di Pietro Spataro Quando parliamo di diritti per le donne possiamo anche parlare di scienza, in questo caso non parliamo di scienze naturali o mediche ma di scienze sociali, politiche ed economiche.
La gender-equality, termine inglese traducibile in “uguaglianza di genere”, è un termine tanto semplice quanto complesso, comprende al suo interno l’idea che entrambi i generi dovrebbero avere stessa dignità e stessi trattamenti. Il 35% delle donne sperimentano nella loro vita qualche forma di disuguaglianza, dal più semplice maschilismo per strada o al lavoro fino al fenomeno delle spose-bambine, all’FGM (Female Genital Mutilation), dal piede fasciato alle donne-giraffa e molti altri esempi. In quei paesi in cui è comune la pratica di disuguaglianza di genere la mortalità è tre volte maggiore, mentre restano sotto la media i valori di istruzione, sviluppo tecnologico e GNH (Gross National Happiness). Il tasso di uguaglianza di genere può essere usato come indice sociale data la sua relazione con miglioramento del settore lavorativo, oltre che con crescita economica e sviluppo di un paese. Per questo motivo all’interno dell’Agenda 2030, quel documento che individua i 17 obiettivi di sviluppo comuni a tutti i paesi delle nazioni unite a partire dalla sua sottoscrizione nel 2015 e fino al 2030, l’obiettivo numero 5 riguarda proprio il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e l’emancipazione del genere femminile. All’interno di tale punto, gli obiettivi delineati sono nove:
Perché a oggi nessun paese è ancora libero da queste problematiche? La risposta si ritrova all’interno delle “norme sociali”. Una norma sociale è una regola esplicita o implicita che riguarda la condotta dei membri all’interno di una società e raramente viene decisa a tavolino poiché si tratta di un risultato derivante dalle circostanze storiche della società stessa. Sono il risultato dei nostri modelli mentali e di come questi affliggono il nostro modo di percepire e interpretare tali percezioni mediante la costruzione di schemi (strutture cognitive) ed elaborati (schemi relativi ruoli sociali e stereotipi). Mediante questi, i nostri modelli mentali formano la nostra comprensione su cosa è giusto, naturale e possibile. Combattere queste norme sociali significa cambiare i nostri modelli mentali e talvolta questo risulta davvero complicato. Spesso per fare questo serve un approccio sociale non lineare poiché questi problemi risultano a loro volta distribuiti su più dimensioni con pratiche di adattamento, riorganizzazione e co-evoluzione con la società nella quale sono inseriti. Gli approcci utili per risolvere tali problematiche sono multidimensionali. Si passa dall’approccio legale mediante cui costruire norme giuridiche, all’economico con la costruzione di un vantaggioso processo costo-beneficio, al commerciale mediante la pubblicizzazione dei benefici e per finire al comportamentale che tenta di istituire nuove norme sociali da sostituire alle precedenti. La lotta alle scorrette norme sociali non è correlata solo all’eguaglianza di genere ma a un numero illimitato di pratiche quotidiane. La disuguaglianza di genere resta presente sia nei paesi più poveri che in quelli più ricchi e dimostra che c’è ancora molto lavoro da fare. Immagini tratte da: sdg-tracker.org
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Ottobre 2022
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