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20/6/2016

Il Vittoriale degli Italiani, d'Annunzio e il vivere inimitabile

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di Lorenza Gerratana

Incastonato nelle colline di Gardone Riviera, il complesso di edifici del Vittoriale degli Italiani si estende per circa nove ettari, dominando il lago con un fascino austero e stravagante. L'odierno nucleo principale del Monumento, una "vecchia villa piena di bei libri" appartenuta al dottor Thode aveva aperto i cancelli nel febbraio del 1921 alla figura del poeta-soldato Gabriele d'Annunzio. Quello che all'inizio doveva essere, però, un soggiorno di qualche settimana, si era rivelato per il vate l'esordio di un grande progetto, un inequivocabile manifesto del vivere inimitabile. Proprio in una lettera del 1921, indirizzata alla moglie Maria, scrive di aver trovato un luogo adatto alla licenza del Netturno ma quelle poche settimane che d'Annunzio aveva previsto di dedicare al suo lavoro, diverranno anni, gli ultimi fino alla fine dei suoi giorni.
Supportato e costantemente accontentato dall' architetto Giancarlo Maroni, il Vittoriale venne inglobato in un ambizioso progetto realizzato a partire dal 1923, anno dell'incontro fra i due. La loro amicizia durò fino alla morte del poeta, colto da emorragia celebrale al suo scrittoio il primo marzo del 1938.
Il complesso accoglie i visitatori all'ingresso monumentale formato da due archi con in mezzo una fontana: l'occhio del visitatore corre subito sul motto d'annunziano io ho quel che ho donato, frase che, secondo Seneca attraverso Rabirio, venne presumibilmente pronunciata da Marco Antonio prima di morire. Il motto è una confessione amorevole e nostalgica che invita il visitatore a sentirsi beneficiario di quel dono che garantirà fama sempiterna al poeta.  Attraverso una leggera strada in salita, prima di arrivare alla Prioria, la casa-museo di d'Annunzio, incontriamo il Pilo del Piave sormontato da una Vittoria incatenata, mentre ad attirare la nostra attenzione è lo splendido teatro ispirato a quello di Pompei progettato da Maroni e ultimato solo nel 1953 e che è ancora sede di splendidi spettacoli all'aperto che vengono gestiti, come l'intero complesso, dalla Fondazione del Vittoriale degli Italiani.

Alla fine della salita ci accoglie la cosiddetta Piazzetta Dalmata, sulla quale si affaccia la Prioria. La facciata presenta caratteristiche tipiche di palazzi comunali e si rivela in piccolo una collezione di stemmi di casate nobiliari i quali, scorrendoli uno ad uno con gli occhi, ripresentano la potenza politica e culturale italiana a partire dal Rinascimento. All'interno la casa-museo si divide in numerose stanze che prendono il nome da oggetti che vi si trovano o dalla funzione a cui erano destinate. La stanza del Mascheraio, dove venivano fatte accomodare persone che non erano particolarmente ben viste dal poeta (si dice che persino Mussolini lo attese in questa stanza per ore!) prende il nome dall'incisione intarsiata sopra lo specchio.
Le stanze sono tutte collegate da porte e sono arredate in maniera differente. Della stanza della musica dove i soffitti sono ricoperti di tessuti in damasco nero con inserzioni in argento che raffigurano bestie feroci e che favoriscono l'acustica fanno parte due pianoforti, uno dei quali suonava l'amante di d'Annunzio, Luisa Baccara, e molti altri strumenti.
La sala del Mappamondo contiene una quantità infinita di libri dei quali 6 mila d'arte appartenuti al critico tedesco ed ex proprietario della villa. Biblioteca da far morire di invidia persino Leopardi se pensiamo che il totale dei volumi catalogati si aggira intorno ai 33 mila. Essa prende, tuttavia, il nome dal grande mappamondo del Settecento al centro della stanza. Come il quadro che raffigura il poeta prediletto da d'Annunzio, Dante Alighieri, del quale si credeva discendente, anche la stanza del Monco rimanda ai motti di un altro genio italiano, Leonardo Da Vinci. La vita di d'Annunzio era scandita in quelle stanze che ancora oggi possiamo visitare. La stanza della musica, quella della lettura, del disbrigo della corrispondenza e la sala da pranzo in cui ospitava i suoi amici più cari e dove sul tavolo aveva posizionato una copia della sua amata tartaruga Cheli, con il carapace originale, morta per aver peccato di ingordigia.
É nella stanza delle Reliquie che si assiste al sincretismo religioso: immagini di santi, statue di idoli orientali, ma anche oggetti appartenuti al poeta stesso o ai suoi amici; in particolare il volante spezzato del motoscafo di colui che perse la vita tentando di superare il record di velocità. Esso rappresenta una reliquia della sua venerata “religione del rischio”, il tentativo umano di superare i limiti imposti dalla natura.
La stanza del Lebbroso era un luogo concepito per la meditazione. In fondo alla stanza, sotto il dipinto che raffigura un lebbroso con il volto di d'Annunzio che viene curato da San Francesco, il cosiddetto letto delle due età, ricorda allo stesso tempo una bara ed una culla. La stanza è molto buia e tetra, così come molte delle altre, perchè dopo un incidente aereo il poeta era quasi cieco da un occhio e non riusciva a sopportare la luce intensa. La visita all'interno della Prioria, nome che riprende la simbologia francescana che aleggia per tutto il Vittoriale e che identifica il poeta come il Priore, non dura più di un'ora ma meraviglia, stupisce e confonde il visitatore che si trova spiazzato davanti ad uno spettacolo pieno di rimandi religiosi, allegorici e metaforici. Una volta usciti, le meraviglie da annoverare non sono ancora terminate. I giardini scendono seguendo il corso di due ruscelli fino a confluire in una vasca chiamata laghetto delle Anse e che riprende la forma di un violino. Sormonta i giardini la prua della nave Puglia, donata dalla Marina Militare Italiana nel 1923, incastrata fra le rocce che sovrastano la Prioria e rivolta verso il mare Adriatico e la Dalmazia.

A vegliare sull'enorme complesso monumentale, dall'alto, è il candido Mausoleo dove sono sepolti in arche equidistanti gli eroi che persero la vita a Fiume e quelli che furono più fedeli al vate. Dal 1953 anche l'architetto ed amico di d'Annunzio, Giancarlo Maroni, riposa all'interno del Mausoleo mentre le spoglie dell'eroe di Fiume sovrastano quelle dei suoi commilitoni, ancora una volta più in alto per sfidare il tempo, la memoria e la gloria che solo per colui che ha donato quel che ha avuto saranno eterni.
Il Vittoriale degli Italiani potrebbe essere considerato non solo un luogo dell'anima del poeta che vi spese dal 1921 il resto della sua vita ma anche un album sulla storia d' Italia a cavallo fra le due guerre mondiali. Il sito è interamente un monumento e non c'è un singolo oggetto che non abbia un significato: ogni cosa è stata pensata e studiata al dettaglio. Se siete amanti dei palazzi storici, di storie bizzarre, di bagni pieni di oggetti (solo nel bagno blu ne sono stati catalogati dodici mila!), visitate il Vittoriale degli Italiani, non verrete sicuramente delusi. Per tutti quelli che, invece, vogliono emulare il vivere inimitabile di d'Annunzio... l'aggettivo “inimitabile” dice tutto, non correrei il rischio di dover fare i conti con le pulizie a fine settimana!

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