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15/8/2016

Tutte le strade portano a Roma (o quasi) : la via Francigena

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di Lorenza Gerratana

Fin dal Medioevo esistevano strade che percorrevano molti territori dell’Europa per assicurare ai pellegrini una via fino alla meta prefissata. Una delle più famose ancora oggi è quella di Santiago di Compostela, nota meta di pellegrinaggio nella Galizia, dichiarato ‘Cammino Culturale del Consiglio d’Europa’. Anche in Italia, con la stessa dignità di quello spagnolo, esiste ed è tuttora percorribile un cammino che ai tempi di Sigerico, l’arcivescovo di Canterbury, fu descritto ampiamente intorno al Mille, quando la paura della fine del mondo investiva i cittadini d’Europa. Proprio da Canterbury la via Francigena o via Romea conduceva i pellegrini che partivano dall’Inghilterra e quelli che si univano a loro lungo la strada, sino a Roma, sede del Papato e cuore della cristianità. Sigerico stesso attraversò il cuore dell’Europa, facendo ‘un giro dell’Europa in 80 giorni’! In realtà di giorni ne impiegò esattamente 79 ma le città da lui attraversate erano 80 e ad ogni tappa si univano pellegrini. La via Francigena si snoda per un complessivo di 1800 km partendo da Canterbury e attraversando Francia, Svizzera e sette regioni italiane, Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana e Lazio per un totale di 44 tappe solo in Italia. Lungo il cammino erano presenti, e in alcuni casi possono ancora oggi essere visitati, luoghi in cui il pellegrino poteva ristorare lo spirito e il corpo per la tappa successivao. Per questa ragione molte delle strutture del cammino mostrano ancora i segni dell’arte romanica e rappresentano in sé una testimonianza viva della cultura religiosa e della spiritualità dell’uomo del Medioevo, disposto a compiere un viaggio spesso tutt’altro che sicuro per la purificazione della propria anima. Quello che fa ancora oggi il cammino lungo la via Francigena, liberare l’anima dal  monotono peso dei giorni che gravano come macigni allontanandoci dalla natura, dalla nostra essenza e dalla vera meraviglia dei paesaggi di cui più il cuore che la mente si arricchisce. Nei tempi antichi la via che conduceva a Roma non rappresentava un percorso del tutto sicuro e anche se i pellegrini non erano mai soli, poiché a loro finivano per unirsi anche intellettuali, mercanti e soldati mercenari, la via era sempre tenuta d’occhio da briganti che non raramente tendevano imboscate ai malcapitati privandoli dei loro averi. Per questa ragione non esiste un’unica via, ma fasci di vie che conducono alle stesse tappe e da cui poi proseguire, anche se non si trattava certamente di vie segrete ed il fatto che i pellegrini viaggiassero in gruppo li rendeva del tutto rintracciabili sul territorio. Essendo attraversata da mercanti, artigiani, mercenari oltre che da pellegrini, la via Francigena finì per costituirsi come strada che portava in territori del centro nord europeo e lungo la quale, prendendo lo ‘svincolo’ desiderato si poteva accedere in altri territori fino a giungere in Inghilterra, praticamente a qualche centinaio di chilometri da Londra, già centro economico e politico più importante.
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Il percorso della Via Francigena da Canterbury a Roma
La storia della via Francigena o Francesca in Italia appare ancora più curiosa e complessa. Il percorso, infatti, si snoda lungo il Piemonte e la Liguria, saltando sapientemente il cuore dell’Emilia Romagna e la sua pianura. La via Francigena in Italia rappresentava infatti una via sicura per i Longobardi che ne facevano uso per difendere anche i loro territori aldilà dell’Appennino.  Proprio  perquesto venne prevista anche una tappa a Pavia, capitale del regno Longobardo, ma il percorso non si insinuò mai pienamente nei territori centrali dell’ Emilia Romagna, soggetti all’influenza dei nemici Bizantini. Con la supremazia dei Franchi e Carlo Magno il cammino venne ulteriormente accresciuto e rinforzato. Con l’intensificarsi di strade e percorsi, esso si configurò come un’area di strade, tutte Francigene ma probabilmente con funzioni diverse. I punti d’accesso in Italia non erano rappresentati solo dal Piccolo e dal Gran San Bernardo, ma anche dal Monginevro e dal Moncenisio, uno dei più frequentati per la presenza dell’abbazia di Novalesa e della Sacra di San Michele dove, come si legge dal manzoniano Adelchi, Carlo Magno arrestò l’esercito del figlio di Desiderio, re dei Longobardi. Da Pavia, il percorso rammenta fra le tappe Piacenza e Fidenza per arrampicarsi sugli Appennini toccando Fornovo e Berceto. La via toccava anche fasce costiere, come nel caso della città di Pietrasanta, ma in seguito agli attacchi dei pirati, si svilupparono tappe più sicure come quelle di Camaiore, Lucca e Altopascio. Superando la Val d’Elsa e Siena, dove innestandosi per un tratto sulla Cassia, attraversavano Viterbo e Sutri, già territorio della Chiesa dopo la donazione di Liutprando al papa Gregorio II del 728, i pellegrini preferivano poi allontanarsi dalle aree considerate malsane della via Cassia, arrivando al piazzale di San Pietro dal lato destro, detto per questo Ruga Francisca, “la strada dei Francesi”. Quella dell’arcivescovo Sigerico non è l’unica testimonianza della via Francigena; intorno al 1154 un altro religioso, l’irlandese e monaco benedettino Nikulás da Munkaþverá completò un pellegrinaggio lungo una via sostanzialmente non diversa da quella dell’arcivescovo inglese, ma dopo aver raggiunto Roma, proseguì sull’Appia Traiana per imbarcarsi dai porti pugliesi fino in Terra Santa. Proprio per questa ragione c’è chi parla di via Francigena, o meglio di via Sacra Longobardorum del Sud. Essa aveva come tappa intermedia anche la Basilica Minore di San Michele nel Gargano in provincia di Foggia, dove lungo la scalinata che porta alla grotta i pellegrini hanno lasciato le proprie ‘firme’, spesso una croce o il simbolo di essa, un semplice T, tau in greco, o preghiere di estremo interesse per l’ambito della linguistica storica e l’evoluzione della lingua latina. La basilica di San Michele non rappresenta, tuttavia, solo una tappa della via Sacra nella Longobardia Minore, ma si innesta anche in un sistema di santuari ‘gemellati’: in Val di Susa si trova la Sacra di San Michele e quella di Mont-Saint-Michel in Normandia. I tre santuari si trovano tutti ad una distanza di circa 770-790 chilometri l’uno dall’altro e se si traccia una linea retta che parte dalla Normandia, essa attraversa sia il santuario in Val di Susa che quello del Gargano per arrivare direttamente a Gerusalemme, la Terra Santa. Se credete alla coincidenze, questo luogo resta sempre uno dei più interessanti da visitare e tanto la via Francigena a nord, quanto la via Sacra a sud, rappresentano delle vie piene di paesaggi incantevoli ma raffigurano trasversalmente anche la religiosità che vincola indissolubilmente il nostro paese alla storia della città Eterna e Santa, meta di pellegrinaggi e simbolo della cristianità. Se, però, credete che ci sia un significato nascosto, un mistero da scoprire, nella retta che dalla Normandia porta direttamente alla Terra Santa, un modo per confermare la propria ipotesi è proprio abbandonarsi alla magia della via Francigena che, oltre a guidare il vostro corpo da un capo all’altro dell’Europa, si mostrerà un valido mezzo per discernere gli angoli della vostra anima da cima a fondo.
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Il percorso della Via Francigena dall'Irlanda a Gerusalemme
 Immagini tratte da:

-Immagine 1 da www.easyroomviterbo.it
-Immagine 2 da www.trevisoeasy.it


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