di Enrica Manni ![]() L’elettrocardiogramma è un esame diagnostico estremamente diffuso e assolutamente non invasivo che valuta l’attività elettrica del cuore. Il principio su cui si basa è perfettamente fisiologico: gli impulsi nel miocardio portano a delle differenze di potenziale che possono essere registrate da elettrodi sulla superficie corporea. Negli ultimi anni è diventato indispensabile non solamente per i pazienti ipertesi o cardiopatici, ma anche per chi desidera semplicemente svolgere attività fisica, perfino per quella non agonistica. Ci si reca in ospedale o dal proprio medico di famiglia, lo si fa eseguire e poi, naturalmente, ci si attiene al referto del cardiologo, ma cosa si “nasconde” dietro quelle onde ormai così “familiari”? Perché l’elettrocardiografo disegna delle onde? Normalmente, in condizioni fisiologiche le fibre muscolari sono caratterizzate da una prevalenza di cariche negative all’interno e positive, per contro, esternamente, a bilanciare il potenziale interno negativo. Quando tuttavia una cellula muscolare viene investita da un potenziale d’azione si depolarizzerà, ovvero vedrà un repentino ingresso di cariche positive all’interno che ribalteranno l’equilibrio in cui si trovava fino a qualche millisecondo prima. Questa depolarizzazione però, com’è facilmente intuibile, non avverrà in tutti i punti della fibra contemporaneamente, quindi, collegando due elettrodi a parti opposte della fibra si rileverà attraverso un’apposita strumentazione una differenza in otenziale che si configura graficamente come un’onda: sarà rivolta verso l’alto nel caso in cui l’area caratterizzata da positività di cariche sia collegata al terminale positivo del rilevatore, al contrario avremo un’onda rivolta verso il basso se l’area positiva si troverà a contatto con l’elettrodo connesso al polo negativo dello stesso. La lettura di un ECG può risultare piuttosto difficile per chi non si occupa di medicina, però attraverso alcune indicazioni ci si potrebbe fare un’idea, per quanto grossolana, di cosa sia normale e cosa invece venga considerato anomalo. Un ECG normale è costituito da:
La frequenza del battito cardiaco può facilmente essere ricavata dall’ECG: intendiamo con frequenza il tempo che intercorre fra due contrazioni ventricolari successive, quindi praticamente stiamo parlando della distanza fra due onde R successive. L’intervallo fisiologico fra due complessi QRS in un adulto dovrebbe essere 0.83 sec che corrisponde a una frequenza di 60/ 0,83 volte al minuto, ovvero 72 battiti/min. Con il termine di tachicardia (da tacus e kardia= cuore veloce) intendiamo un cuore che raggiunge una frequenza cardiaca di 100 o più battiti/min. Il tracciato elettrocardiografico mostra complessi QRS molto vicini fra loro. Al contrario, indichiamo con bradicardia (barus-kardia=cuore lento) una frequenza cardiaca di molto inferiore ai 60 battiti/min; l’ECG ci mostrerà complessi QRS molto distanziati fra loro. I problemi cardiaci nei quali l’elettrocardiogramma svolge un ruolo fondamentale, tuttavia, non sono unicamente i problemi del ritmo, ma includono anche angina pectoris, aritmie, disturbi della conduzione, infarto del miocardio, malattie delle valvole cardiache, scompenso cardiaco e per ciascuna di esse il tracciato mostra delle alterazioni, delle particolarità che le rende riconoscibili… quantomeno agli occhi di un cardiologo! Immagini tratte da: https://www.cere1967.it/2016/06/16/limportanza-dellelettrocardiogramma/ Foto dell’autore https://www.youtube.com/watch?v=y4LvGGL6dbc
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Ottobre 2022
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