18/5/2017 Dalle parole di Mihajlovic, al prossimo congedo contro il Genoa: Totti a quarant’anni lascia la RomaRead Now
Quarant'anni suonati, ma sempre da protagonista per Francesco Totti, personaggio fuori dagli schemi, talento smisurato sempre fedele alla maglia della squadra della sua città. Un mondiale e uno scudetto storico nel suo palmares, ma non sono mancati nemmeno i colpi di testa come lo sputo a Poulsen ad Euro 2004. Sarebbe forse troppo banale scrivere un elogio sperticato al calciatore, sciorinando record e numeri, ecco invece sei episodi spartiacque della sua carriera:
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Il suggerimento di Mihajlovic:
Tutta ha inizio con un nome che non ci si aspetterebbe mai, ovvero quel Sinisa Mihajlovic, passato alla storia come bandiera della Lazio, attuale allenatore di buon livello, ma in questo caso, soprattutto, ex giocatore della Roma, anche se per un periodo abbastanza breve. "Fai entrare il ragazzino", queste sono le parole che esclamò verso Vujadin Boskov, allora allenatore della Roma, il 28 marzo 1993, quando allo stadio Rigamonti di Brescia, Totti fece la sua prima apparizione in serie A. Aveva 16 anni e mezzo e davanti aveva un futuro incredibile ancora tutto da scrivere. L'addio destinazione Genova, anzi no: Nel febbraio del 1997 Totti rischiò seriamente di lasciare la Roma durante la finestra di calciomercato invernale, seppur in prestito. Aveva appena 21 anni e aveva vissuto da protagonista i trionfi della Nazionale Under 21 guidata da Cesare Maldini. Il suo talento smisurato ormai splendeva sotto gli occhi di tutti, ma il suo rapporto con l’allora tecnico giallorosso, Carlos Bianchi, non era dei migliori. Tanto che l’allenatore argentino, che aveva preso il posto di Carletto Mazzone, avallò la cessione a titolo temporaneo alla Sampdoria dove, insieme a Eriksson, lavorava Spinosi, ex allenatore di Totti nella Primavera e dove avrebbe trovato quel Montella, con il quale solo pochi anni dopo avrebbe vinto uno storico scudetto in giallorosso. Era praticamente tutto fatto, ma in quei giorni nella Capitale si tenne un torneo amichevole, il Trofeo Città di Roma, che cambiò ogni cosa. Totti infatti segnò due gol spettacolari al Borussia Moenchengladbach e all’Ajax, facendo cambiare idea alla società. Bianchi alla fine fu esonerato e Totti rimase nella Capitale. Per sempre. Neanche il Real Madrid e il Milan, alcuni anni dopo riuscirono a convincerlo: "Sono troppo della Roma" spiegò ogni volta Totti, che rinunciò a tanti soldi e a maggiori successi, per seguire il suo infinito cuore romanista. Lo scudetto: 17 giugno 2001. Poche settimane prima la Roma ha pareggiato 2 a 2 a Torino con la Juventus, grazie ad un gol di Nakata, compiendo un passo decisivo verso la conquista del tricolore. I capitolini affrontano il Parma e chi se non Francesco Totti poteva mettere il proprio sigillo sul risultato? Segna e corre sotto la Curva Sud. Ha appena realizzato il gol che vale il terzo scudetto della storia giallorossa. "É vostro" urlò il capitano verso le tribune. Lui con Batistuta, Delvecchio e Montella trascinò la squadra di Capello e del compianto Presidente Sensi a una cavalcata trionfale. Il rigore e gli occhi di ghiaccio contro l'Australia: 26 giugno 2006. Minuto 93 di Italia-Australia, Grosso dopo una travolgente azione personale, si guadagna un calcio di rigore. Totti si presenta sul dischetto per trasformare il penalty che vale l’accesso ai quarti di finale. Solo pochi mesi prima la carriera del numero dieci aveva vissuto il momento più brutto. Un infortunio molto grave alla caviglia per colpa di un'entrata killer del difensore dell'Empoli Vanigli. Il Ct Marcello Lippi però lo aveva aspettato fino all’ultimo, e Totti, pur con una placca di metallo sulla tibia, non si era arreso. Con una forza straordinaria accorciò i tempi di recupero e andò al mondiale. Il gol con l’Australia aprì la strada verso la finale, vinta poi ai rigori contro la Francia. Fu la sua consacrazione a livello internazionale e la passerella con la Coppa del Mondo al Circo Massimo, circondato dai suoi tifosi, per lui il premio più bello. 40 anni e non sentirli: 20 aprile 2016. La Roma, in piena corsa per un posto in Champions, è sotto all’Olimpico con il Torino. A cinque minuti dalla fine, Spalletti decise di affidarsi al Capitano, tenuto fin lì quasi sempre in panchina. Totti entrò acclamato dal pubblico e nel giro di 120 secondi ribaltò la gara, rianimando quella Curva sud, svuotata dalla protesta dei tifosi. Una sorta di miracolo degli dei del calcio, una doppietta che convinse il Presidente James Pallotta a cambiare idea e a rinnovargli il contratto a fine stagione. Un Totti così meritava di giocare un altro anno. L'addio: 28 maggio 2017. Si chiuderà un'epoca perché Totti giocherà la sua ultima partita con la maglia che tanto ha amato. Pensionato dal nuovo direttore sportivo della Roma, quel Monchi che a Siviglia ha fatto benissimo, forse avrebbe meritato un trattamento e un finale migliori. Si sa che però la riconoscenza non è di questo mondo, vedasi i fischi dei tifosi rossoneri nel giorno dell'addio di Maldini, i pochi spiccioli di partita concessi a Javier Zanetti nel giorno del suo canto del cigno calcistico o il pensionamento unilaterale di Del Piero da parte di Andrea Agnelli. Per il “Pupone” ora si parla di un lungo contratto da dirigente, però la voglia di mettersi dietro ad una scrivania, forse non è ancora così forte: si prospetta all'orizzonte la possibilità di andare a giocare a Miami, nella squadra allenata dall' amico Nesta. Questo però è ancora un capitolo, l'ennesimo, tutto da scrivere. Immagini tratte da: - CalcioMercato.com - BigSoccer
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