COMUNICATO STAMPA Siglato il protocollo di intesa tra gli enti locali e le associazioni di categoria dell’Isola d’Elba in supporto al settore turismo: l’isola riapre le sue porte ai turisti per una vacanza in piena sicurezza. L’Isola d’Elba torna a fare squadra e si prepara ad accogliere in sicurezza i turisti durante la stagione estiva attraverso un nuovo protocollo, siglato tra gli enti locali e le associazioni di categoria dell’isola, per supportare il settore turistico. Una proposta concreta, in coincidenza dell’avvio delle prenotazioni e dell’inaugurazione dell'anno napoleonico che ha segnato ufficialmente l’inizio della stagione estiva, in un 2021 che vedrà l’isola protagonista di una serie di iniziative dal respiro internazionale dedicate all’imperatore francese. Con i suoi grandi spazi, le oltre 200 spiagge disponibili e i 400 km di sentieri, l’Isola d’Elba - cuore dell’Arcipelago Toscano, riserva MAB Unesco e recentemente inserito nella classifica dei parchi naturali più importanti al mondo - si pone in cima alle preferenze degli italiani, che nel 2020 l'hanno scelta come destinazione per le vacanze grazie alla sua ineguagliabile offerta capace di soddisfare le esigenze di diverse tipologie di turista. Le iniziative del protocollo hanno l’obiettivo e il merito di fare fronte comune per valorizzare le attività e i servizi dedicati al turismo, rispondendo in maniera efficace e tempestiva alle nuove sfide introdotte dalla situazione pandemica garantendo, inoltre, la definizione di linee guida coerenti con la conservazione della natura e la sicurezza sanitaria, puntando sull’identità del territorio, ideale connubio natura e cultura, come punto di forza. L’orgoglio di vivere in un’area accogliente per i residenti si trasforma, così, in un’idea generale di territorio accogliente da trasmettere anche attraverso aspetti tecnici quali: gli spostamenti verso l’isola, con la ridefinizione di slot, orari e modalità di imbarco al fine di adeguare gli standard di sicurezza sanitaria a bordo di traghetti e aerei; la programmazione di una fruizione sostenibile del territorio, al fine di ottimizzare il distanziamento sociale e al contempo offrire un’offerta turistica di qualità; la condivisione del progetto di vaccinazione di massa della popolazione residente e degli addetti al settore turistico, nell'ambito dell'iniziativa sostenuta a livello nazionale da ANCIM, al fine di offrire un territorio sicuro e controllato; la riconferma di un “tavolo permanente”, nato lo scorso anno con l’intento di elaborare strategie e protocolli operativi con i quali si è potuto gestire la stagione turistica 2020, per affrontare l’imminente stagione turistica 2021, sostenendo l’economia turistica del territorio in un clima di confronto, ascolto e condivisione. Due le principali linee guida del protocollo, dunque, da una parte la praticabilità delle attività degli enti del settore turistico e la loro fattiva cooperazione, dall’altra, la realizzazione di un piano che permetta ai turisti di fruire in modo sicuro e in totale libertà delle numerose opportunità che l’isola può offrire, godendo appieno degli spazi aperti e incontaminati, dalle spiagge ai sentieri per il trekking, dalle riserve naturalistiche ai borghi autentici, in un equilibrio di fattori difficilmente riscontrabile altrove. Scopri di più su Visit Elba al sito www.visitelba.info e nel blog blog.visitelba.info Segui Visit Elba su Facebook, @visitelbaofficial su Instagram e @VisitElbaIT su Twitter
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Incontriamoci nei borghi, alla scoperta della Toscana slow. La Toscana riparte con la sesta edizione di “Un’altra estate”, iniziativa della Regione Toscana e del quotidiano Il Tirreno, realizzata con il supporto di Toscana Promozione Turistica e la collaborazione di Fondazione Sistema Toscana, Vetrina Toscana, FEISCT, con cui si valorizza la destinazione turistica Toscana e i prodotti enogastronomici locali. “Un’altra estate” è una manifestazione che promuove il marchio “Costa Toscana”, nato in collaborazione con la Commissione Costa del Consiglio Regionale. Ed è una Toscana da vivere in totale sicurezza, all’insegna della contemporaneità e della sostenibilità, quella raccontata attraverso i sette borghi gioiello che accoglieranno nelle loro suggestive locations le tappe della rassegna –simbolo. Una Toscana che vive ed esprime il perfetto equilibrio tra tradizioni, cultura e paesaggio, coniugando l’innovazione e la ricerca della qualità con la sostenibilità, e che ritroviamo negli oggetti identitari individuati da ogni località. Una selezione di sette piazze della Toscana autentica faranno da cornice a piatti e prodotti della tradizione locale, veri protagonisti della kermesse. Partenza con l’augurio di buon auspicio offerto dall’affresco dell’albero dell’abbondanza, e con le atmosfere medievali di Massa Marittima prima tappa di questa edizione 2020, per approdare poi a Porto Azzurro, lungo le coste d’argento dell’Isola d’Elba. Ci avvicineremo poi all’entroterra, con Volterra e le sue suggestioni etrusche, per proseguire poi a Suvereto, uno dei borghi più belli d’Italia. Dopo una breve pausa estiva il viaggio riprenderà alla volta di Gambassi Terme, noto per le sue acque termali, proseguendo sulla Via Francigena per arrivare a San Miniato, che ci accoglierà tra profumi di tartufo e atmosfere dantesche. Tappa finale a Livorno, dove la scenografica Piazza Mascagni farà da cornice alla conclusione di questa edizione. In ogni tappa, a fare gli onori di casa saranno gli ospiti istituzionali, che lasceranno poi spazio ai conoscitori del territorio: saranno loro a raccontare curiosità, storie, aneddoti e ad offrire spunti per vivere la Toscana attraverso sapori e segreti della cucina di ieri e di oggi. E saranno poi i produttori locali, attraverso le interviste a loro dedicate, a guidarci in un gustoso viaggio tra ricette e piatti della tradizione, lasciando poi spazio alle degustazioni dei prodotti. Gli eventi e le passeggiate saranno accessibili solo su prenotazione per un numero contingentato di persone, e si svolgeranno nel pieno rispetto delle norme di sicurezza e di distanziamento sociale. Ogni evento sarà preceduto da passeggiate o visite guidate della durata di circa 30 minuti alla scoperta dei borghi e di luoghi di particolare interesse e strettamente connessi ai temi delle serate, con la guida di testimonial d’eccezione. Gli eventi si terranno in fascia pre-serale, a partire dalle ore 18.30 e termineranno intorno alle 20.30 (gli orari potranno subire delle variazioni). Le date di “Un’altra estate 2020”
di Giulia Cartei In molti probabilmente si immaginano la Malesia come la terra selvaggia, caratterizzata dalla rigogliosa foresta pluviale e dalle tigri malesiane, resa famosa dalla celebre serie tv degli anni 70 “Sandokan”, ispirata ai romanzi di Salgari. Ma com’è oggi la Malesia? Scopriamolo insieme attraverso un viaggio nella sua capitale Kuala Lumpur, che da colonia dell’impero britannico si è trasformata in una metropoli vibrante, vivace e futuristica, in cui grattaceli ultramoderni convivono con i templi indù, i palazzi dalle architetture islamiche e gli edifici coloniali, memoria della dominazione inglese. Simbolo di KL, così viene chiamata la capitale malese, sono le Petronas Twin-Towers, due torri gemelle di 452 metri collegate da un ponte situato a circa metà della loro altezza, che consente il passaggio dall'una all'altra. Progettate dall'architetto Cesar Pelli, le due torri, riportano le geometrie dell’architettura islamica, dalla pianta a forma di stella, che simboleggia la diffusione della religione islamica ai cinque pilastri, che simboleggiano i cinque capisaldi dell’islam. Inaugurate nel 1998, sono state per sei anni l’edificio più alto al mondo, mentre oggi restano le torri gemelle più alte ed il simbolo dell’impressionante crescita economica della Malesya. Le Petronas, che prendono il nome dalla compagnia petrolifera malesiana i cui uffici hanno sede proprio nelle due torri, sorgono nel quartiere di Bukit Bintang, detto Triangolo d’Oro, il cuore commerciale e finanziario della città, caratterizzato dai maestosi centri commerciali e dai grattacieli, sedi delle più importanti Banche d’investimento, che hanno scelto KL riconoscendone l’importanza come centro economico-finanziario. Per visitare le Twin-Towers e godere della splendida vista sulla città, che si può avere dallo sky-bridge e dall’observation deck situato all’86esimo piano, acquistate in anticipo i biglietti sul sito ufficiale https://www.petronastwintowers.com.my/. I ticket per le Petronas sono a numero limitato, qualora siano già esauriti, potrete comunque ammirare lo skyline di Kuala Lumpur salendo sulla Menara KL Tower, una torre di telecomunicazioni, che con i suoi 451 metri è la più alta di tutta l’Asia e la settima al mondo. A rendere davvero affascinante la città è il connubio tra antico e moderno, tra tradizione e innovazione. Infatti, a pochi passi dai grattacieli è possibile immergersi nella Kuala Lumpur più autentica, perdendosi tra i templi indù, gli edifici coloniali della dominazione inglese, le vie di Chinatown e i numerosissimi mercati di street food, simbolo della tradizione culinaria del Paese. Partendo dai resti dell’impero britannico, un altro simbolo della città è la Dataran Merdeka (piazza della libertà), la quale in epoca coloniale era stata adibita a campo da cricket per la nobiltà inglese. Dal 1957, quando fu issata per la prima volta la bandiera malese, Merdeka è diventata il luogo simbolo dell’indipendenza della Malesya e ancora oggi in questa piazza si svolge ogni anno la Merdeka Parade, per celebrare la liberazione dall’egemonia britannica. La piazza è circondata da edifici storici tra cui i più importanti sono la residenza del sultano e la cattedrale di Santa Maria, una chiesa anglicana fra le più antiche del Paese. Una tappa assolutamente da non perdere per chi visita KL sono i Batu Caves, dei templi induisti costruiti all’interno di una collina rocciosa e “sorvegliati” da una gigantesca statua d’oro, raffigurante il Dio della guerra Lord Murugan, situata nella piazza antistante alla grotta in cui sono nascosti i templi. L’unico modo per poterli ammirare è percorrere la meravigliosa scalinata arcobaleno che porta all’ingresso della grotta. Salire i 272 scalini può essere piuttosto sfidante, soprattutto con le temperature e l’altissimo tasso di umidità delle giornate estive ma la vista di cui si può godere dalla cima della scalinata e la bellezza dei templi vi ripagheranno della fatica. Giunti all’interno della grotta, vi ritroverete in un’atmosfera surreale e potrete ammirare i coloratissimi templi ma occhio alle scimmie che li popolano, sono molto dispettose e spesso si divertono cercando di rubare gli effetti personali dei turisti. Un consiglio? Non guardatele negli occhi e se ci tenete a non perdere i vostri smartphone, prestate massima attenzione quando provate a scattare qualche foto. Oltre alle sue bellezze architettoniche, ciò che rende davvero unica KL è la sua capacità di coniugare gli opposti: antico e moderno, tradizione e innovazione e il meltinpot culturale tra le tre principali etnie del paese. Le comunità malesi (di religione prevalentemente induista e islamica), cinesi e indù convivono pacificamente e sono ben integrate nonostante le differenze religiose, creando così un eco-sistema dal patrimonio culturale unico, che si riflette anche nella tradizione culinaria della città. La cucina malese infatti sintetizza “il gusto” dell’Asia ma per l’importanza che i malesi dedicano al cibo, per parlarne con il dovuto rispetto, servirebbe un altro articolo. Ovviamente ci sarebbero molte altre bellezze da descrivere e curiosità da raccontare, quindi non esitate, fate le valige e partite alla scoperta di questa vibrante città futuristica ricca di storia, tradizioni e divertente vita notturna. Vi stupiranno anche l’incredibile gentilezza e onestà della popolazione. Buon viaggio! di Marianna Carotenuto Oggi vi porteremo su di un’isola nell’isola. Ci tufferemo nel Golfo di Napoli per approdare sull’Insula Major e raggiungere l’Insula Minor. Stiamo parlando dell’isola di Ischia e del suo Castello. Ischia è la più grande isola del Golfo, nota per la sua storia e cultura, il mare cristallino, il sole, le terme ed eventi esclusivi; ma il luogo che più simboleggia Ischia è il Castello Aragonese. Il Castello di Ischia in origine era conosciuto come Castrum Gironis, nome che secondo alcuni ricorda Gerone da Siracusa che, venuto in aiuto dei Cumani nella guerra contro i Tirreni nel V secolo a.C., costruisce un primo insediamento sul Castello; secondo altri invece Castrum Gironis significherebbe "giro di mura" fortificate che circondava l'isolotto di roccia trachitica. Il nome che lo contraddistingue attualmente, come Castello Aragonese, si deve ad Alfonso I d’Aragona che nella prima metà del ‘400 ricostruisce il Maschio degli Angioini, congiunge l’isola maggiore con un ponte artificiale (che attualmente ritroviamo come accesso pedonale) e fa costruire forti mura difensive entro le quali gli ischitani potevano sentirsi protetti dalle incursioni dei pirati. Con gli Aragonesi la rocca raggiunge il suo massimo splendore grazie alla guida di Costanza d'Avalos e di Vittoria Colonna; quest’ultima trascorre circa 35 anni della sua vita sul Castello dedicandosi alle lettere e alla poesia e creando intorno a sé un cenacolo letterario di grande spessore a cui partecipa il famoso poeta Bernardo Tasso. Alla fine del XVI secolo il Castello ospita 1892 famiglie, 13 chiese, oltre il Convento delle Clarisse, l’Abbazia dei Basiliani di Grecia, il Vescovo col Capitolo e il Seminario, il Principe con la guarnigione. Attorno al 1750, cessato il pericolo dei pirati, il Castello inizia a spopolarsi. Nel 1809 la rocca viene distrutta quasi completamente dagli Inglesi. Nel 1823 il re di Napoli, Federico I, trasforma il Castello in luogo di pena per gli ergastolani. Nel 1851 lo riduce a prigione per i condannati politici tra cui Carlo Poerio e tutti coloro che si erano ribellati al potere dei Borbone. Con l’arrivo di Garibaldi a Napoli, nel 1860, il carcere viene soppresso e Ischia si unisce al Regno di Italia. Dal 1912 la Famiglia Mattera diventa proprietaria del Castello e ne cura i restauri e la gestione. Attualmente il Castello è aperto alle visite dei numerosi turisti, regalando loro scorci e panorami stupendi. Il Castello, infatti, oltre a essere ricco di storia e bellezze architettoniche, presenta molteplici punti panoramici come il Terrazzo dell’Immacolata che offre una straordinaria vista del Borgo di Ischia Ponte e della Spiaggia dei Pescatori. Nella Chiesa a pianta esagonale di S. Pietro a Pantaniello, invece, c’è una vera e propria finestra sul mare, tanto bella da sembrare una cartolina. Nulla però può sostituirne la vista da vicino, la sensazione di affacciarsi dalla finestra e ammirare il verde della vegetazione che si unisce alle sfumature blu del mare. Il Terrazzo degli ulivi è un altro luogo in cui lo sguardo si perde nel mare, seguendo all’orizzonte i Monti Lattari e le bellezze del Golfo di Gaeta. Un tempo questo era il giardino del Castello, ricostruito da Alfonso I di Aragona e regalato a Lucrezia d’Alagno, la bella popolana di Torre del Greco della quale si era innamorato. Anche la Chiesa S. Maria delle Grazie gode di una vista meravigliosa, questa infatti è a strapiombo sul mare e per questo fu chiamata chiesa della Madonna della Punta. Non è finita qui, poiché il Castello, sorgendo su un’isoletta, permette ai visitatori di scorgere bellezze paesaggistiche ovunque volgano lo sguardo, basti pensare al panorama visibile dalla Loggetta panoramica. Numerose sono le occasioni di passeggiare immersi nel verde ma senza allontanarsi dal mare. Suggeriamo il Sentiero del Sole, uno dei principali percorsi del Castello, ricco di vegetazione mediterranea. Vi ritroverete tra ulivi, allori, fichi, melograni, fichi d'India e alianti e bouganvillee. Il Castello offre anche tanti antichi tesori come i resti del Tempio del Sole, la Cattedrale dell’Assunta e la Cripta gentilizia della Cattedrale. Lungo il percorso ci sono luoghi che invitano alla sosta e al ristoro: la Caffetteria del Monastero propone un’atmosfera romantica con tavolini immersi tra buganvillee, ginestre e gelsomini su una terrazza con vista mozzafiato. Nel punto più alto, nella zona visitabile, troviamo il Caffè ristorante “Il Terrazzo” da cui si può ammirare tutto il Golfo di Napoli, Ischia e le isole vicine. Vi abbiamo portato in alcuni dei luoghi che si incontrano durante la visita al Castello, ma c’è tanto ancora da scoprire. Il Castello Aragonese e Ischia vi aspettano! Per info e biglietti: www.castelloaragoneseischia.com Immagini tratte da: Foto dell’autore www.castelloaragoneseischia.com Potrebbe interessarti anche:
Chi non ha mai provato a immaginare come fossero realmente i luoghi dove Harry Potter e i suoi amici hanno vissuto le avventure più strabilianti? A distanza di due decadi dalla pubblicazione del primo libro della saga (Harry Potter e la pietra filosofale), il turismo verso il mondo nato dalla magica penna di J. K. Rowling è cresciuto a dismisura. Qualcuno, tuttavia, potrebbe essere ingannato nel pensare che alcune location del film siano state create ex novo negli Studios londinesi della Warner Bros e che per i paesaggi più grandi siano stati usati effetti speciali sofisticatissimi.
Sfatiamo il mito degli effetti speciali: perché Harry Potter può farci sognare mentre passeggiamo per le strade di Londra? Perché qualche vetrina in legno e i tipici mercati coperti potrebbero spedirci dritti a Diagon Alley e da Olivander (solo che in attesa che la bacchetta scelga il proprio mago, dovremo sicuramente pagare tutto quello che romperemo!). Se siete a Londra solo di passaggio e non avete il tempo di perdervi tra Inghilterra e Scozia, di seguito troverete dei consigli per un piccolo tour magico. Come non partire proprio dal binario 9 ¾? Fino a qualche anno fa l'avreste potuto trovare realmente tra i binari 9 e 10 di King's Cross Station, oggi per ragioni di sicurezza è stata dedicata una piccola area commerciale all'interno della stazione dove potrete fare foto con le sciarpe della vostra casa preferita senza obbligo di acquisto!
Vi ricordate da dove Harry e l'amico Ron hanno dato gas alla mitica auto Ford Anglia? Recatevi presso St. Pancras Station e vi verrà subito in mente! E si può totalmente conciliare una visita allo stupefacente Natural History Museum, nel quartiere di Kensington sulla Cromwell Road, per rinfrescarsi ancora una volta la memoria! Infine se desiderate entrare fisicamente nel mondo di Harry Potter, per accedere agli Studios di Londra dovrete necessariamente prenotare il vostro ingresso al sito www.wbstudiotour.co.uk, acquistando il pacchetto che comprende anche il trasferimento da/per Londra in bus, soluzione leggermente più cara rispetto al biglietto che da Watford Junction vi porta, a bordo del bus ufficiale della Warner Bros, direttamente davanti gli studios per qualche sterlina. Per chi invece decide di gustarsi un tour attraverso la Gran Bretagna alla ricerca dei luoghi di Harry Potter, eccovi accontentati!
Alcune famose scene del film sono state girate a Oxford nella Hall del Christ Church College, compresa quella della sala grande dei banchetti e la Bodleian Library (visitabili pagando il ticket di ingresso). E l'Espresso per la famosa scuola di magia? Forse non porterà proprio a Hogwarts ma in Scozia qualcosa del tutto simile nella forma attraversa ancora il viadotto di Glenfinnan, niente dissennatori, tranquilli! Per i mirabolanti scorci che fanno da sfondo nelle famosissime e seguitissime partite di Quiddich, basta perdersi nei paesaggi più puri della Scozia (giusto per citarne qualcuno Glencoe Valley e Glendens). Non dimenticate, se andate a Edimburgo, di prendere una bevanda calda proprio nel cafè dove J.K. Rowling scrisse il primo Harry Potter, The Elephant House! Io ho scelto proprio il tavolo accanto alla vetrata con vista castello! Per gli amanti dei fantasmi più divertenti della storia, se volete andare alla ricerca di Mirtilla Malcontenta o di Nick quasi-senza-testa, date un'occhiata alla cattedrale di Gloucester, dicono che sia infestata dai fantasmi dei monaci! Brrr!
Infine, una piccola riflessione su una delle tante cose strabilianti di Hogwarts: chi può mai dimenticare le scale che mutano a loro piacimento? A me ricordano le scale e gli effetti ottici di Escher! L'immaginazione è il tappeto magico che può portarci in giro per il mondo, magia è semplicemente quello che riusciamo a immaginare.
Immagini tratte da: www.tourlondon.com www.girovagate.com www.familybreakfinder.co.uk www.myhabitat.com www.raileurope-world.com www.pottermore.com www.timeout.com www.thecosytraveller.co.uk www.experienceoxfordshire.co.uk www.themetropolist.com www.leboat.it www.scalemilano.it
Questa settimana la redazione de Il Termopolio vi porta in uno dei luoghi più affascinanti al mondo, la Valle della Loira, in Francia, dove a partire dal X secolo la nobiltà francese ha fatto a gara per costruire la dimora estiva più sfarzosa e alla moda. Il nome Loira deriva dal fiume che la attraversa e in prossimità del quale sorgono i numerosi castelli che l'hanno resa celebre. Dal 2000 la parte centrale della Valle della Loira è entrata a far parte dell'elenco dei siti tutelati dall'UNESCO. La nobiltà francese, seguendo la moda dei monarchi, mobilitò un ingente numero di architetti per costruire i castelli più belli e se pensate che si possano contare sulle punte delle dita, dobbiamo proprio smentirvi! I castelli di cui stiamo parlando sono circa 300! Non tutti sono visitabili, purtroppo! Molti risultano in vendita a cifre da capogiro per i comuni mortali, ma non per magnati e collezionisti d'arte incalliti! Tenete gli occhi sul mercato immobiliare locale, chissà che anche voi non possiate acquistare una delle tante dimore estive che dalla rivoluzione francese in poi sono, purtroppo, cadute in rovina! Noi vi invitiamo a visitare quelli che sono ritenuti i castelli più belli! Eccone un piccolo assaggio!
Castello di Amboise; vista dal balcone della sale delle guardie; tomba di Leonardo da Vinci
Partiamo dal castello di Amboise che prende il nome dalla nobile famiglia che gli diede vita. Passò di proprietario in proprietario fino ad arrivare a Carlo VIII a cui si deve il suo originale splendore e che riflette il passaggio graduale dal gotico al rinascimentale. Numerosi personaggi influenti venivano invitati a trascorrere qualche tempo nel castello; fra questi anche Leonardo da Vinci che lì venne sepolto quando la morte lo colse nel 1519. Il castello nasce su una collina e gode di un'ottima vista su tutta la Loira, per questo venne giudicato anche molto sicuro. All'interno si trovano alcuni ambienti in stile gotico come le sale delle Guardie e le relative passeggiate dalle quali si poteva controllare tutto il territorio circostante, e la sala dei Tamburini che prende il nome dalle feste che si svolgevano frequentemente sotto i Valois. Le stanze rinascimentali furono appartamenti di Luigi Filippo finemente ornati e arredati.
Vista dei giardini di Villandry
Per i suoi giardini, che non hanno nulla da invidiare a quelli di Versailles, sebbene siano più ridotti nelle dimensioni, non possiamo non menzionare il castello di Villandry, dove fu firmata la pace di Colombiers (come era conosciuta Villandry nel Medioevo) nel 1189 da Enrico II Plantageneto e Filippo Augusto. Il castello fu completato solo in epoca rinascimentale e i suoi ambienti ne rappresentano uno squisito esempio. Il proprietario Joachim Carvallo si è concentrato principalmente sui giardini rigorosamente alla francese, conservando quelli rinascimentali e aggiungendo numerosi giardini-orti di carciofi, sedano e insalata che simboleggiano i vari tipi d'amore, da quello tenero a quello passionale, da quello capriccioso a quello tragico. A farla da padrone in questi giardini è l'arte topiaria, quella che dispone che le siepi siano potate in forme geometriche, che con un gioco di luci e ombre offre un piacevole spettacolo al visitatore.
Castello di Chenonceau; giardini di Chenonceau
Una storia costellata da vendette, tradimenti e rovina è quella del castello di Chenonceau che venne più volte distrutto per capriccio dei proprietari e riedificato a loro piacimento o semplicemente raso al suolo per sospetti di cospirazione. Quando, in epoca rinascimentale, venne acquisito da Enrico II questi lo donò alla sua amante ufficiale Diana di Poitiers, alla quale si deve l'attuale stato del castello e anche il ponte sul fiume. Alla morte del consorte, Caterina de' Medici fece di tutto per allontanare dal castello l'amante del defunto marito, proponendole uno scambio con il castello di Chaumont che Enrico II aveva ristrutturato. Caterina de' Medici allargò i giardini e fece del castello la meta principale dell'alta nobiltà francese dove nel 1560, in occasione dell'ascesa al trono del figlio Francesco II, si tenne il primo spettacolo pirotecnico del paese. Il castello non godette sempre della gioia e dell'allegria che Caterina si era tanto auspicata: alla morte di Enrico III divenne un luogo tetro e abbandonato, passando di proprietario in proprietario ed essendo fortunatamente risparmiato dalla furia distruttrice della rivoluzione. Solo con la famiglia di cioccolatai francesi Menier il castello ha riacquistato il suo originale splendore. La nostra stanza preferita? Quella delle cinque regine! Il nostro breve tour per i castelli della Loira deve fermarsi quì ma vi auguriamo di visitarne, se non tutti, la maggior parte. Non sono molto distanti l'uno dall'altro e potrete fare il vostro tour usando i mezzi pubblici o affittando una bici! Ogni zona è famosa anche per i vini pregiati quindi, se avete intenzione di assaggiarli tutti, non mettetevi alla guida della vostra auto o della bici! Ogni castello racconta una curiosità o un fatto storico che ha delineato i tratti geografici dell'Europa d'oggi, in pratica è una passeggiata nella storia... siete pronti a incontrare Caterina de' Medici, Leonardo e i re di Francia? Immagini tratte da: www.leboat.it www.castelli-loira.it www.scuoladiviaggio.it www.france-voyage.fr www.giardini-mondo.it www.nevworldwonders.com www.parigi.it www.loire-chateaux.co.uk
Come si può rinunciare a un buon calice di vino davanti a una delle prelibatezze della cucina italiana? Per gli appassionati e gli intenditori il vino è come la melodia per un compositore o un ritratto per un pittore, un'opera d'arte che l'uomo crea venerando la natura.
Negli ultimi anni per amatori, intenditori e turisti sono stati ideati percorsi enogastronomici che prendono per mano i fortunati e li guidano attraverso odori e sapori della nostra terra. In genere sono le cantine più prestigiose ad aprire le porte a ospiti da tutto il mondo e il principe della manifestazione è sempre il vino. Ma in Toscana, precisamente a Gavorrano in provincia di Grosseto, i percorsi enogastronomici della Cantina Rocca di Frassinello hanno preso una piega interessante. L'accordo fra le due famose firme Castellare e Domaines Barons de Rothschild Lafite, con a capo il Barone Eric de Rothschild e Paolo Panerai, ha dato vita all'ambizioso progetto di unificare l'esperienza nella coltivazione e nella vinificazione del vitigno toscano San Gioveto e quella dei quattro vitigni francesi per eccellenza, il Cabernet, il Merlot, il Petit Verdot e lo Shiraz. Un lavoro costato due anni e che ha dato vita a 90 ettari di vigneti. Per un'opera colossale, serviva l'intervento di un personaggio di pari livello. I due ideatori non hanno solo scelto Renzo Piano ma si può ben dire che il famosissimo architetto abbia scelto la cantina Rocca di Frasinello in nome di una lunga amicizia che lo lega a Paolo Panerai e al ricordo del padre, grande appassionato e produttore di vino. La configurazione della cantina è quella di Castello-cantina dove il cuore della struttura è certamente la barricaia dove il vino viene lasciato a invecchiare. Di solito una cantina ha un ciclo di produzione che segue un ordine orizzontale (in un locale la tinaia, poi la barricaia e infine il magazzino) ma Piano ha stravolto questo sistema facendo ruotare tutta la produzione attorno alla barricaia, luogo dove la qualità del vino viene accresciuta. Essa si presenta come un quadrato con il lato di 40 m incassato sottoterra, per consentire di mantenere la giusta temperatura e umidità, e sul quale si regge un solaio senza l'ausilio di colonne o pilastri. Ai lati una cornice di 20 m dove sono collocati tini con veri e propri tappi che si aprono sul piazzale sovrastante. Durante la vendemmia l'uva scende per caduta nei tini di fermentazione, evitando alle pompe di sottoporla a stress e attraverso la cornice si avvia il processo che collocherà il vino nella barricaia. Il visitatore all'entrata viene avvolto dalla vista di filari di botti in più ordini, la luce diretta penetra dal solaio, come un riflettore e a richiesta. La barricaia di Piano ha un carattere sacro e solenne: con le sue forme nette, pulite ma eleganti assume l'aspetto di un tribunale romano dove la carica indiscussa viene rivestita dal vino nel suo momento più importante, quello dell'invecchiamento; il piazzale che sovrasta la barricaia, e che è il tetto, viene chiamato dal suo stesso architetto sagrato, proprio perché la scelta meticolosa dell'uva e la massima cura durante la sua lavorazione è l'anello più sacro di tutta la catena: l'atto di nascita di un vino sublime.
Cantina- castello di Rocca di Frassinello; Barricaia
Immagini tratte da:
www.castellare.it
A pochi giorni dal sostizio d'estate il nostro bisogno di vacanze, ma soprattutto di luoghi freschi, sta diventando irrefrenabile. Così abbiamo pensato ad uno dei luoghi più suggestivi, e non troppo caldi, d'Europa. Fin dalla sua nascita, Mont Saint Michel e la sua abbazia sono stati per secoli meta di pellegrinaggio per centinaia di migliaia di religiosi. Situato in Normandia, nel dipartimento della Manica, dovette contrastare gli inglesi durante la guerra dei Cento Anni e, proprio in questo periodo, assunse l'aspetto di isola fortificata. L'assedio di Mont Saint Michel può essere considerato il più lungo del Medioevo essendo durato poco più di dieci anni: gli abitanti non si arresero mai all'esercito inglese che nel 1434 venne battuto e si ritirò dalla Normandia.
Mont Saint Michel è un isolotto collegato alla terraferma da uno strato sabbioso che affiora nei periodi di bassa marea e per questo viene detto tidale. Il dislivello fra bassa ed alta marea è molto ampio raggiungendo i 14 metri: questo fenomeno ha in buona parte reso l'isola inespugnabile. Quando la diga artificiale che tratteneva la sabbia per il passaggio di pedoni e carri venne costruita nel 1880, non si consideravano le conseguenti perturbazioni del luogo in seguito alla sua costruzione e quando, in seguito, si comprese che intorno al 2040 il monte sarebbe stato attorniato non più dal mare ma da prés salés (prati salati), si decise di intervenire tempestivamente costruendo una passerella sospesa terminata, dopo dieci anni di lavori, nel 2015 e costata più di 180 milioni di euro. La passarella garantisce al promontorio-abbazia il suo naturale aspetto marittimo e il passaggio di pedoni e bus-navetta che dal parcheggio centrale conducono gratuitamente i turisti direttamente a Mont Saint Michel. Il promontorio è accessibile da tre porte: la porte de l'Avancée, la porte du Boulevard e la porte du Roi. L'abbazia che ha dato il nome all'isola si trova nella parte più alta; la sua costruzione iniziò a partire dal X secolo e subì degli ampliamenti che si possono avvertire sentibilmente dai diversi stili adottati, che vanno dal carolingio, al romanico e al gotico. Le costruzioni edificate in seguito, non essendoci molto spazio, furono compresse o addossate l'una sull'altra e per questo l'unica vera strada è quella che conduce all'abbazia e prende il nome di Grande Rue, tutte le altre vie di comunicazione interna sono dei viottoli o scalette in roccia, a volte molto strette e ripide che hanno dato al monte l'aspetto di un gioiello intarsiato dall'uomo. A proposito di Mont Saint Michel, anche lo scrittore francese Victor Hugo ne fu molto affascinato tanto da definirlo nelle sue lettere la Marveille! Le code dei turisti sono sempre chilometriche ma è possibile prenotare i vostri biglietti di ingresso su internet! Non tardate ancora! Ah... un consiglio: se volete fare il bagno state attenti alle sabbie mobili!
Sapete come chiamano uno dei loro monumenti simbolo gli abitanti di Varsavia? "Il Mostro" e no, non è una statua terrificante! Si tratta, invece, del Palazzo della Cultura e della Scienza, uno degli ultimi regali di Stalin alla città, terminato nel 1955.
Non fatevi ingannare dall'insolito skyline di Varsavia, più famosa in tutta Europa come Parigi del Nord prima che i devastanti effetti della II Guerra Mondiale la deturpassero orribilmente. Tutta la città, come il centro storico, sono stati quasi interamente ricostruiti, ridando vita a quella originaria esplosione di colori sulle facciate delle case che tanto rende unica la città polacca.
Caratteristici anche i vicoli, che fanno strada verso piacevoli piazzette nascoste e illuminate da lampioni a gas. Il cuore di Varsavia e la sua identità sono custodite nella Piazza del Mercato, attorniata da splendidi palazzi rinascimentali e barocchi con caratteristici elementi gotici e con la statua della Sirenetta che, secondo la leggenda, è la sorella di quella di Copenhagen, come quella danese, simbolo della città. Tuttavia, il suo nucleo originario si era sviluppato attorno alla Piazza del Castello, con sullo sfondo la residenza ufficiale dei monarchi polacchi.
Seriamente danneggiato durante l'invasione della Germania nel 1939 e una seconda volta durante la Rivolta di Varsavia, ha conservato rovine e macerie fino al 1971, l'anno dell'inizio della ristrutturazione. Percorrendo la Strada Reale, si raggiungono facilmente i due grandi parchi che ospitano al loro interno le prestigiose costruzioni di due palazzi, il Wilanow e il Lazienki, doni alla città di nobili e mercanti. Il primo è in perfetto stile barocco, con all'interno varie raffigurazioni encomiastiche che ritraevano l'antico proprietario Jan III Sobieski; è legato da una parte all'arte europea e dall'altra a quella dei sovrani polacchi, un miscuglio per nulla azzardato ma affascinante.
Palazzo Lazienki, o Palazzo sull'isola, è in assoluto uno dei luoghi più affascinanti e caratteristici di tutta Varsavia. Si estende per 76 ettari e nel parco, dal 1918 pubblico, si possono incontrare pavoni e scoiattoli. Tranquilli, non ve li ritroverete nel piatto, una volta seduti al ristorante! Varsavia è famosa per la sua zuppa di barbabietole con ravioli ripieni di carne e funghi (Barszcz), per la minestra fredda di latte cagliato accompagnato da foglie di barbabietola ed erba cipollina (Chlodnik) e per i bizzarri ravioli ripieni di frutta, formaggio, funghi e cavoli (Pierogi). Se andate matti per il secondo, Bigos a volontà! Un delizioso stufato di carne con contorno di crauti e prugne secche. Di buona norma a Varsavia è bene terminare ogni pasto con un dolce: dalle più semplici paste ai semi di papavero o miele (Makowce e Pierniki) al dolce di pasta frolla e frutta secca ( Mazurki ), il tutto per poco più di 10 euro a persona! Una città a prova di portafoglio, da visitare nel Weekend!
Immagini tratte da:
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Sono pochi in Italia i castelli la cui storia è avvolta nel mistero. Morti dolorose, efferati omicidi e rapimenti da parte di uomini crudeli e potenti. Vi ricorda un po' la fiaba di Barbablù? State pensando al Don Rodrigo di turno o all'Innominato? Niente di tutto questo! Siamo in Sicilia, nell'immensa tenuta del Castello di Donnafugata, distante circa 20 km da Ragusa, dove gli studi sull'origine del nome e le fonti contrastanti hanno dato vita a una leggenda, quella della principessa Bianca di Navarra, vedova del re Martino I d'Aragona, rapita e segregata dal conte Bernardo Cabrera. La ricostruzione dal siciliano Ronnafugata (Donna fuggita) cozza, tuttavia, con un'altra che farebbe derivare il nome del Castello dall'arabo Ayn al-Ṣiḥḥat (Fonte della salute).
Uno dei proprietari più famosi fu proprio Bernardo Cabrera che acquisì il castello dai Chiaramonte intorno al XV secolo. La sua figura era legata a spargimenti di sangue, rivalse e capricci tanto da costargli la stima di uomo senza scrupoli, assecondato per timore persino dai sovrani di Palermo. L'assetto attuale del Castello si deve, invece, a un uomo di grande cultura, di spiccato senso dell'umorismo e di sconfinati orizzonti. Nell' Ottocento, il Barone e Senatore del Regno Corrado Arezzo, fece ingrandire la struttura iniziale e abbellì ogni stanza, curandola nei minimi dettagli. Il Castello è raggiungibile sia in macchina che in treno, infatti il barone aveva ottenuto che il corso dei binari facesse tappa proprio davanti casa sua, a circa 400 m, per avere una fermata del tutto personale. La stradina che porta all'entrata è fiancheggiata da ambo i lati da una fila di porte e portoni dove vivevano i fattori del barone. La facciata del Castello, visibile anche dalla strada, è in stile neogotico veneziano.
2. La facciata neogotica del castello 3. Particolare della facciata
L'entrata, posta dopo un ampio cortile interno, si snoda in una scala in pietra pece con statue rinascimentali e chiunque attraversi l'ingresso, molto buio per il pavimento scuro, poi il cortile, dalle pareti molto chiare e che riflette la luce, producendo un effetto quasi abbacinante, e arrivi di fronte alla scalinata, anch'essa molto scura, vivrà una strana sensazione, mista alla sorpresa e al timore.
Il Castello è diviso in due piani e possiede circa 120 stanze, ma solo una ventina del piano superiore, quello nobiliare, sono accessibili al pubblico. Mobili, lampadari, carte da parati e pavimenti, ma anche le suppellettili, sono tutti dell'epoca. Per volontà dello stesso Barone Arezzo, le stanze erano state pensate e arredate per assomigliare o per seguire, il gusto di altri Castelli famosi sia in Italia che all'estero. La Sala degli Specchi di Donnafugata, che noi chiameremo così per comodità, rassomiglia, anche se in proporzioni molto più piccole, a quella della Reggia di Versailles. Al Castello tutti i capricci sono supportati: per esempio, la Stanza dei Fumatori venne completamente tappezzata da carta parati a tema, con pipe e decorazioni similari.
Non diversa è la Stanza della Musica, dove sono presenti diversi pianoforti e le pareti raffigurano il Teatro Massimo di Palermo e l'Orto Botanico. Da questa stanza ha accesso la famosa camera da letto dove la leggenda vuole che fosse segregata la Principessa Bianca di Navarra, una piccola aula con pavimenti in pietra e decorazioni in pietra nera.
6. Stanza della musica, particolari 7. Stanza di Bianca di Navarra
Meno sfarzose sono le stanze degli ospiti, tutte collegate fra loro ma direttamente comunicanti con cunicoli che la sola servitù attraversava. Quando si dice che tutti gli ospiti vengono trattati allo stesso mondo! Non proprio! La Stanza del vescovo, infatti, era una sorta di appartamento e venne pensata come una grande sala in rosso porpora con un tavolo ovale, una specchiera in stile Luigi XVI e molti mobili: sulla sala si affacciano due porte, una delle quali porta alla stanza della perpetua del vescovo, l'altra alla sua stanza personale, con carte da parati dipinte a mano e che raffigurano un merletto ricamato adagiato sul muro in modo naturale, così da creare un effetto ottico che lo faccia sembrare vero.
Stanza del vescovo
In molte stanze si trovano raffigurazioni del Castello al suo stato originario, quando cioè il Barone non aveva ancora apportato cambiamenti e migliorie, un chiaro motivo di vanto. Il Barone, oltre a essere un nobile fiero e di cultura, era famoso per gli svaghi che tanto amava e per la sua indole giocosa. Le pareti di una stanza del castello, detta la Stanza del Biliardo per la presenza di un tavolo da biliardo, erano state affrescate in modo da sembrare un gazebo con scorci sul mare e tutt'intorno erano stati disposti sedili sopraelevati per consentire agli ospiti di seguire meglio il gioco. La sala più grande, e sicuramente quella più suggestiva, è quella degli Stemmi, dove quattro pareti corrono lungo il perimetro della coloratissima sala raffigurando gli stemmi delle famiglie nobili di tutta la Sicilia. Da questa sala, attraverso una porta, si accede a un'antibiblioteca e poi alla biblioteca del nostro Barone, aperta al pubblico di recente e che vanta più di seimila volumi.
Sala degli Stemmi; La biblioteca
Quando un visitatore termina il percorso all'interno del castello, pensa che le sorprese siano finite e che niente potrà eguagliare ciò che ha visto, ma si sbaglia! Il giardino del castello si estende per circa 2 ettari prima di perdersi nelle campagne e qui il Barone fece edificare, probabilmente a immagine di quello di Hampton Court a Londra, un labirinto al quale si accede da un piccolo ponticello. Anticamente le mura a secco erano coperte da roseti e questo rendeva ancora più difficile la vista dell'esterno. Il giardino è costellato da fontane e statue e su una collinetta, con grotte artificiali sottostanti, un gazebo bianco rinascimentale raffigura all'interno il firmamento. I passatempi al Castello non mancavano e il Barone era anche una persona di grande spirito. Aveva fatto installare dei manichini con meccanismi in grado di attivarsi al passaggio di qualche malcapitata che ne fuggiva terrorizzata alla vista. C'erano poi tombe finte con manichini di morti all'interno e anche sedili che spruzzavano acqua se qualcuno vi si sedeva sopra. La nostra visita virtuale termina qui ma il Castello di Donnafugata rappresenta molto di più, un piccolo mondo da scoprire, fatto di storia e quotidianità, di potere e cultura, un connubio perfetto di orgoglio nobiliare e leggerezza nel saper vivere legato alla figura di un uomo dalla vasta cultura e di grande spirito.
Particolari del giardino e della terrazza ; vista del Castello dal Labirinto
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