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18/7/2018

Xylella fastidiosa: facciamo chiarezza

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di Lorenza Mariggiò
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Di recente l’ex leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, ha pubblicato sul suo blog un articolo, a cura di Petra Reski e datato 1 luglio, in cui si legge chiaramente che la Xylella fastidiosa, un batterio che negli ultimi anni sta colpendo gli ulivi secolari della Puglia causando ingenti danni, “è una bufala”. Ovviamente ne sono scaturite polemiche alle quali sono intervenuti vari esponenti politici come l’ex Presidente della Regione Raffaele Fitto, il Commissario UE all’Agricoltura e Sviluppo Rurale Paolo de Castro e il Commissario UE alla Salute e alla Sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis. Ovviamente non siamo qui per parlare di polemiche o politica, ma di scienza. Cerchiamo allora di rispondere a qualche domanda.

Cosa è la Xylella fastidiosa?
 La Xylella fastidiosa è un batterio che vive e si riproduce nei vasi xilematici delle piante, ossia nei tessuti che hanno il compito di trasportare la linfa grezza, ricca di acqua e sali minerali, dalla radice alle foglie. Questo batterio è in grado di diffondersi rapidamente, a volte senza manifestare alterazioni nella pianta ospite. Vi sono numerose sottospecie che colpiscono diversi tipi di piante come gli agrumi, gli oleandri e le viti, ma una di esse, la Xylella fastidiosa sub. pauca, è quella responsabile del cosiddetto “complesso del disseccamento rapido dell’olivo” che sta colpendo la Puglia negli ultimi anni.
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​Come si manifesta?
Sebbene alcune piante non manifestino alcun sintomo, in altre una possibile avvisaglia è quella del disseccamento di parte delle foglie e dei rami. Il disseccamento è dovuto al fatto che il batterio crea un gel che ostruisce i vasi linfatici della pianta bloccandone il nutrimento. Proprio in mancanza di questo nutrimento, la pianta fatica a germogliare e crescere.

Come si diffonde?
Il vettore del batterio è un piccolo insetto lungo 12 mm, Philaenus spumarius, comunemente chiamato Sputacchina. Il suo nome deriva dal fatto che produce una schiuma protettiva, simile alla saliva, che aderisce alle piante erbacee in cui è solito vivere. Si nutre della linfa delle piante causando varie malattie. Per gli ulivi meno giovani, si è notato anche che la malattia viene aggravata da attacchi di larve della falena leopardo e infezioni fungine.
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Sputacchina 
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​Sputacchina nascosta dalla sua schiuma
Come si cura?
Al momento non esiste una cura alla malattia. L’unica misura adottata per bloccare la diffusione è stata quella di eliminare le piante erbacee vicine agli ulivi, di eradicare gli ulivi infetti (e ulivi sani in prossimità di quelli malati) e bruciarne i resti, in modo da creare una sorta di quarantena per gli ulivi considerati sani. Tutto ciò non sempre è sufficiente perché è difficile valutare quali sono gli ulivi infetti, dato che alcune piante non manifestano sintomi.
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Studi e pratiche effettuati:
Gli agricoltori non si sono arresi e hanno iniziato a trattare gli ulivi con la massima cura e costanza (attraverso trattamenti con zolfo in polvere e solfato di rame, arature assidue del terreno e potature di una certa entità) e in alcuni casi gli sforzi sono stati ripagati, anche se dal punto di vista scientifico bisogna aspettare un po’ per avere dei riscontri certi. Inoltre, sono stati finanziati dei progetti con i soldi della regione Puglia. Uno fra tutti è quello proposto nel 2015 dal primo cruster universitario TAPASS (Tecnologie Abilitanti per Produzioni Agroalimentari Sicure e Sostenibili) per la creazione di un mezzo biocompatibile da iniettare direttamente nella pianta per bloccare l’infezione, di cui attualmente non si hanno notizie.
Tuttavia è del 2018 uno studio effettuato da una collaborazione tra vari istituti di ricerca, come il Joint Research Centre europeo di Ispra, in provincia Varese, l’istituto per la protezione sostenibile delle piante del CNR di Bari e il Dipartimento di scienze del suolo, della pianta e degli alimenti dell’Università di Bari, e pubblicata su Nature Plants, in cui si illustra lo sviluppo di un sistema tecnologico che effettua delle riprese spettroscopiche da una piattaforma aerea. Queste riprese mettono in luce l’estensione delle aree in cui sono presenti piante malate, fin dai primi stadi dell’infezione, evidenziando anche gli ulivi senza alcun sintomo visibile ma che sono infetti dal batterio. Questo metodo, quindi, potrebbe essere rivoluzionario per contenere la diffusione della malattia.
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Ripresa aerea di un campo di Ulivi: in rosso tenue e verde quelli infetti
La malattia ha iniziato a diffondersi dal 2008 nella provincia di Lecce ed è man mano arrivata fino alla zona settentrionale della Puglia, causando innumerevoli danni. Non si hanno certezze a livello scientifico sulla gestione della malattia ma autorità competenti, agricoltori e ricercatori, con o senza risultati, cercano di trovare rimedi alla diffusione della Xylella fastidiosa per evitare di eradicare quegli alberi secolari, simbolo di rigenerazione, vita e forza.
 
Immagini tratte da:
https://www.corriere.it/cronache/18_maggio_14/xylella-milioni-ulivi-colpiti-un-miliardo-di-danni-fabb1620-56e1-11e8-8dce-9e466002592e.shtml?refresh_ce-cp
​
https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=45176526
 https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1117814
 https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=846208
 http://www.lescienze.it/news/2018/06/25/news/monitoraggio_contagio_xylella_aereo-4024840/

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