L’arrivo degli imprenditori cinesi alla proprietà di Inter e Milan sta condizionando l’intero sistema calcistico italiano, dubbi, segreti e curiosità di due trattative che profumano d’oriente
Il Milan è semplicemente la squadra che per trent’anni ha rappresentato l’Italia nel mondo, vincendo, stupendo e rivoluzionando addirittura la storia del calcio globale. La storica rivale, che vive nella stessa città è l’Internazionale di Milano, più nota come Inter, storico club vincente che per anni ha vinto in lungo e in largo, sempre all’avanguardia e pronta a guerreggiare, un sinonimo di qualità dentro e fuori dal campo. Esempi di società impeccabili, protagoniste di una semi finale di champions passata alla storia, club che hanno avuto la fortuna di avere i migliori talenti e fuoriclasse del mondo oggi sono costrette a vivere un periodo di transizione, una nuova era sorge sulle sponde milanesi, un sole orientale si erge su Milanello e la Pinetina. Già, perchè entrambi i club sono stati acquistati da magnati cinesi.
A due mesi esatti dalla cessione dell’Inter al colosso Suning Holdings Group, che opera nel settore della vendita al dettaglio di elettrodomestici e prodotti elettronici, lo storico presidente del Milan ovvero Silvio Berlusconi ha deciso di vendere il suo amato club al fondo societario Sino Europe Sports. Mentre per la Milano nerazzurra è sempre stato chiaro il progetto di marketing e rivoluzione societaria messo in atto da Erik Thohir, primo vero presidente imprenditore approdato nella nostra serieA, i cugini rossoneri hanno incontrato parecchie difficoltà nel corso di questa cessione ed è ormai un tormentone il famigerato ‘’closing’’, ovvero il termine di scadenza che definisce l’aquisizione del club da parte degli investitori
I tifosi osservano perplessi e scettici una trattativa colma di dubbi, avvolta da grosse ombre e c’è addirittura chi lancia l’allarme, come la redazione del quotidiano finanziario Bloomberg, che sostiene che i cinesi avrebbero presentato un report della Bank of Jiangsu Co. falsificato e non confermato dalla stessa banca.
Fininvest, il gruppo che possiede la maggiorparte delle azioni rossonere smentisce dopo 48 ore ma le notizie nel frattempo rimbalzano da una parte all’altra del globo, attirando su questa rumorosa acquisizione una sorta di disillusione e infinita tristezza da parte del pubblico sportivo e dei suoi addetti ai lavori. Recentemente infatti i tifosi, gli appassionati di questo sport e non solo si sono chiesti come sia possibile che non ci sia un solo organo di controllo della nostra Lega Calcio capace di monitorare questi passaggi societari. Com’è possibile che ingenti somme di denaro non vengano tracciate con tutte le leggi anti riciclaggio che possediamo in Italia?
C’è chi sostiene ormai da anni che il nostro campionato sia in vendita da tempo, gli enormi debiti dei vari club ci hanno spinto sull’orlo del baratro, attirando l’attenzione di ricchi dirigenti e personaggi oscuri che decidono di acquistare in saldo club blasonati. Ma quali sono le vere intenzioni di questi uomini in giacca e cravatta? Sembra ormai evidente che la maggior parte di questi investitori compra solo per guadagnare il più possibile da quell’investimento, raggiunto lo scopo prefissato non hanno nessuna remora nell’abbandonare il club e salpare verso porti sicuri (Svizzera e Cayman tanto per citarne due).
Come faremo a fermare questo trend? É evidente ormai che il calcio sia malato, scandali e giri economici legati al mondo del crimine hanno infettatto il gioco più amato del pianeta e con molto rammarico i vecchi nostalgici si augurano che le cose possano tornare com’erano un tempo, quando contava solo il pallone in campo, quando bastava la giocata coraggiosa del campione a riempirti il cuore di gioia. Il Milan ha tempo fino a Gennaio per scoprire le carte in tavola, andrà in porto l’acquisizione? Gli ultimi sviluppi pare che diano ragione alla cordata cinese, che recentemente ha pure versato 80 milioni di caparra, come primo passo verso la chiusura della trattativa.
L’Inter dall’altra parte invece si prepara a fare sul serio, forte di un nuovo zoccolo duro societario capitanato da un presidente motivato e con tanta voglia di vincere. Ci auguriamo ovviamente che le due grandi nobili decadute del nostro amato campionato possano tornare a splendere molto presto. Il campo, l’unico che può dare un giudizio, l’unico che alla fine possiede il diritto di parola, sembra ci stia dicendo che i due club stiano per tornare ai loro livelli storici, non fuochi di paglia come gli anni precedenti, pieni di sconfitte e magre figure, nell’ombra un olandese intrepido, che non ha paura di combattere e un ex bomber campano col vizietto dell’aeroplano stanno lavorando duramente per restituire la dignità sportiva che manca da troppo tempo a queste due squadre.
Perchè sotto sotto, ogni romantico del calcio brama silenziosamente il ritorno di quegli scontri al cardiopalma, quelle sfide che ancora oggi popolano i nostri sogni. Vecchia signora sei stata avvisata, Milan e Inter sono pronte a riprendersi lo scettro e a contendersi il trono.
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Benvenuti alla Rubrica di Sport de IlTermopolio! Un appuntamento con risultati e presentazioni degli eventi di maggiore risonanza in Italia ed Europa come Oltreoceano, con i ritratti di campioni di oggi come allora, con la storia e le società alle loro spalle. Dal calcio al nuoto, dall'atletica ai motori, proveremo a soddisfare palati ed emozioni diverse, nell'anno in cui in Brasile si svolgerà la rassegna sportiva universale per eccellenza: le Olimpiadi. Dunque vi auguriamo buona lettura e tanta adrenalina con noi!
Enrico Esposito
Il Sindaco dice NO a Malagò ed è subito polemica
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Niente Olimpiadi a Roma nel 2024! Come fu per la possibile candidatura di Roma 2020, anche quella del 2024 è stata bocciata. Viene ritirata la candidatura della Capitale italiana. Il Sindaco di Roma Virginia Raggi la chiama una “candidatura irresponsabile” e dice: “No all’Olimpiade del mattone”, ricordando tutti gli sprechi di denaro pubblico sulle infrastrutture costruite per le Olimpiadi Invernali di Torino 2006 e dei mondiali di nuoto di Roma 2009 ed ora abbandonate e in disuso. Un “no” del Sindaco che ha origini fin dalla campagna elettorale per diventare primo cittadino di Roma: “Lo abbiamo detto con forza a giugno del 2015, in aula Giulio Cesare, lo abbiamo ribadito in campagna elettorale. Non abbiamo mai cambiato idea, anzi l'abbiamo rafforzata, non ipotechiamo il futuro di Roma e dell'Italia" .
Ricorda come ancora i cittadini italiani stiano pagando i debiti addirittura per l’Olimpiade di Roma nel lontano 1960: "Stiamo ancora pagando i debiti per gli espropri di Roma 1960. Non abbiamo nulla contro le Olimpiadi e contro lo sport ma non vogliamo che lo sport venga usato come pretesto per una nuova colata di cemento in città. Vengono fatte tante promesse in occasione delle Olimpiadi. Ci ricordiamo bene come sono andati i Mondiali di Nuoto, ci siamo ritrovati con impianti abbandonati, inutilizzati che restano come scheletri e gusci vuoti", le Olimpiadi sono un assegno in bianco che firmano le città ospitanti: ciò lo dice l'Università di Oxford in uno studio. Le Olimpiadi sono un sogno che diventa incubo. Non abbiamo dati di Rio ma abbiamo negli occhi le immagini degli abitanti di Rio". Continua ricordando che anche nel 2012 ci fu una candidatura bocciata di Roma per le Olimpiadi del 2020 da parte dell’allora Premier Mario Monti, quand’era Sindaco Gianni Alemanno. La Raggi polemizza col Partito politico del PD poichè ha criticato la sua scelta. Il sindaco però ricorda come, nel 2012, proprio il PD fosse a favore della bocciatura voluta da Monti: "Nel 2012 con Monti, il debito dell'Italia ammontava a 1928 miliardi, la disoccupazione al 9,3% e il rapporto debito-Pil era al 127%. Oggi quei parametri macroeconomici sono peggiorati, tuttavia quando Monti disse di no quella fu considerata una posizione responsabile. Oggi le Olimpiadi sono diventate un affare nonostante i dati siano peggiorati. Il Pd allora si era schierato a favore della posizione di Monti, all'improvviso oggi cambia bandiera. La nostra posizione non è isolata, non siamo stati gli unici a ritirarci”. Le ultime parole fanno riferimento ad Amburgo, a Boston e a Madrid. La Raggi però dichiara anche che lo sport è molto importante per i cittadini e sta già lavorando per riqualificare alcuni impianti e alcune zone per limitare gli sprechi come l’impianto del Tre Fontane che diventerà un impianto Paralimpico e le Vele di Calatrava che diventeranno una città della conoscenza. “Siamo propositivi, amiamo lo sport e vogliamo che diventi una parte fondamentale dei romani e dei cittadini. I nostri impianti comunali saranno ripristinati, lavoreremo sul quotidiano e sull'ordinario, usciremo dalle logiche dei grandi eventi degli affari e dei debiti. Non ci servono altre cattedrali nel deserto, i romani ce lo hanno detto chiaramente". ![]()
Ovviamente dalla parte opposta c’è chi ha lavorato anni ed anni per questa Olimpiade ed ora resta con l’amaro in bocca e con una grande delusione, parliamo del Presidente del CONI Giovanni Malagò che replica con un “serviva più rispetto”, riferendosi al mancato incontro in riunione al Campidoglio di Mercoledì prima della conferenza per il “no” ufficiale "ci hanno convocato alle 14.30 - racconta Malagò - e abbiamo scoperto che la sindaca aveva fissato una conferenza stampa per le 15.30. Per educazione e rispetto istituzionale siamo andati anche se un'ora per affrontare questi temi è un po' poco. Ci hanno fatto accomodare nel salottino del sindaco. C'era il suo portavoce. Intorno alle 14.50 ho chiesto notizie della sindaca, mi hanno detto che stava arrivando. Intorno alle 15 ci hanno detto che aveva un impegno istituzionale con Delrio. Alle 15.07 dopo 37 minuti, visto che 23 minuti dopo c'era la conferenza stampa, siamo andati via, pensando che se ci avesse voluto parlare ci avrebbe dovuto dedicare un po' più di attenzione e di rispetto”.
Molto contrariato Malagò continua parlando della bocciatura e sulle motivazioni di tale no e sostenendo che ci sono tantissime inesattezze e cose false: "è imbarazzante, consiglio alla sindaca Raggi di non presentarla"- si riferisce della mozione che la Giunta di Roma propone al consiglio di dire no alla candidatura: "La mozione parla di città che non sono mai state candidate. Bisogna sapere prima di cosa si parla, sennò si fanno brutte figure. Come si fa a non saperlo? Amburgo non è stata mai candidata, Boston neanche, è imbarazzante". "Ho chiamato Silvia Scozzese, il commissario per il debito di Roma e le ho chiesto se vero che Roma ha debiti per 2 miliardi da addebitare ai giochi di Roma 1960. Lei mi ha mandato una mail, che consegno agli atti, e scoprirete che quella è una falsità assoluta. Si tratta di debiti commerciali, espropri per alcune case del villaggio olimpico per poche centinaia di migliaia di euro. Questa è demagogia, populismo. Andremo avanti fino ad un no formale. Si dovranno prendere le loro responsabilità. "Il sindaco di Roma avrebbe dovuto dedicare al mondo dello sport un po' più di attenzione e rispetto”.
Ancora una volta lo sport italiano e le istituzioni perdono la possibilità di collaborare. La speranza è che negli anni avvenire, una ripresa economica possa, in qualche modo, avere ripercussioni positive anche sullo sport e fornire una possibilità all'Italia di ospitare grandi eventi sportivi perché gli atleti e gli appassionati ne hanno davvero bisogno.
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9/9/2016 L' estate assurda del Pisa: Viaggio all'inferno andata e ritorno, dopo l'assurdo comportamento della proprietà romana, si incomincia (forse) a vedere uno spiraglio di luce.Read Now
Dato che il Termopolio è nato da studenti che hanno frequentato o frequentano l' Unipi, e che Pisa è la città che ha dato i natali o che ospita molti di noi, oggi abbiamo deciso di fare chiarezza su quello che è successo alla squadra nerazzurra:
12 Giugno 2016, mancano pochi secondi alla fine della partita dello Zaccheria, dove i padroni di casa del Foggia sono avanti per una rete a zero sul Pisa: rilancio lungo del portiere del Pisa Bindi, aggancio volante di Eusepi che triangola con un compagno e gol, rete che riporta il Pisa in Serie B dopo sette lunghi anni dall' ultima comparsata nel 2008/09.
Una città in delirio per giorni, un popolo che vive di calcio in maniera viscerale, si riversa in strada per acclamare e festeggiare i propri beniamini che fanno il giro della città con il pullman scoperto. Dopo nemmeno un'ora dalla marcatura di Eusepi, comincia però una vicenda che con il calcio ha a che vedere ben poco, ma anzi finirà per riguardare carceri, denunce, trattative più o meno vere e nozioni di giurisprudenza ed economia, che sostituiranno le chiacchiere di calciomercato, che ogni tifoso fa sotto l'ombrellone, sognando grandi colpi per la propria squadra. L'allora Presidente, Fabio Petroni (patron di Terravision) nella sala stampa dello stadio di Foggia, di fatto, con la squadra ancora sotto la doccia ed ubriaca di felicità, dimissiona il Mister Gennaro Gattuso, annunciando a giorni l'arrivo di Zdenek Zeman, cosa che poi non si verificherà mai, come molte altre. Si innescano circa venti giorni di polemiche asprissime tra le due anime che possiedono le quote del Pisa: da una parte il gruppo Petroni, dall' altra la coppia Lucchesi – Gattuso, sembra si sia venuto a creare uno strappo insanabile, quando invece a sorpresa, a fine giugno, si decide di andare avanti a braccetto, con il gruppo Terravision che acquista il 100% del pacchetto azionario, cercando di mettere da parte i dissapori per fare un grande campionato di Serie B. Così parte la campagna acquisti, con nomi anche altisonanti, che fanno sognare il doppio salto verso la Serie A, ma da più parti, arrivano sempre più insistenti, le voci di problemi intestini alla squadra ed alla compagine dirigenziale, un esempio per tutti: sarà proprio Gennaro Gattuso, a saldare il conto del ritiro in Trentino ed a pagare il viaggio di ritorno della Squadra a Pisa. Il sottile equilibrio si rompe con l'arresto di Fabio Petroni per bancarotta fraudolenta. Dopo qualche giorno Gattuso si dimette, dato che non sussistevano più le condizioni per lavorare serenamente, e si viene a creare una situazione, che non è un eufemismo definire folle. I pezzi pregiati del mercato, ovvero Scognamiglio e Merkel, lasciano immediatamente la squadra, che in un primo momento viene presa in gestione provvisoria da Mister Gianluca Colonnello (ex giocatore del Lecce ad inizio millenio) e sotto la guida del quale, pur tra mille problemi, vince due partite di Coppa Italia, in maniera insperata, battendo Brescia e Salernitana. Dopo Ferragosto, l' allenatore “supplente” viene misteriosamente esonerato, mentre quel che rimane della società fa sentire la propria con scarni comunicati che non fanno altro che alimentare la tensione, dato il loro contenuto spesso provocatorio e sprezzante verso tifoseria ed istituzioni. In questo contesto, si susseguono una miriade di amministratori unici, avvocati, membri di Cda mai nominati, mentre i giocatori vengono lasciati completamente allo sbando. Per qualche giorno si allenano autogestendosi, poi salteranno direttamente le sedute programmate, non avendo nessun tipo di tutela, nemmeno medica.
Si fanno avanti diversi compratori per rilevare le quote del Pisa, per strapparlo di mano a chi evidentemente voleva usarlo per i propri fini personali (Terravision e la “madre” Britaly Post sono due aziende profondamente indebitate, quindi è facile intuire anche quali fossero gli scopi), ma vengono fatti scappare tutti, con richieste fuori da ogni logica, con il preciso intento di passare la società al cognato dell' ormai ex presidente Petroni, ovvero quel Giulio Gravina che a Roma gestisce l'azienda di vigilanza privata Italpol.
Insomma un affare tutto in famiglia, che non viene subito visto di buon occhio dai Pisani, con il sindaco Filippeschi in testa, che invece premeva per la cessione al fondo di investimento Equitativa, con sede a Dubai (capitale 2,6 miliardi di dollari), rappresentato dal banchiere italo-svizzero Pablo Dana. Con grande fatica, mentre la squadra è abbandonata a sé stessa e molti elementi meditano di cambiare aria, viene intavolata una trattativa tra il gruppo “Petroni” e quello di “Dubai” che garantirebbe l' immediato ritorno di Gattuso in panchina e la continuità di un progetto sportivo che sembrava essere ormai naufragato, dato che l'intenzione condivisa dalla “famiglia” romana era quella di fare piazza pulita e di portare giocatori rappresentati da procuratori amici e compiacenti, in modo da poter speculare sulle ricche commissioni che gli sarebbero spettate. Tutto nel mentre il Pisa è amministrato da un ragazzino di 19 anni, Lorenzo Giorgio Petroni, figlio dell' ex Patron, attualmente agli arresti domiciliari, che, probabilmente consigliato da qualcuno, tiene comportamenti arroganti e assurdi, che rischiano più volte di far saltare la trattativa. Vuoi per il pesante intervento del Sindaco, vuoi per le contestazioni dei tifosi, che nel giro di pochi giorni occupano in maniera pacifica, sia l'aeroporto, che la stazione dei treni, vuoi per la decisa discesa in campo del Presidente della Lega B Abodi, lo scorso giovedì viene firmato un preliminare vincolante tra le parti, che porterà ad un graduale passaggio delle quote della società nerazzurra al gruppo rappresentato da Pablo Dana. In tutto questo, la squadra, ormai indietro di un mese nella preparazione, riabbraccia il proprio Mister e con soli tre allenamenti nelle gambe ed una rosa decimata, davanti agli ottomila tifosi pisani giunti nella vicina Empoli, dato che lo stadio di casa è inagibile, perchè necessitante di lavori di adeguamento a lungo promessi, ma mai cominciati, compie un vero e proprio miracolo sportivo, battendo il quotatissimo Novara, una delle sicure pretendenti alla Serie A. Purtroppo è ancora da segnalare il comportamento ostruzionistico e provocatorio della parte cedente, che dopo aver bloccato il mercato in entrata ed in uscita durante tutto agosto, ora sta impedendo l'arrivo di calciatori svincolati che servirebbero come il pane per rimpolpare un organico ridotto all' osso. Che sia una manovra per tentare un ultimo colpo di coda per far “scappare” il fondo di Dubai? Questo non è dato saperlo, l' unica certezza è che esiste un preliminare d'acquisto vincolante. Tutta la città spera che, una volta finita la transizione delle quote societarie, a Pisa, finalmente liberata, da chi voleva usare la squadra di calcio per tutt' altro, addirittura portandola via dalla Toscana, dato che la sede operativa era stata spostata a Roma, si possa tornare a parlare solo di pallone.
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-pisanellastoria.it -picenotime.it 2/9/2016 Max Verstappen: il golden boy che può risollevare le sorti di una Formula 1 in declino.Read NowComunque vada a finire la stagione, il personaggio dell' anno per quanto concerne il circus della Formula1 sarà sicuramente Max Verstappen. Il giovane figlio d'arte della Red Bull ha totalmente rubato la scena ai colleghi da quando siede sulla vettura della casa madre. Un mix di talento, determinazione ed una punta di arroganza e sfacciataggine che non si vedeva da tempo, forse dal primo Montoya, su Williams ad inizio millennio. Caratteristiche che unite alla giovane età fanno del numero 33 una vera e propria manna dal cielo per la Formula 1. Mancando gli eroi del passato, capaci con i loro duelli leggendari di infiammare le folle ed ingolosire gli sponsor, la massima competizione automobilistica mondiale vive da diversi anni una fase di inesorabile declino. I tempi di Senna, Mansell, Prost, Schumacher ed Hakkinen sembrano lontani anni luce. Il “prodotto” Formula 1 non è più appetibile come un tempo. Lo attestano il calo di presenze all’interno degli autodromi e soprattutto degli ascolti televisivi. La Formula 1 “soporifera” dell’era post Schumacher è figlia di una serie di errori commessi dai vertici della federazione. Poteri politici ed economici hanno portato la massima espressione del motorsport ad una ricerca sfrenata dell’innovazione tecnologica. Questo ha inevitabilmente finito per ritorcersi contro lo spettaccolo stesso. Rapporti di forza sempre più determinati da aerodinamica e tecnologia piuttosto che dal puro talento del pilota sono costituiscono soltanto la punta dell'iceberg dei problemi attuali. Toccato il fondo ci si preparava a scavare, quando il destino ha offerto alla Formula 1 l’opportunità di vedere uno spiraglio di luce. L’opportunità in questione ha le fattezze proprio di Max Verstappen, il potenziale fuoriclasse che da tempo mancava nel panorama delle 4 ruote. Poco più di una stagione di apprendistato nella scuderia satellite della Toro Rosso, nata sulle ceneri della Minardi, è sufficiente alla Red Bull per fare una scelta tanto insolita quanto doverosa: dare fiducia al “ragazzino”, anche a discapito di piloti più esperti. A Barcellona la storia fa il suo corso: esordio con vittoria. Record di precocità, che apparteneva ad Hamilton, demolito e lucciconi negli occhi dei nostalgici. Il Messia dei motori è tornato e ha deciso di reincarnarsi nel figlio di un pilota “normale” e di una pilota fenomenale. Max Verstappen è il prescelto, “The chosen one”. Proprio come Lebron James, indicato come unico in grado di avvicinare la leggenda di Michael Jordan. Verstappen è l’erede di Kaiser Schumi. Come il giovane Schumacher e come il giovane Senna. Verstappen è veloce ed è consapevole di esserlo. Nonostante i 18 anni si è messo al centro della scena col petto in fuori, in barba alla vecchia guardia. Sempre aggressivo e per questo propenso all’errore, ma tremendamente efficace. Attacchi e difese ai limiti del regolamento, non c’è Gp che passi senza che nel dopo gara non si parli di lui. Nel bene e nel male. Dopo i fatti di Spa, però, Max Verstappen si trova di fatto tra l’incudine e il martello. Da una parte una federazione dichiaratamente (almeno nei fatti) al lavoro per portarlo al vertice il prima possibile. Dall’altra lo schieramento dei colleghi e di buona parte dell’opinione pubblica che comincia a trovarlo insopportabile, un po' quello che stava succedendo in Moto Gp con il compianto Simoncelli. La storia della Formula 1 è ricca di casi più o meno simili a quello di Max Verstappen. Il giovane Ayrton Senna all’inizio della carriera fu “messo in riga” da Michele Alboreto. Il pilota italiano era consapevole di avere a che fare con un fuoriclasse come pochi altri, ma non per questo si tirò indietro quando ci fu da insegnargli certe regole non scritte. Dove non arrivarono le parole arrivarono le sportellate. Senna capì e i due diventarono persino amici. Che l’aver fatto un passo indietro non abbia condizionato la carriera di Senna è sotto gli occhi di tutti. Lo stesso Senna catechizzò un certo Michael Schumacher in un celebre dialogo ripreso dalle tv di tutto il mondo. Lì per lì Schumi si comportò come il Verstappen odierno, ma col tempo apprese che a farla sporca son capaci tutti. Persino la rockstar Lewis Hamilton si giocò il mondiale all’esordio in Formula 1 per aver sfidato il già bicampione del mondo Fernando Alonso. In quel caso la faida interna alla McLaren si risolse a favore di Kimi Raikkonen su Ferrari, che beffò entrambi per un solo punto nel 2007. In casa Red Bull sanno bene come funzionano le cose. Vettel e Webber per poco non consegnarono allo stesso modo il titolo ad Alonso nel 2010. Prendere coscienza della realtà in cui si vive e si lavora fa parte del processo di crescita di un uomo. Anche di un fenomeno come Verstappen. Un talento che non ha bisogno di spinte per emergere, proprio come quello dei piloti appena citati. E’ bene che al vertice delle Formula 1 se ne rendano conto in fretta. Prima che le ultime cartucce rimaste non vengano sparate a vuoto, o peggio contro se stessa. Immagini tratte da www.gazzetta.it |