Incastonato nelle colline di Gardone Riviera, il complesso di edifici del Vittoriale degli Italiani si estende per circa nove ettari, dominando il lago con un fascino austero e stravagante. L'odierno nucleo principale del Monumento, una "vecchia villa piena di bei libri" appartenuta al dottor Thode aveva aperto i cancelli nel febbraio del 1921 alla figura del poeta-soldato Gabriele d'Annunzio. Quello che all'inizio doveva essere, però, un soggiorno di qualche settimana, si era rivelato per il vate l'esordio di un grande progetto, un inequivocabile manifesto del vivere inimitabile. Proprio in una lettera del 1921, indirizzata alla moglie Maria, scrive di aver trovato un luogo adatto alla licenza del Netturno ma quelle poche settimane che d'Annunzio aveva previsto di dedicare al suo lavoro, diverranno anni, gli ultimi fino alla fine dei suoi giorni. Supportato e costantemente accontentato dall' architetto Giancarlo Maroni, il Vittoriale venne inglobato in un ambizioso progetto realizzato a partire dal 1923, anno dell'incontro fra i due. La loro amicizia durò fino alla morte del poeta, colto da emorragia celebrale al suo scrittoio il primo marzo del 1938. Il complesso accoglie i visitatori all'ingresso monumentale formato da due archi con in mezzo una fontana: l'occhio del visitatore corre subito sul motto d'annunziano io ho quel che ho donato, frase che, secondo Seneca attraverso Rabirio, venne presumibilmente pronunciata da Marco Antonio prima di morire. Il motto è una confessione amorevole e nostalgica che invita il visitatore a sentirsi beneficiario di quel dono che garantirà fama sempiterna al poeta. Attraverso una leggera strada in salita, prima di arrivare alla Prioria, la casa-museo di d'Annunzio, incontriamo il Pilo del Piave sormontato da una Vittoria incatenata, mentre ad attirare la nostra attenzione è lo splendido teatro ispirato a quello di Pompei progettato da Maroni e ultimato solo nel 1953 e che è ancora sede di splendidi spettacoli all'aperto che vengono gestiti, come l'intero complesso, dalla Fondazione del Vittoriale degli Italiani. Alla fine della salita ci accoglie la cosiddetta Piazzetta Dalmata, sulla quale si affaccia la Prioria. La facciata presenta caratteristiche tipiche di palazzi comunali e si rivela in piccolo una collezione di stemmi di casate nobiliari i quali, scorrendoli uno ad uno con gli occhi, ripresentano la potenza politica e culturale italiana a partire dal Rinascimento. All'interno la casa-museo si divide in numerose stanze che prendono il nome da oggetti che vi si trovano o dalla funzione a cui erano destinate. La stanza del Mascheraio, dove venivano fatte accomodare persone che non erano particolarmente ben viste dal poeta (si dice che persino Mussolini lo attese in questa stanza per ore!) prende il nome dall'incisione intarsiata sopra lo specchio. Le stanze sono tutte collegate da porte e sono arredate in maniera differente. Della stanza della musica dove i soffitti sono ricoperti di tessuti in damasco nero con inserzioni in argento che raffigurano bestie feroci e che favoriscono l'acustica fanno parte due pianoforti, uno dei quali suonava l'amante di d'Annunzio, Luisa Baccara, e molti altri strumenti. La sala del Mappamondo contiene una quantità infinita di libri dei quali 6 mila d'arte appartenuti al critico tedesco ed ex proprietario della villa. Biblioteca da far morire di invidia persino Leopardi se pensiamo che il totale dei volumi catalogati si aggira intorno ai 33 mila. Essa prende, tuttavia, il nome dal grande mappamondo del Settecento al centro della stanza. Come il quadro che raffigura il poeta prediletto da d'Annunzio, Dante Alighieri, del quale si credeva discendente, anche la stanza del Monco rimanda ai motti di un altro genio italiano, Leonardo Da Vinci. La vita di d'Annunzio era scandita in quelle stanze che ancora oggi possiamo visitare. La stanza della musica, quella della lettura, del disbrigo della corrispondenza e la sala da pranzo in cui ospitava i suoi amici più cari e dove sul tavolo aveva posizionato una copia della sua amata tartaruga Cheli, con il carapace originale, morta per aver peccato di ingordigia. É nella stanza delle Reliquie che si assiste al sincretismo religioso: immagini di santi, statue di idoli orientali, ma anche oggetti appartenuti al poeta stesso o ai suoi amici; in particolare il volante spezzato del motoscafo di colui che perse la vita tentando di superare il record di velocità. Esso rappresenta una reliquia della sua venerata “religione del rischio”, il tentativo umano di superare i limiti imposti dalla natura. La stanza del Lebbroso era un luogo concepito per la meditazione. In fondo alla stanza, sotto il dipinto che raffigura un lebbroso con il volto di d'Annunzio che viene curato da San Francesco, il cosiddetto letto delle due età, ricorda allo stesso tempo una bara ed una culla. La stanza è molto buia e tetra, così come molte delle altre, perchè dopo un incidente aereo il poeta era quasi cieco da un occhio e non riusciva a sopportare la luce intensa. La visita all'interno della Prioria, nome che riprende la simbologia francescana che aleggia per tutto il Vittoriale e che identifica il poeta come il Priore, non dura più di un'ora ma meraviglia, stupisce e confonde il visitatore che si trova spiazzato davanti ad uno spettacolo pieno di rimandi religiosi, allegorici e metaforici. Una volta usciti, le meraviglie da annoverare non sono ancora terminate. I giardini scendono seguendo il corso di due ruscelli fino a confluire in una vasca chiamata laghetto delle Anse e che riprende la forma di un violino. Sormonta i giardini la prua della nave Puglia, donata dalla Marina Militare Italiana nel 1923, incastrata fra le rocce che sovrastano la Prioria e rivolta verso il mare Adriatico e la Dalmazia. A vegliare sull'enorme complesso monumentale, dall'alto, è il candido Mausoleo dove sono sepolti in arche equidistanti gli eroi che persero la vita a Fiume e quelli che furono più fedeli al vate. Dal 1953 anche l'architetto ed amico di d'Annunzio, Giancarlo Maroni, riposa all'interno del Mausoleo mentre le spoglie dell'eroe di Fiume sovrastano quelle dei suoi commilitoni, ancora una volta più in alto per sfidare il tempo, la memoria e la gloria che solo per colui che ha donato quel che ha avuto saranno eterni. Il Vittoriale degli Italiani potrebbe essere considerato non solo un luogo dell'anima del poeta che vi spese dal 1921 il resto della sua vita ma anche un album sulla storia d' Italia a cavallo fra le due guerre mondiali. Il sito è interamente un monumento e non c'è un singolo oggetto che non abbia un significato: ogni cosa è stata pensata e studiata al dettaglio. Se siete amanti dei palazzi storici, di storie bizzarre, di bagni pieni di oggetti (solo nel bagno blu ne sono stati catalogati dodici mila!), visitate il Vittoriale degli Italiani, non verrete sicuramente delusi. Per tutti quelli che, invece, vogliono emulare il vivere inimitabile di d'Annunzio... l'aggettivo “inimitabile” dice tutto, non correrei il rischio di dover fare i conti con le pulizie a fine settimana! Immagini tratte da:
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Brighton, su di un dirupo quadrato ma eroso, mi son scorto sulla punta del tuo naso senza avere nessuna paura di sprofondare, ma tenuto ben dritto verso la penisola che non c'era. Silenzio tutto intorno.Inframezzato dalle risate di coraggiosi bagnanti, dai gorgoglii nello smeraldo mentre il motore panoramico disegnava la prima alba. Ho incontrato lungo le orme del selciato una targa inimagginabile per il ritorno del passato non digerito, che recitava e percuoteva ancora il corpo frastagliato. Sassi hanno cominciato a saltellare tra le onde, uno, due, tre, un altro fiotto, mentre i tuoi occhi oceanici si bagnavano di verde, celeste, verde ancora. Cosi mi sono convinto di poter allungare la mano alla volta di Calais. I finestrini della macchina passavano tra gli attriti di un sole avventuroso, nell'estate prolettica al profumo del cappuccino versato dalle tazze enormi. Immagine tratta da:
- sites.google.com “Imbarco aperto per Berlino Schönefeld” annuncia lo steward e la voce rimbomba nella sala d’attesa. Alcuni ragazzi cercano di scendere a compromessi fra di loro, hanno solo pochi giorni a disposizione e troppi posti da visitare; una bambina tedesca colora un album di Masha e Orso e, invitata dalla mamma a smettere, risponde capricciosamente “Nein! Nein!”. Poche ore e atterreremo a Berlino, una delle capitali più verdi del vecchio continente, potremmo dire il polmone verde dell’Europa. Gode quasi al 100% dell’uso di fonti rinnovabili, come facilmente si può intuire volando sullo stato tedesco. Una distesa di prati verdi a perdita d’occhio dove si ergono numerosissime pale eoliche. Facilmente raggiungibile da ogni parte d’Europa, Berlino offre una rete di trasporti all’avanguardia e due aeroporti non lontani dal centro. La S-Bahn e la U-Bahn coprono intersecandosi una vastissima area che viene divisa in zone concentriche, dalla zona uno, che corrisponde al centro, il Mitte, a quelle più distanti. Ad accogliermi, all’uscita dell’aeroporto, un camioncino ambulante che vende currywurst… Benvenuti in Germania! Da un hotel su WarschauerPlatz, a poche decine di metri dal fiume Sprea, passeggiamo lungo l’East Side Gallery, il più lungo tracciato di muro rimasto originale e precedente al 1989. Elemento di divisione e demarcazione territoriale, dalla sua caduta in poi esso è diventato la più grande galleria di murales e graffiti inneggianti alla libertà della storia, diventando sin dal 1992 area protetta. La capitale tedesca è una città moderna e versatile, proiettata con slancio al futuro ma ancorata saldamente alla storia dell’umanità. Un esempio eclatante è l’Isola dei Musei (Museumsinsel), costruita su un’area paludosa bonificata dello Sprea e costata alla Germania circa 1,5 bilioni di marchi. Essa raccoglie tante collezioni in diversi musei a partire da quello dell’antichità a quello di arte moderna. Ultimato quasi alla fine dei lavori, nel 1930, è il Pergamonmuseum, oggi quello più famoso al mondo. Continuando la nostra passeggiata in giro per Berlino, restiamo affascinati dall’ austera e gloriosa porta di Brandeburgo, attraversata la quale, sulla sinistra, una grande piazza ci apre la vista verso il Reichstag, il monumentale ed imponente Parlamento tedesco. Dagli attimi di gloria, dalla potenza del passato, Berlino ti fa incespicare in un crudo e doloroso pezzo della storia mondiale. Una piazza di 19 mila mq nel Mitte contenente 2711 blocchi di cemento dipinto di grigio: siamo di fronte al Memoriale per gli Ebrei assassinati d’Europa. Nonostante l’anima del progetto avesse già preso vita nel 1988-89, i lavori ebbero inizio solo nel 2003 e furono completati nel 2005, per un costo complessivo di 25 milioni di euro. L’intento dell’architetto del progetto è quello di catturare il visitatore in quella che apparentemente è una struttura di blocchi sistemati su una griglia ortogonale e scaraventarlo in un senso di solitudine e angoscia. Da uno dei bordi della piazza, i blocchi sembrano avere una altezza progressivamente crescente ma similare: quello che un visitatore scopre, percorrendo le vie del Memoriale, è che i blocchi, non solo sono molto più alti di quanto ci si aspetti per via del suolo che ha gradi di inclinazione differenti, ma sovrastano del tutto colui che ne è circondato. Pensando alla Shoah e ai milioni di vittime assassinate nei campi di sterminio, il grande numero e la lontananza sia temporale che geografica, che ha diviso e divide il mondo dove noi viviamo e quello infernale in cui queste persone hanno perso la vita, ci estraniano e non poco dalla vicenda. Chi erano le vittime dei campi di sterminio? Cosa facevano prima di essere privati della loro libertà? Se si pensa al Memorial dell’Olocausto ai campi di concentramento ancora oggi aperti ai visitatori, la nostra mente corre ad una conclusione insufficiente, quasi banale: erano ebrei, omosessuali, politici scomodi. Ma queste persone, prima di essere etichettate, vivevano la loro vita in quartieri floridi di Berlino e di tutte le altre città tedesche ed europee. Per questa ragione, negli ultimi venticinque anni, sono state installate delle mattonelle di metallo di 10x10 cm che sostituiscono quelle dei marciapiedi e su cui è inciso la frase “Qui visse…” accompagnata dal nome, data di nascita e di deportazione in un campo di sterminio di chi ha vissuto nel palazzo o nella casa che esiste ancora e davanti alla quale adesso una o più Stolperstein prendono posto per fare spazio ad una individualità anche nella morte che con il genocidio di massa è stata cancellata. A Berlino è difficile dimenticare quel che è stato il passato. Tuttavia, questa consapevolezza non sembra mai ostacolare o mettere in pericolo il futuro, anzi il passato ed il presente-futuro vivono in perfetta simbiosi in un connubio che fa di Berlino una città che non si ferma mai, spinta sempre da una voglia inarrestabile di migliorare e migliorarsi. Come città giovane e fatta di giovani, offre moltissime possibilità di svago. Per questo se siete amanti della musica, di qualsiasi genere, non troverete mai il tempo di seguire tutti i concerti che vengono organizzati in ogni angolo di Berlino. Dalla musica jazz, alla techno, dalla classica al metal, Berlino non finirà mai di stupire i vostri orecchi, basta solo organizzarsi e tenersi sempre informati sugli eventi! Se volete fare un salto sulla torre della Tv, visibile non solo da Alexander Platz ma anche dalla S-Bahn mentre si torna verso l’aeroporto, potete provare a prenotare una cena, di sicuro farete impazzire i vostri amici o potrete stupire il vostro partner, l’importante è che non vi meravigliate quando chiedete il conto! Se poi volete fare una esperienza di ampie, molto ampie, vedute, fate un giro al Kitkat, uno dei locali più famosi di Berlino, dove, ci si spoglia, letteralmente(!) dei propri pregiudizi e si va in pista a ballare… avete capito bene, nudi ! Piccola curiosità : avete mai notato i semafori di Berlino Est? Raffigurano un omino con un cappello e sono precedenti alla caduta del muro! Non sono mai stati cambiati e rappresentano, insieme ad altre migliaia di cose, una peculiarità ed una stranezza di Berlino! Se avete richieste, consigli, commenti e storie da condividere, fatevi sotto! Berlino è troppo grande per essere compresa e visitata in pochi giorni! Devo necessariamente ritornarci! Foto dell'autrice
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