saranno interrotte a breve, possiamo solo sperare nelle capacità d'adattamento di queste magnifiche creature. Immagini tratte da: http://www.nationalgeographic.it/wallpaper/2016/06/30/foto/antartide_diminuzione_pinguini_riscaldamento_globale-3145532/1/ https://oceanwide-expeditions.com/to-do/wildlife/king-penguin
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Details
Archivi
Ottobre 2022
Categorie |