21/10/2016 Calcio e figurine: il curioso caso di Poggi e Volpi, da onesti mestieranti della serie A, a pezzi da museoRead Now
Era la fine degli anni '90 e tra i ragazzini si diffuse in maniera virale la mania del collezionare piccole figurine vendute insieme a gomme da masticare. Il sapore di questi dolciumi non era niente di che, ma era il premio promesso ad essere estremamente goloso, da qui nasce il mito degli introvabili Poggi e Volpi.
1998: Marco Pantani centra la magica accoppiata Giro d' Italia – Tour de France, la Francia vince il suo primo Mondiale, il mondo della musica piange Lucio Battisti e Franck Sinatra, mentre i bambini italiani, in particolare i collezionisti di figurine, si fanno una domanda ben precisa: che fine hanno fatto Poggi e Volpi?
Sono passati diciotto anni e quel mistero ancora attanaglia i pensieri di chi, ormai cresciuto, ricorda i tempi belli dello scambio di figurine e delle ginocchia sbucciate sotto casa, giocando a pallone fino al tramonto. Riavvolgiamo il nastro e raccontiamo la storia: nell' estate del 1997, la Topps, un' azienda produttrice di gomme da masticare, trova l’invenzione pubblicitaria dell’anno: concepisce un progetto che avrebbe legato dolciumi e calcio, quindi di sicura presa sul pubblico più giovane, da lanciare per l'inverno successivo. Dentro queste gomme al sapore di fragola, vendute singolarmente al modicissimo prezzo di 100 lire, c’erano ben tre mini figurine. Ma non è tutto: le immagini dei calciatori venivano “appiccicate” su un album tascabile, consegnato addirittura in omaggio in tutti i punti vendita. Nel caso qualcuno fosse riuscito a terminarlo, si poteva ricevere niente popò di meno che una maglietta originale della propria squadra del cuore o un pallone da calcio, di cuoio. Per un’intera generazione, abituata ai vari Tango, Super Santos, Super Tele etc, oltre che al non avere Internet e quindi store online, quella non era una semplice trovata pubblicitaria: quella era una grandissima occasione per giocare ad emulare i propri beniamini. Il successo, nella stagione delle famose “sette sorelle” (sette squadre considerate in grado di giocarsi lo scudetto) e di campioni del calibro di Ronaldo, Nedved, Weah, Maldini, Baggio, Bierhoff e Del Piero, fu immediato: scorte finite e continue richieste di mini album e gomme. Un business milardario.
Il costo relativamente ridotto ed il succulento premio finale, crearono un vero e proprio fenomeno di costume: ogni bambino che si avvicinava anche in maniera periferica al calcio, comprava il prodotto. Anche perché la possibilità di avere una maglia ed un pallone stuzzicava parecchi, grandi e piccini: c' era in gioco la supremazia nel campetto vicino casa. Specialmente in un momento storico dove il merchandising delle squadre non era ancora molto sviluppato ed era usuale giocare con le casacche acquistate alle bancarelle della fiera paesana, ovviamente false, oltre che con palloni molto più modesti di quello allora in palio.
Eppure dopo qualche tempo, più di un collezionista notò una piccola anomalia: quasi tutti i possessori dell’album, non riuscivano a trovare due figurine. Tutti potrebbero immaginare a qualche figurina rara di grandissimi campioni. E invece a togliere il sonno ai giovani collezionisti furono due insospettabili di quel campionato: Sergio Volpi, centrocampista di spicco del Piacenza tutto italiano degli anni '90 e Paolo Poggi, attaccante dell' Udinese, che quell' anno conquisterà uno storico terzo posto in classifica dietro a Juventus ed Inter, trascinata dai gol, proprio di Poggi e di Amoroso e Bierhoff. Nessuno riusciva a trovare i due calciatori e ben presto le più disparate leggende le voci iniziarono a rincorrersi: i bambini del Sud pensavano fosse solo un privilegio dei coetanei del Nord e viceversa, coalizzandosi poi contro quelli del Centro. Alcuni dicevano che le figurine esistevano ed un fantomatico parente alla lontana le aveva trovate in chissà quale negozio e chissà in quale modo, spesso anche poco ortodosso. L'irreperibilità dei due, però, divenne presto un caso nazionale: alcune mamme, indispettite da queste rarità, denunciarono la questione, attirando i media nazionali: ci fu uno speciale su un programma tematico di Rai 3, “Mi manda Lubrano” (antenato di “Mi manda Rai 3”), che aiutava i cittadini a sollevare questioni sospette. I dirigenti dell’azienda in questione ammisero che le figurine dei due calciatori vennero stampate in un numero molto limitato, si parla addirittura di 50/100 esemplari, anche se ancora una volta è facile sconfinare nel campo della mitologia, ovviamente comunque si trattava di un’irregolarità (lo scopo era di ridurre al minimo i premi da erogare). La produzione venne interrotta e con essa vennero spezzati centinaia di migliaia di cuori di giovani tifosi, che, oltre al danno dei denti molto spesso cariati per il consumo compulsivo di gomme da masticare, ebbero anche la beffa di non riuscire ad indossare la maglia del proprio campione o di possedere un fantastico pallone di cuoio, uguale a quello della Serie A.
Immagini tratte da:
giacomobaresi.com peppeguarino.wordpress.com
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