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17/2/2017

Va in pensione una delle voci storiche di "Tutto il calcio minuto per minuto" : si chiude un'era per il giornalismo italiano

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Dalla laurea in lettere, al concorso per giornalisti, ai consigli di Ameri, ai ricordi di bambino. Ecco chi è Riccardo Cucchi, storica voce di quel mezzo di comunicazione che è la radio, erede designato e pupillo di Ameri, voce di un mondiale vinto e di svariati trionfi olimpionici.
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di Marco Scialpi

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Riccardo Cucchi, classe 1952, una laurea in lettere ed una vita nelle case, nelle auto, nelle domeniche degli italiani. Chi ha vissuto l' era pre-smartphone non può non avere un ricordo associato ad un qualche fine settimana, magari in giro con amici o fidanzata, ma con la radiolina nelle orecchie, per seguire la squadra del cuore, anche con il rischio di litigare. Bastava sentire questa voce, ormai familiare, per capire di essersi sintonizzati sulla frequenza giusta.

Dopo trentotto anni di onoratissima carriera, la prima voce di Tutto il Calcio Minuto per Minuto, appende il microfono al chiodo ed entra nell' olimpo del giornalismo sportivo radiofonico insieme ad Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Nicolò Carosio, Alfredo Provenzali e tutti gli altri straordinari narratori del calcio.
Cresciuto e formatosi ascoltando i primissimi radiocronisti dell' emittente di stato, quando ancora trasmettevano solo i secondi tempi delle partite, quando ancora dominava la pubblicità della “Grappa Julia” ed il risultato se non si era allo stadio, era praticamente impossibile da sapere, Cucchi ha prima sognato e poi iniziato a fare questo mestiere.

Le porte di Saxa Rubra, si spalancano nel 1979 grazie ad un concorso dove capo della commissione d’esame era Sergio Zavoli, un' istituzione. Durante il colloquio orale, chiese al giovane candidato: “Ma lei, se noi decidessimo davvero un giorno di assumerla, cosa vorrebbe fare?”.
Cucchi rispose che avrebbe voluto fare il giornalista sportivo. “Allora mi faccia vedere come racconterebbe una partita di calcio”, incalzò Zavoli che, però, non poteva sapere che fin da bambino Cucchi giocava a fare la radiocronaca con le figurine Panini davanti.
La Rai era solita affiancare le nuove leve ai professionisti già affermati, così che, spesso si trovava in cabina di commento con Enrico Ameri. La prima volta per un Milan-Juventus. Cucchi era poco più che un ragazzino, anche parecchio emozionato. Si permise di chiedere: ‘Maestro, ma cosa deve fare un radiocronista prima di iniziare una diretta?”. Mettendogli una mano sulla spalla, sorrise e rispose: “Vai in bagno, che dopo non ne hai il tempo”. Un insegnamento semplice, quasi scontato, ma seguito per tutta la carriera.
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Da lì in poi fu una crescita professionale continua, la prima performance ufficiale fu per Campobasso-Fiorentina di Serie B, quasi per caso, visto che Ezio Luzzi, che avrebbe dovuto recarsi in Molise, fu colto da febbre altissima ed improvvisa. Difficile dire quante partite da qui in poi siano state raccontate agli italiani.


Il primo impatto con la Serie A fu un Roma-Ascoli, 2-1, stadio Olimpico. Era il 1982, la Roma vinse poi lo scudetto. La scaletta recitava: Ameri, Ciotti, Provenzali, Ferretti e Cucchi. Sarebbero tremate le gambe e la voce a chiunque davanti a quella parata di stelle, ma andò bene.

Nel 1994, in vista dei mondiali Americani, grazie al suo stile pacato, ma mai banale, Cucchi fu promosso tra le voci di punta di Tutto il Calcio Minuto per Minuto, diventando inoltre il narratore delle partite della nazionale, sostituendo Sandro Ciotti e commentando anni dopo la storica vittoria di Berlino del 2006, ai calci di rigore contro la Francia.

Ha partecipato anche a ben sei spedizioni olimpioniche, come inviato Rai al seguito delle rappresentative azzurre, raccontando sempre con compostezza ed imparzialità le grandi imprese degli atleti di casa nostra.
Ha amato in maniera viscerale Maradona, definito uno spettacolo vivente, ha intervistato centinaia e centinaia di allenatori, ma solo con uno ha stretto un rapporto che sconfina anche dalla sfera professionale, quell' Osvaldo Bagnoli che a metà anni '80 riuscì a vincere un clamoroso scudetto sulla panchina del Verona.

In una recente intervista, Cucchi, parlando della squadra che lo ha divertito di più in tanti anni di carriera, ha fatto un riferimento molto curioso, citando oltre al Milan degli olandesi di Sacchi, il Licata, guidato in Serie B, dall' allora sconosciuto Zdnenek Zeman, all' alba di quella che sarebbe stata poi a Foggia “Zemanlandia”.

Domenica scorsa, da San Siro, in conclusione della sua ultima fatica, al termine di Inter – Empoli, ha voluto chiudere con un semplice: "questa volta è davvero tutto, a te la linea”. Cedendo poi il collegamento alla regia di Roma. Più tardi ai microfoni di Novantesimo Minuto ha rivelato un piccolo segreto: "Mi hanno dato dello juevntino, dell'interista e del milanista. Ma la mia vera passione è per la Lazio e negli anni in cui l'ho commentata per dovere sono stato il più severo possibile nei commenti sui biancocelesti".

Immagini tratte da www.lamiaradio.it


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