29/8/2016 Il terremoto che ha colpito il cuore dell’Italia : la cultura da salva(guarda)re.Read NowOre 3.36. In una notte di fine estate, le case sopite dei borghi di Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto vengono scosse, sconvolte, distrutte in una manciata di secondi. All’alba del nuovo giorno si scava a mani nude per estrarre il bene più prezioso di una comunità, la vita. Ci sarà tempo per le domande, per le risposte e per arrabbiarsi. Ci sarà il tempo per stabilire le responsabilità e per fare la conta dei danni. Ma non sarà mai abbastanza il tempo per piangere, piangere le vittime che si sono addormentate sotto quello che delle loro case resta, una culla di macerie. Ma quella maledetta notte non ha solamente strappato via i figli a una madre o la madre ai figli, non ha cancellato intere famiglie e privato della vita un numero impronunciabile di vittime. A soffrire, sotto il peso delle macerie, sono anche i luoghi di interesse che rappresentano una intera comunità. Se muore una chiesa, un monumento, se un museo cittadino viene distrutto, anche la comunità muore, muore l’identità anche dei sopravvissuti e di coloro che non sono fra il loro numero. Questi piccoli borghi, che forse saranno solo ricordati perché luoghi in cui tutta la crudeltà della natura si è mostrata, sono sempre stati gioielli di storia e cultura. Per questo motivo in questa sede non si deciderà di elencare alcuna vittima del terremoto, non perché si finga che non ve ne siano state, non perché ogni singola vita spezzata non abbia avuto un peso, anzi, attraverso le meraviglie di questi posti, anche le vittime rivivranno, perché esse fanno parte della memoria storico-culturale del luogo in cui sono vissute fino all’ora indicata all’inizio di questo articolo, perché la memoria è vita e attraverso questa esse non periranno mai. Ad Amatrice nel 2010 è stato allestito il Parco delle Miniature, un percorso turistico-ambientale per scoprire le bellezze del territorio ed evocare quelle del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei monti della Laga. Questo percorso illustra anche le bellezze architettoniche di Amatrice come il complesso monumentale di San Francesco, della seconda metà del Trecento, la Rocca di Calascio e la chiesa di Santa Maria dell’Assunta di Assergi. Il ‘giardino della conoscenza’ è collocato fra Porta Carbonara e la chiesa cinquecentesca di Sant’Agostino, con la storica targa che reca l’iscrizione del nome dell’architetto amatriciano Giovanni. Per essere un borgo così piccolo, Amatrice vanta numerose chiese romaniche e gotiche grazie anche alle quali il borgo aveva ottenuto nel 2015 il riconoscimento come uno dei più belli d’Italia.
Da sinistra: Corso di Amatrice; Rocca Calascio; Chiesa di Sant’Agostino
Accumoli, il piccolo borgo dalla storia molto antica, conserva monumenti storici che risalgono all’età podestarile italiana. La grande torre a base quadrata e il palazzo del podestà, sono i grandi simboli di una micro-storia incastonata nel ciclone politico dell’età Medievale d’Italia. Palazzo Marini è forse una delle strutture architettoniche più interessanti per la sua complessità ed eleganza. Tardomanierista, così come gli affreschi di ispirazione, esso fu adattato al pedio della strada ed affascina con il suo portale bugnato a punta di diamante con colonne tortili a capitello ionico e zampe di elefante. Palazzo Cappello, sorto nel Seicento, si erge sull’antica rocca e pare che il terzo piano sia stato eretto ma lasciato originariamente al grezzo, si dice, per privare della luce il sottostante Palazzo Marini.
Da sinistra: Accumoli, panorama; Palazzo Marini; Palazzo Cappello.
Arquata del Tronto, nel territorio marchigiano, è forse il borgo più antico fra quelli citati. La sua storia affonda le radici nell’alto Medioevo, quando il territorio di cui faceva parte era definito Terra Summantina. Durante l’800 fu probabilmente attraversata da Carlo Magno per raggiungere Roma ed esservi incoronato. Nel XIII secolo con il contributo di Amatrice e Ascoli venne costruita sulla rupe a nord la Rocca. Nello Statuto di Arquata del 1574 si legge «Che alcuno non se parta della terra d'Arquata e suo contado con animo de non ritornare a detta terra», una frase che l’ha resa famosa. Non solo di frasi è ricca Arquata, ma anche di fatti. Nel 1849 da Acquasanta Terme, dove Garibaldi in persona aveva fatto una sosta e aveva fumato un sigaro, egli era giunto ad Arquata dove era stato festivamente accolto, prima di dirigersi su Roma. Anche qui una chiesa del Cinquecento dedicata a San Francesco dove viene conservata la Sindone di Arquata. Decorazioni lignee, affreschi e un vasto reliquario, nulla da invidiare, anzi, ad altri borghi di piccole dimensioni
Da sinistra: Arquata del Tronto, panorama; San Francesco; Sacra Sindone di Arquata.
Circondata dalle aree protette del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e il Parco Nazionale del Gran Sasso, Pescara del Tronto si formò grazie allo spostamento di piccole comunità scappate a causa dei saccheggi che avvenivano sulla riviera. La sua importanza accrebbe in seguito al passaggio del via Salaria, costruita in epoca romana. Le testimonianze più antiche sono stemmi, date o bassorilievi raffiguranti forbici nelle botteghe di chi probabilmente era una sarto o un tosatore di pecore. Ma è del 313 d.C. la concessione di libertà di culto da parte di Costantino di edificare la chiesa della Croce, che conserva una piccola reliquia trasportata a Pescara del Tronto da un uomo sconosciuto che partecipò alle crociate. La chiesa della Croce presenta un’architettura strutturalmente semplice con una torre campanaria. Venne usato come luogo di sepoltura per le famiglie più importanti, ma in seguito ad una epidemia verso la fine del Novecento, venne creato un cimitero comune. Ma questo luogo sacro oltre ad una storia antica custodisce anche una croce astile del XIII secolo giudicata fra quelle conservate meglio attualmente che segue i canoni dello stile bizantino.
Da sinistra: Pescara del Tronto; Chiesa della Croce; Croce astile del XIII sec.
Queste sono solo alcune delle grandi bellezze di questo territorio, cuore dell’Italia. Piccoli borghi con grandi tesori su cui ancora una volta queste popolazioni dovranno fare sapientemente riferimento per rialzarsi e tornare a splendere. Salvare la propria storia, il proprio passato, significa salvaguardare il proprio futuro. Questi luoghi della cultura e della storia sono giunti senza poche difficoltà a così tanti secoli dalla loro fondazione sino a noi. La nostra speranza è che possano rinascere dalle proprie ceneri per continuare a raccontare la storia di ogni uomo legato a questi luoghi. Anche la memoria, come le ferite, deve essere rimarginata.
Immagini tratte da: - Galleria 1-2-3 da www.lagagransasso.it, www.roccacalascio.info, www.paesionline.it - Galleria 4-5-6 da www.prolocodiaccumoli.it, www.gransassolagapark.it, www.altamontagnabio.it - Galleria 7-8-9 da www.rete.comuni-italiani.it, www.destinazionemarche.it, www.newsgo.it - Galleria 10-11-12 da www.picenopass.it, www.sibilliniweb.it, www.pescaradeltronto.altervista.org
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