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2/9/2016

Max Verstappen: il golden boy che può risollevare le sorti di una Formula 1 in declino.

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di Marco Scialpi

Comunque vada a finire la stagione, il personaggio dell' anno per quanto concerne il circus della Formula1 sarà sicuramente Max Verstappen. Il giovane figlio d'arte della Red Bull ha totalmente rubato la scena ai colleghi da quando siede sulla vettura della casa madre.
Un mix di talento, determinazione ed una punta di arroganza e sfacciataggine che non si vedeva da tempo, forse dal primo Montoya, su Williams ad inizio millennio.
Caratteristiche che unite alla giovane età fanno del numero 33 una vera e propria manna dal cielo per la Formula 1. Mancando gli eroi del passato, capaci con i loro duelli leggendari di infiammare le folle ed ingolosire gli sponsor, la massima competizione automobilistica mondiale vive da diversi anni una fase di inesorabile declino. I tempi di Senna, Mansell, Prost, Schumacher ed Hakkinen sembrano lontani anni luce.
Il “prodotto” Formula 1 non è più appetibile come un tempo. Lo attestano il calo di presenze all’interno degli autodromi e soprattutto degli ascolti televisivi.
La Formula 1 “soporifera” dell’era post Schumacher è figlia di una serie di errori commessi dai vertici della federazione. Poteri politici ed economici hanno portato la massima espressione del motorsport ad una ricerca sfrenata dell’innovazione tecnologica. Questo ha inevitabilmente finito per ritorcersi contro lo spettaccolo stesso. Rapporti di forza sempre più determinati da aerodinamica e tecnologia piuttosto che dal puro talento del pilota sono costituiscono soltanto la punta dell'iceberg dei problemi attuali.
Toccato il fondo ci si preparava a scavare, quando il destino ha offerto alla Formula 1 l’opportunità di vedere uno spiraglio di luce. L’opportunità in questione ha le fattezze proprio di Max Verstappen, il potenziale fuoriclasse che da tempo mancava nel panorama delle 4 ruote.
Poco più di una stagione di apprendistato nella scuderia satellite della Toro Rosso, nata sulle ceneri della Minardi, è sufficiente alla Red Bull per fare una scelta tanto insolita quanto doverosa: dare fiducia al “ragazzino”, anche a discapito di piloti più esperti. A Barcellona la storia fa il suo corso: esordio con vittoria.
Record di precocità, che apparteneva ad Hamilton, demolito e lucciconi negli occhi dei nostalgici. Il Messia dei motori è tornato e ha deciso di reincarnarsi nel figlio di un pilota “normale” e di una pilota fenomenale. Max Verstappen è il prescelto, “The chosen one”. Proprio come Lebron James, indicato come unico in grado di avvicinare la leggenda di Michael Jordan. Verstappen è l’erede di Kaiser Schumi.
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Come il giovane Schumacher e come il giovane Senna. Verstappen è veloce ed è consapevole di esserlo. Nonostante i 18 anni si è messo al centro della scena col petto in fuori, in barba alla vecchia guardia. Sempre aggressivo e per questo propenso all’errore, ma tremendamente efficace. Attacchi e difese ai limiti del regolamento, non c’è Gp che passi senza che nel dopo gara non si parli di lui. Nel bene e nel male.
Dopo i fatti di Spa, però, Max Verstappen si trova di fatto tra l’incudine e il martello. Da una parte una federazione dichiaratamente (almeno nei fatti) al lavoro per portarlo al vertice il prima possibile. Dall’altra lo schieramento dei colleghi e di buona parte dell’opinione pubblica che comincia a trovarlo insopportabile, un po' quello che stava succedendo in Moto Gp con il compianto Simoncelli.
La storia della Formula 1 è ricca di casi più o meno simili a quello di Max Verstappen. Il giovane Ayrton Senna all’inizio della carriera fu “messo in riga” da Michele Alboreto. Il pilota italiano era consapevole di avere a che fare con un fuoriclasse come pochi altri, ma non per questo si tirò indietro quando ci fu da insegnargli certe regole non scritte. Dove non arrivarono le parole arrivarono le sportellate. Senna capì e i due diventarono persino amici. Che l’aver fatto un passo indietro non abbia condizionato la carriera di Senna è sotto gli occhi di tutti.
Lo stesso Senna catechizzò un certo Michael Schumacher in un celebre dialogo ripreso dalle tv di tutto il mondo. Lì per lì Schumi si comportò come il Verstappen odierno, ma col tempo apprese che a farla sporca son capaci tutti. Persino la rockstar Lewis Hamilton si giocò il mondiale all’esordio in Formula 1 per aver sfidato il già bicampione del mondo Fernando Alonso. In quel caso la faida interna alla McLaren si risolse a favore di Kimi Raikkonen su Ferrari, che beffò entrambi per un solo punto nel 2007.
In casa Red Bull sanno bene come funzionano le cose. Vettel e Webber per poco non consegnarono allo stesso modo il titolo ad Alonso nel 2010. Prendere coscienza della realtà in cui si vive e si lavora fa parte del processo di crescita di un uomo. Anche di un fenomeno come Verstappen. Un talento che non ha bisogno di spinte per emergere, proprio come quello dei piloti appena citati. E’ bene che al vertice delle Formula 1 se ne rendano conto in fretta. Prima che le ultime cartucce rimaste non vengano sparate a vuoto, o peggio contro se stessa.

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Immagini tratte
da www.gazzetta.it

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